sabato 6 maggio 2023

La faina affamata e altri racconti


Qui nella mia zona è pieno di altane, ovvero postazioni in legno alte dai due ai quattro metri, usate dai cacciatori per sparare ai caprioli. Deduco che sparino ai caprioli, poi venduti ai ristoranti, perché da me non ci sono cinghiali, ma altrove, non molto lontano di qui, sparano ai cinghiali con proiettili che hanno una gittata di 2 Km e, per tale ragione, devono sparare dall’alto verso il basso. Solo ieri ho saputo che adesso, in primavera, mentre gli animali sono impegnati a riprodursi, i cacciatori sparano ai cinghiali. Caccia tutto l’anno, quindi. Passano la notte tra il sabato e la domenica dormendo all’interno dell’altana, così da essere pronti, al mattino presto, a sparare a quelle povere bestie. Alcuni, come esca, usano un bidone pieno di mais, tenuto sospeso a qualche ramo e con dei fori ai lati nella parte bassa, affinché l’odore del granoturco si espanda all’esterno e attiri i suini selvatici. Quando capita, tra un cinghiale e l’altro, sparano anche alle volpi, ma non perché considerate nocive come nei tempi passati, bensì per portare i cadaveri all’istituto zooprofilattico più vicino.



Al ragazzo che ieri mi ha raccontato ciò, ho spiegato che della rabbia silvestre si parla da almeno mezzo secolo e si potrebbe anche smettere di ammazzare le volpi, perché secondo me è diventata endemica, sempre che il virus della rabbia circoli ancora. Lui, che ha il padre della sua morosa cacciatore in quel di Turrida, ha replicato che recentemente su dieci volpi abbattute (loro non dicono mai ammazzate) quattro erano rabide. Ma io resto del parere che quei poveri canidi primitivi vengano appositamente ammazzati per dar da lavorare ai tecnici del laboratorio, altrimenti rimarrebbero disoccupati. Circa il presente video, non vi anticipo nulla, ma io l’ho trovato bello. Godetevelo pure voi!


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