Testo di Marco
Carlevaro
Belle parole. Fanno intendere quello che la maggior parte di noi umani (spero) abbiamo nel cuore quale speranza e/o aspettativa di vita. Ma sarà poi vero? In Madagascar non credo. Per aiutarvi a capire cosa intendo è meglio che faccia una piccola premessa.
Nel XVIII secolo venne
collocata, quale capitale del Madagascar, la città di Antananarivo.
All'epoca regnava Radama I che strinse accordi strategici con gli
inglesi, ottenendone l'appoggio militare ed economico in cambio di
una serie di favori volti a ostacolare la presenza francese nella
zona. Nel 1885, nel contesto della spartizione coloniale dell'Africa,
gli inglesi rinunciarono a qualsiasi pretesa nei confronti del
Madagascar, lasciando il campo libero ai francesi. Nel 1885 al
termine della prima spedizione francese in Madagascar la Francia
dichiarò il Madagascar un proprio protettorato. Durante la seconda
guerra mondiale, truppe malgasce combatterono in Francia, Siria e
Marocco. Nel 1942 l'isola fu invasa dai britannici, i quali, dopo la
firma dell'armistizio, garantirono il mantenimento della sovranità
francese sull'intera isola, affidandone l'amministrazione al generale
della Francia Libera Paul Legentilhomme. Nel 1947, una rivolta
indipendentista tenne impegnate per molti mesi le forze francesi. La
rivolta fu stroncata brutalmente, si parla di 60.000-100.000 morti,
ma nei primi anni cinquanta la Francia diede inizio a una serie di
riforme che consentirono al Madagascar una transizione verso
l'indipendenza. Il 14 ottobre 1958 nacque ufficialmente la Repubblica
del Madagascar nell'ambito della Communauté Française. Il 26 giugno
1960 finalmente il Madagascar divenne indipendente, con Philibert
Tsiranana come primo presidente.
Bene. Terminata questa
piccola, ma doverosa, premessa arriviamo ai nostri giorni.
In Madagascar tutte le
pratiche relative a visti turistici, di studio, cure mediche,
rincongiungimenti famigliari, ecc. ecc. per quanto riguarda una buona
parte di paesi europei, dei paesi africani rappresentati dalla
Francia di alcuni Dipartimenti d'oltremare vengono gestite
(indovinate un po?) dall'Ambasciata francese sita in Antananarivo la
quale tiene in pugno buona parte della popolazione malgascia per
quanto riguarda questi aspetti.
Tale Ambasciata, sul suo sito, offre informazioni
dettagliate su come poter ottenere visti di breve e lunga durata
facendo credere, così, che qualsiasi cittadino in possesso dei
requisiti e della documentazione necessaria è libero di sfruttare
queste possibilità. La lista dei documenti
da presentare è lunga e costosa e richiede da parte del cittadino
malgascio la produzione di documenti anagrafici, autocertificazioni
attestanti la sua volontà di rientro in patria una volta scaduto il
periodo del visto, fidejussioni bancarie, assicurazioni sanitarie,
fattura dell'avvenuto pagamento dell'albergo, biglietto aereo di
andata e ritorno. E se il cittadino ha
un lavoro in Madagascar? Deve presentare un documento certificante
che il datore di lavoro approva il suo temporaneo spostamento, buste
paga, ammontare del conto in banca, eventuali atti di proprietà di
appartamenti, automobili ecc.
E se questo cittadino
si vuole recare all'estero ospite di qualche amico/parente? il n'y a
pas de problèmes (non ci sono problemi). Si innesca a questo punto
lo stesso procedimento anche per l'ospitante arricchendo così la già
cospicua documentazione. Oltre ai documenti anagrafici, l'ospitante,
dovrà documentare anche la sua situazione economica, dovrà
dimostrare che l'immobile ove verrà ospitato l'amico/parente è
idoneo all'uopo, dovrà fornire documentazione inerente la sua
situazione lavorativa, le ultime bollette di luce, telefono o del
contratto di affitto dell'appartamento (o, se di proprietà,
ovviamente l'atto di compravendita), il suo CUD o la sua iscrizione
all'albo dei professionisti con relativo estratto conto recente e
l'immancabile autocertificazione attestante che il cittadino
malgascio ritornerà al suo paese d'origine una volta espiata la
durata del visto.
Il tutto autenticato e
legalizzato. Questi documenti inoltre dovranno essere forniti in
originale quindi sarà necessaria una spedizione tramite corriere in
Madagascar. A questo punto sarà
necessario un appuntamento presso gli uffici preposti in Ambasciata
e, dopo il versamento di un'imposta (203.000 Ariary circa 65 euro che
per la maggior parte dei malgasci sono una "cifra") e con
la montagna di documenti prodotti, il cittadino malgascio si recherà
negli uffici dove verrà "intervistato" e dopo qualche
giorno riceverà l'esito da parte dell'Autorità francese. Che problema c'é?
Tutta la documentazione richiesta è stata prodotta. Tutta la
documentazione risponde a quanto richiesto. Risultato?
"Votre volonté
de quitter le territoire des Etas membres avant l'expiration du visa
n'à pas pu etre établie - Visa a refusé" - Non è stato
possibile stabilire la vostra volontà di lasciare il territorio
degli Stati membri terminata la durata del visto. Mi risulta che la
quasi totalità delle domande di questo tipo da parte di cittadini
malgasci vengano rifiutate con questa motivazione che (mio parere)
non ha senso: oltre a tutta la documentazione vengono richieste,
quali prove attestanti questa volontà, delle autocertificazioni: per
quale motivo non sono da ritenersi valide? Può esistere un documento
da poter produrre per garantire questa volontà? Penso proprio di no. L'autocertificazione è
uno strumento usato in tutto il mondo. Perchè in Madagascar non
viene considerato nonostante sia la stessa Ambasciata francese a
richiederlo? Trovo che sia un controsenso bello e buono.
Il cittadino malgascio
a questo punto ha ancora una possibilità: contestare questa
motivazione facendo un ricorso. I tempi per ottenerlo sono
inevitabilmente lunghi e costosi: sarà necessario un legale che lo
rappresenti e quasi sicuramente il risultato non cambierà. Capisco che i francesi
vogliano contrastare in qualche modo il fenomeno dell'immigrazione
verso il loro Paese essendo i malgasci francofoni; capisco altresì
che buona parte di coloro che ottengono un qualche tipo di visto che
gli consenta di espatriare non facciano più ritorno in patria ma
così facendo finiscono penalizzati tutti, anche quelli che sono in
buonafede.
Credo che questo
comportamento da parte delle Autorità francesi sia lesivo dei
diritti fondamentali di libertà, uguaglianza e fraternità tanto
decantati. Una soluzione potrebbe
essere: quando il periodo del visto è terminato il cittadino
malgascio deve presentarsi, entro un determinato periodo di tempo
stabilito, presso l'Ambasciata francese per poter consentire il
controllo dell'effettivo avvenuto ritorno. In caso contrario
l'Ambasciata francese è già in possesso di una montagna di dati
relativi al viaggio del cittadino malgascio. Dati che consentirebbero
di rintracciare questa persona e quindi rimpatriarla forzatamente con
tutte le conseguenze del caso. D'accordo, tutto questo ha sicuramente
dei costi ma così facendo si potrebbero veramente tutelare tutte
quelle persone che vogliono vivere nella legalità. Ma credo che
tutto sia mera utopia considerato che "è meglio che cose
restino come sono" mantenendo la maggior parte dei malgasci "in
prigione" nel loro paese fottendosene dei sani principi di
Liberté, Égalité, Fraternité.
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