Cronaca di una caccia mancata

E’ possibile scrivere il resoconto di una caccia fotografica dal capanno senza aver nulla da dire? Ovvero, senza aver scattato nemmeno una foto? Secondo me sì, perché se non altro si può chiarire qual è lo stato dell’arte, ovvero cosa sta succedendo nel nostro territorio una volta usciti al di fuori del confine immaginario della cosiddetta Civiltà. Come stanno gli animali selvatici, nei luoghi dove l’uomo non è di casa? Ci sono molte cose da dire in proposito e ai naturalisti, ma anche a quelli che vorrebbero diventare tali, la descrizione della realtà da me vissuta stamattina presenta senz’altro qualche elemento d’interesse. Cominciamo quindi col dire che mi trovavo nell’area golenale del Tagliamento, tra Biauzzo e Camino. Per una volta tanto, mi sono posizionato lontano dall'acqua, cioè in mezzo alla boscaglia.  Come tutte le domeniche, sulle capezzagne all’interno di tale area, sono passati sia i ciclocrossisti che i motocrossisti, i quali ultimi rappresentano un modo grossolano di rapportarsi con la natura, che invece richiede rispettoso silenzio. Voci umane in lontananza recavano disturbo alle mie orecchie, mentre spiavo dall’interno del capanno di tela, in quello che per me è il sacro tempio della Natura. Ma questo è un aspetto connotativo di scarsa rilevanza, poiché gli esseri umani vocianti li si trova dappertutto ed è fenomeno inevitabile. Nessuno, comunque, si è avvicinato al mio capanno. Almeno quello! Vogliamo aggiungere le detonazioni provenienti dalla sponda pordenonese? Quelle le sento sia nei festivi che nei feriali e immagino che si tratti di cannoni ad aria atti a spaventare le cornacchie. A volte li usano nei pressi degli allevamenti ittici e sono anni che li sento, sempre provenienti dalla zona di San Vito al Tagliamento. E passiamo agli avvistamenti. 

Purtroppo, Uberto, il mio allocco imbalsamato che avrebbe dovuto attirare gli uccellini, non ha funzionato. Non è stato calcolato da nessuno. Io avevo posizionato il cavalletto con il teleobiettivo sul davanti del capanno, in direzione dello zimbello, ma prima un pigliamosche e, poi, una coppia di codirossi, si sono presentati sul retro del capanno e quando li ho visti ho preferito rimanere fermo immobile, giacché se avessi provato a spostare la macchina fotografica, li avrei fatti scappare. Poi l’ho fatto, dopo che si erano eclissati, ma non è servito perché non si sono più fatti vedere. Una cinciallegra, un paio di codibugnoli e due gazze lontane, completano il quadro degli avvistamenti, mentre la colonna sonora, nell’aria calda che si approssimava al mezzogiorno, era costituita dagli instancabili usignoli e, in due occasioni diverse, si è sentito il canto ritmato, lontano, dell’upupa. I gruccioni, spensierati e altissimi, non hanno smesso un momento di cantare, facendo le loro esibizioni aeree in cerca di imenotteri. L’unico avvistamento degno di nota è stato un ramarro, a un paio di metri da me e, poco dopo, mentre già stavo sbaraccando, una lucertola campestre. Chi volesse osservare queste due specie, è al Tagliamento che deve andare. Ma per loro non c’è bisogno del capanno. Basta sedersi, con addosso indumenti mimetici, ed aspettare.