mercoledì 3 maggio 2023

Forse risolto un antico mistero


Fonte: Montagna

Ha un sapore dolce amaro la più recente notizia a tema Yeti che arriva dal Nepal. Una di quelle risposte scientifiche a misteri di lunga durata che la parte più fantasiosa e infantile della nostra mente fatica ad accettare. Lo Yeti in quanto Uomo delle Nevi non esiste. Non sarebbe altro che un orso. La teoria non è nuova, l’ipotesi che dietro l’Abominevole si celasse un plantigrado è stata infatti avanzata negli anni passati, a seguito di studi genetici effettuati su una serie di reperti attribuiti al misterioso essere su due zampe, ma adesso si dispone di una prima prova fotografica a sostegno di tale tesi.



Le analisi genetiche svolte su campioni di presunto Yeti hanno condotto in un primo momento a identificare una “parentela” con gli antichi orsi polari. Informazione che ha portato i genetisti a ipotizzare che l’Uomo delle Nevi fosse un orso afferente a una specie sconosciuta, forse un ibrido. Un po’ di mistero dunque è rimasto nell’aria. Ma successivi studi hanno confutato tale ipotesi, rivelando che il DNA contenuto in molteplici reperti attribuiti al famigerato Yeti appartenessero in realtà a varie specie e sottospecie di orso già note: orso bruno himalayano (Ursus arctos isabellinus), orso bruno tibetano (Ursus arctos pruinosus), orso bruno dell’Eurasia (Ursus arctos arctos) e orso nero asiatico (Ursus thibetanus). 


Uno studio di recente pubblicazione sulla rivista scientifica Journal of threatened taxa (“First camera-trap confirmation of Tibetan Brown Bear Ursus arctos pruinosus Blyth, 1854 (Mammalia: Carnivora: Ursidae) with a review of its distribution and status in Nepal”), a cura del ricercatore del National Trust for Nature Conservation (NTNC), ente nepalese semi-governativo, Madhu Chetri, fornisce una conferma fotografica a sostegno dell’ipotesi orso. Nello specifico, l’esemplare avvistato in un sito di presunto passaggio dello Yeti sarebbe un raro orso bruno tibetano (Ursus arctos pruinosus).


Le ricerche di Madhu Chetri hanno preso il loro avvio 20 anni fa, nel 2002, quando, inviato dalla NTNC nella regione del Mustang, nel Nord del Nepal, ha avuto modo di raccogliere testimonianze sullo Yeti (nella zona noto come Mithe) tra gli abitanti dei villaggi. Questi, oltre a consegnargli dei campioni di pelo, lo hanno accompagnato a visionare delle impronte strane (senza tallone) e delle buche profonde oltre 2 metri scavate da un misterioso animale a caccia di marmotte himalayane. Hanno inoltre riferito di aver avvistato, al pascolo con le proprie mandrie, degli esseri alti quanto due uomini, che camminavano su due zampe.



Particolari che hanno portato l’esperto a ipotizzare che si potesse trattare di orso bruno tibetano, noto anche come orso blu tibetano, una sottospecie di orso bruno che vive nell’altopiano tibetano orientale, che predilige tra le sue prede le marmotte himalayane ed è solito acquisire una postura particolare, bipede, quando avvista qualcosa di interessante. In Nepal è nota la presenza di una piccola popolazione di orsi bruni, ma non sono mai stati realizzati studi approfonditi per comprendere quali sottospecie vaghino tra le vette del Paese. Si stima che ne siano presenti sul territorio poche decine di esemplari, a forte rischio di estinzione per una serie di minacce, quali bracconaggio, perdita di habitat dovuta all’espansione degli insediamenti umani, pascolo eccessivo, riduzione delle prede e consanguineità.



Il dottor Chetri si è dunque messo di impegno per cercare delle prove a sostegno della sua tesi ed è riuscito ad avvistare un primo plantigrado nel 2007, montando una telecamera su un cannocchiale per cercare di registrarne il movimento. Era chiaro che si trattasse di un orso bruno, con alta probabilità di un orso tibetano, caratterizzato da un collare giallastro, a mo’ di sciarpa. L’illuminazione era scarsa e la qualità del video è risultata troppo bassa per utilizzi a scopo scientifico. Nel 2013 è arrivato però a catturarne una immagine inconfutabile tramite posizionamento di una fototrappola in un sito riferito dai locali come punto di passaggio dello Yeti. Sono stati necessari 35 giorni di attesa prima di immortalare l’animale misterioso. Sono trascorsi quasi 10 anni da quel momento e finalmente si è giunti a una pubblicazione scientifica ufficiale sul lavoro svolto da Chetri in Mustang (nel mentre il ricercatore ha dovuto infatti portare a termine un altrettanto interessante dottorato sui leopardi delle nevi).


Al di là di “risolvere” il mistero dello Yeti, le immagini fornite dalla fototrappola rappresentano una conferma importante della presenza dell’orso bruno tibetano in Nepal“Identificare le specie e le sottospecie di animali che si trovano nel Paese è il primo passo verso la loro conservazione, e quel primo passo è stato compiuto per l’orso bruno tibetano in Nepal – il pensiero di Madhu Chetri condiviso con la redazione di Mongabay  .Tuttavia, dobbiamo ancora scoprire se i loro cugini, gli orsi bruni himalayani, quelli senza la sciarpa gialla, e che si trovano nell’India nord-occidentale, sono presenti anche in Nepal”.

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