sabato 10 marzo 2018

Il miraggio del reddito di cittadinanza


Testo di Paolo Sensini


«Se rifiuti per 3 volte i lavori che ti vengono offerti sei fuori dal reddito di cittadinanza», questo lo slogan ripetuto a nastro dal presidente del consiglio in pectore Luigi Di Maio. Ma in un paese in cui sono censiti circa 3 milioni di disoccupati, e si parla solo di quelli ufficiali perché in realtà le cifre sono molto più alte, come fa un partito politico guidato da ex disoccupati a trovare almeno 9 milioni di posti di lavoro da offrire a chi cerca un'occupazione? Ma poi a tale quadro immaginifico va aggiunto un ulteriore elemento: le offerte lavorative che vengono via via proposte dai Centri per l'impiego statali devono essere «congrue», vale a dire compatibili con la tua storia lavorativa. 


In altre parole se prendi il reddito di cittadinanza e ti offrono 3 (tre!) posti di lavoro che però non sono sotto casa, non ritieni attinenti ai tuoi interessi, e non ti offrono abbastanza soldi, puoi considerarle «non congrue» e quindi continuare a percepire serenamente il sussidio pubblico. Unico limite previsto: dopo un anno non si può più storcere il naso, sempre che siano arrivate tre offerte di lavoro in dodici mesi, una miraggio in Italia. Pensare poi che una questione delicata come l'allocazione del lavoro venga gestita dal carrozzone burocratico più sgangherato e inefficiente al mondo, è un film di pura fantascienza. Una film onirico su cui però, al netto del voto di protesta che si è manifestato soprattutto nel Sud della penisola, il partito dei 5 stelle ha edificato la sua straordinaria affermazione elettorale. L'Italia è un paese da anni ormai sul ciglio del precipizio, con questa trovata elettorale i pentastellati si accingono a dargli il calcio in culo che lo farà precipitare dentro.

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