martedì 4 aprile 2017

Anche i pastori e i bracconieri sognano l’Africa


Fonte: La Tribuna

TREVISO. «E’ terribile, da giorni siamo sotto attacco, ora siamo protette dall’esercito, ma non è mica finita». Kuki Gallmann, la scrittrice trevigiana figlia di Cino Boccazzi, parla dal cuore della sua tenuta di Laikipia, nel nord del Kenya, non distante dalla Rift Valley. Le hanno bruciato il resort Mukutan, dove accoglie i turisti – non c’era nessuno, per fortuna – e hanno sparato tre colpi di Ak47, contro la figlia Sveva, miracolosamente illesa, dopo aver circondato le tenuta». La nipote di Cino, 37 anni, era corsa a casa, dalla bambinaia, per proteggere la figlia Kaya Octavia, che ha solo nove mesi». «Non l’hanno colpita, per fortuna», aggiunge Kuki, «e adesso siamo qui, impossibilitate a muoverci». La tenuta è il grande sogno africano realizzato da Kuki nel 1973, assieme al marito Paolo, scomparso tragicamente nel 1980 in un incidente stradale mentre andava a prendere la culla fatta appositamente per la figlia Sveva. È sempre stata un’oasi di natura e di rispetto per l’ambiente, di civiltà e di sviluppo compatibile, in una delle aree simbolo del continente, ma in questi giorni è diventata un bunker.



Gallmann Memorial Foundation, si chiama, in onore del marito. Lì nel 1982 si è consumata un’altra tragedia familiare, la prematura morte del figlio Emanuele, a soli 17 anni, per il morso di un serpente. Ma l’amore per l’Africa – assolutamente totale, come quello di un’altra donna, Karen Blixen – è stato più forte dei lutti e del dolore. Non a caso, ha scelto di restare al suo fianco Sveva, chiamata dai locali Kainda Kawera Makena. Kuki ha creato un incontro di civiltà, una rara enclave di progresso nel rispetto dell’Africa e della sua anima più profonda. E a questa impresa ha dato voce e volto Kim Basinger, nel film «Sognando l’Africa» tratto dal libro della trevigiana. Ma adesso è lo scenario di attentati e di morte. Sono trenta le vittime in quella parte del Kenya, negli attacchi e nei raid delle bande di pastori e bracconieri, esponenti della tribù dei Pokot, che vogliono controllare la tenuta di 400 chilometri quadrati, dare nuovi pascoli alle bestie assetate e avere mano libera con elefanti e rinoceronti, per la cui difesa Kuki e la figlia Sveva sono diventate simboli mondiali dell’ambientalismo.

«Qui c’è l’acqua, è tutto curato: il frutto del nostro lavoro di tanti anni, nel rispetto dell’ambiente. E non cederemo di un metro», ribadisce Kuki «amiamo questo paese, ci sentiamo parte del Kenya, qui resteremo, non ci muoviamo. Avevo 29 anni, quando ho deciso di fermami qui, questo paese e questa gente mi sono entrare nel sangue. Non sono mai tornata in Italia. E colgo l’occasione per mandare un abbraccio e un saluto a tutte le amiche e gli amici di Treviso». Viene in mente Einstein, quando profetizzava che le guerre del futuro sarebbero state per l’acqua. Nemmeno sullo sfondo, le carestie, i pastori che dettano legge con le armi, gli scarsi mezzi della Croce Rossa per fronteggiare l’ emergenza».

Kuki ha già subito attacchi, in passato, ma mai come questo, il segno di un’escalation che ha innescato anche la reazione del governo, che ha inviato subito l’esercito a proteggere la grande famiglia di origini trevigiane e la tenuta, e i 250 dipendenti. Molto più di una comunità. «Non si possono permettere un caso Gallmann, per quello hanno subito inviato uomini, quasi in...diretta. Forse avrebbero dovuto muoversi prima, qui ci sono anche i politici locali che sobillano i pastori a prendersi le terre con l’erba, perché c’è l’acqua», continua. La fama della scrittrice trevigiana è tale che la notizia dell’attacco è subito rimbalzata su tutti i principali siti internazionali di protezione ambientale: sono nel mirino, ora, Kuki, Sveva e la piccola Kaia Octavia, soprannominata Nashipae, colei che porta la fortuna e la felicità»


In Italia sono ore di apprensione per la sorella di Kuki, Barbara, docente universitaria di storia dell’arte che oggi vive a Trieste, dove ha insegnato per tantissimi anni. «Mi ha inviato un messaggio per raccontarmi quello che è successo e per rassicurarmi sulle condizioni di tutt’e tre», racconta, «ma ancora non sono riuscita a sentirla. Ha scritto che è stato terribile e se lo scrive lei dev’essere stato davvero così. Ma so anche che lei da lì non si muove, quella è la sua vita, lì ha deciso tantissimi anni fa di restare».

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