Era il 24 giugno scorso. Sono passati più di due mesi da quando è successo il fattaccio ma solo stanotte ho avuto il coraggio di aprire le due uova di lucertola per esaminarne il contenuto. Per fortuna, vi ho trovato solo i residui del rosso d’uovo, come quando si fanno le uova di gallina bollite, e non gli embrioni di lucertola che mi immaginavo. Questo rende meno dolorosa la mia colpa: non ho ucciso due piccoli sauri che stavano per uscire dalle uova, ma solo gli ammassi giallognoli del sacco vitellino.
La mia sbadataggine, che causò la loro disidratazione, fu dovuta al fatto che misi le uova su un davanzale rivolto a sud, con solo un ammasso d’erbe e un fazzoletto di tela a protezione dei raggi solari, anziché i 15 centimetri di terra come natura aveva predisposto. La terra, riscaldandosi, funge non solo da protezione dai raggi del sole, ma anche da incubatrice. Quando confessai la mia disavventura, ricevetti critiche sia su Facebook, sia sul blog, e in quest’ultimo caso da un utente che si firmava Gigi e a cui risposi con moderazione e rispetto, per poi scoprire, nelle settimane seguenti, che si trattava di una specie di Troll, se non altro perché traeva le sue soddisfazioni unicamente nel criticarmi, tanto che alla fine dovetti bannarlo poiché portatore di energie negative, ovvero di cattive vibrazioni. Di tali persone se ne fa veramente a meno.
Ponendo in relazione il male da me causato, e del quale ho fatto ampia confessione di colpa, con il restante male che nel mondo viene fatto agli animali, si capisce che c’è una grande sproporzione e le critiche di quell’utente finiscono per diventare stucchevoli ed esagerate. Ora che con una forbicina ho constatato gli esiti del mio errore, posso voltare pagina, lasciarmi alle spalle un incidente di percorso e, possibilmente, anche perdonarmi. O devo continuare a fustigarmi finché morte non sopraggiunga?
Nessun commento:
Posta un commento