Anche l’anno scorso avevo notato che, di fronte al supermercato
Score, c’era un negozietto di statuette in legno raffiguranti
mostri, figure umane e altri idoli di tipo zoomorfo. Volendo fare un
regalo a mia figlia, qualcosa di caratteristico del Madagascar, mi
sono deciso ad entrare per vedere cosa c’è d’interessante, che
possa entrare in una valigia. Di primo acchito, ho notato che ci sono
due tipi di statuette, quelle nuove, lucide, di color marrone e
quelle vecchie, grigie e dalla superficie ruvida. Ci sono anche gli
“alo alo”, paletti totemici che vengono posti sulle tombe dei
Mahafaly e che dovrebbero raccontare la storia del defunto ivi
sepolto. Avvicinarsi alle tombe, collocate in mezzo alla brousse, è
vietato per un vazaha, ma credo anche per chiunque non faccia parte
della famiglia del defunto. Se un vazaha si avvicina, nella mentalità
dei malgasci, non è per fare una foto alla tomba, ma per rubare le
ossa, malinteso che potrebbe dare luogo anche a un linciaggio
dell’incauto straniero, indi per cui io non l’ho mai fatto e mi
sono sempre ben guardato dal farlo.
Per tale ragione, ipotizzando che in aeroporto qualche funzionario
in vena di fare “vazaha-profit” mi voglia accusare di aver
depredato una tomba, ho chiesto al titolare del negozio, il signor
Eugene Francois, se rilascia un certificato di garanzia, sempre che
il funzionario in oggetto, in vena di approfittare del vazaha,
ritenga valido un pezzo di carta intestata, con tanto di timbro e
firma. Naturalmente, il signor Francois rilascia tutti i certificati
possibili e immaginabili, pur di vendere le sue statuette. Per il
momento, ho preferito soprassedere, ma siccome l’occhio mi era
caduto su un bel corindone rubino grezzo, del peso approssimativo di
due etti, alto 5 centimetri e largo 6, ho chiesto al padrone del
negozio quanto domandava. 150.000 ariary (42 euro) è stata la
risposta. Aspetta, so io come fregarti, ho pensato tra me e me.
Dopo qualche giorno, ho mandato Tina. Le ho dato istruzioni
spiegandole su quale mensola lo avrebbe trovato e lei si è portata
via tre pezzi, il grande, che interessava a me, il medio e il
piccolino, di cui evidentemente il signor Francois non vedeva l’ora
di liberarsi. In totale Tina gli ha dato 100.000 ariary (28 euro) e
io non credo di averlo fregato, dopo tutto, ma di aver pagato il
giusto. Mi tocca fare così tutte le volte che voglio comprare
qualcosa e anche quando facciamo la spesa, me presente, bisogna fare
i salti mortali, cioè discussioni sopra discussioni. Per fortuna,
mia moglie è tenace come un mastino. E non si lascia intimidire.
Il corindone che, munito del lasciapassare governativo, porterò
in Italia per la mia collezione di minerali, è accompagnato da altri
due più piccoli, come si conviene in caso di immigrazione. Non
vorrei mai che qualcuno mi accusasse di essere uno sfascia famiglie.
Sulla fattura, di comune accordo, è stato registrato il prezzo di
10.000 ariary, per far credere ai funzionari del ministero delle
miniere (come se fossero degli sprovveduti) che l’oggetto non è
prezioso. Lo facciamo tutte le volte, il trucco di ridurre il prezzo,
ma non so se serve realmente a qualcosa. E per quanto riguarda il
regalo per mia figlia, l’oggetto portafortuna caratteristico del
Madagascar deve ancora trovare la sua realizzazione. Per ora, sto
vagliando varie ipotesi. Sto accumulando idee.
Nessun commento:
Posta un commento