sabato 7 febbraio 2015

Neocolonialismo burocratico




Testo di  Marco Carlevaro

Belle parole. Fanno intendere quello che la maggior parte di noi umani (spero) abbiamo nel cuore quale speranza e/o aspettativa di vita. Ma sarà poi vero? In Madagascar non credo. Per aiutarvi a capire cosa intendo è meglio che faccia una piccola premessa.

 
Nel XVIII secolo venne collocata, quale capitale del Madagascar, la città di Antananarivo. All'epoca regnava Radama I che strinse accordi strategici con gli inglesi, ottenendone l'appoggio militare ed economico in cambio di una serie di favori volti a ostacolare la presenza francese nella zona. Nel 1885, nel contesto della spartizione coloniale dell'Africa, gli inglesi rinunciarono a qualsiasi pretesa nei confronti del Madagascar, lasciando il campo libero ai francesi. Nel 1885 al termine della prima spedizione francese in Madagascar la Francia dichiarò il Madagascar un proprio protettorato. Durante la seconda guerra mondiale, truppe malgasce combatterono in Francia, Siria e Marocco. Nel 1942 l'isola fu invasa dai britannici, i quali, dopo la firma dell'armistizio, garantirono il mantenimento della sovranità francese sull'intera isola, affidandone l'amministrazione al generale della Francia Libera Paul Legentilhomme. Nel 1947, una rivolta indipendentista tenne impegnate per molti mesi le forze francesi. La rivolta fu stroncata brutalmente, si parla di 60.000-100.000 morti, ma nei primi anni cinquanta la Francia diede inizio a una serie di riforme che consentirono al Madagascar una transizione verso l'indipendenza. Il 14 ottobre 1958 nacque ufficialmente la Repubblica del Madagascar nell'ambito della Communauté Française. Il 26 giugno 1960 finalmente il Madagascar divenne indipendente, con Philibert Tsiranana come primo presidente.

Bene. Terminata questa piccola, ma doverosa, premessa arriviamo ai nostri giorni.
In Madagascar tutte le pratiche relative a visti turistici, di studio, cure mediche, rincongiungimenti famigliari, ecc. ecc. per quanto riguarda una buona parte di paesi europei, dei paesi africani rappresentati dalla Francia di alcuni Dipartimenti d'oltremare vengono gestite (indovinate un po?) dall'Ambasciata francese sita in Antananarivo la quale tiene in pugno buona parte della popolazione malgascia per quanto riguarda questi aspetti.
Tale Ambasciata, sul suo sito, offre informazioni dettagliate su come poter ottenere visti di breve e lunga durata facendo credere, così, che qualsiasi cittadino in possesso dei requisiti e della documentazione necessaria è libero di sfruttare queste possibilità. La lista dei documenti da presentare è lunga e costosa e richiede da parte del cittadino malgascio la produzione di documenti anagrafici, autocertificazioni attestanti la sua volontà di rientro in patria una volta scaduto il periodo del visto, fidejussioni bancarie, assicurazioni sanitarie, fattura dell'avvenuto pagamento dell'albergo, biglietto aereo di andata e ritorno. E se il cittadino ha un lavoro in Madagascar? Deve presentare un documento certificante che il datore di lavoro approva il suo temporaneo spostamento, buste paga, ammontare del conto in banca, eventuali atti di proprietà di appartamenti, automobili ecc.

E se questo cittadino si vuole recare all'estero ospite di qualche amico/parente? il n'y a pas de problèmes (non ci sono problemi). Si innesca a questo punto lo stesso procedimento anche per l'ospitante arricchendo così la già cospicua documentazione. Oltre ai documenti anagrafici, l'ospitante, dovrà documentare anche la sua situazione economica, dovrà dimostrare che l'immobile ove verrà ospitato l'amico/parente è idoneo all'uopo, dovrà fornire documentazione inerente la sua situazione lavorativa, le ultime bollette di luce, telefono o del contratto di affitto dell'appartamento (o, se di proprietà, ovviamente l'atto di compravendita), il suo CUD o la sua iscrizione all'albo dei professionisti con relativo estratto conto recente e l'immancabile autocertificazione attestante che il cittadino malgascio ritornerà al suo paese d'origine una volta espiata la durata del visto.

Il tutto autenticato e legalizzato. Questi documenti inoltre dovranno essere forniti in originale quindi sarà necessaria una spedizione tramite corriere in Madagascar. A questo punto sarà necessario un appuntamento presso gli uffici preposti in Ambasciata e, dopo il versamento di un'imposta (203.000 Ariary circa 65 euro che per la maggior parte dei malgasci sono una "cifra") e con la montagna di documenti prodotti, il cittadino malgascio si recherà negli uffici dove verrà "intervistato" e dopo qualche giorno riceverà l'esito da parte dell'Autorità francese. Che problema c'é? Tutta la documentazione richiesta è stata prodotta. Tutta la documentazione risponde a quanto richiesto. Risultato?

"Votre volonté de quitter le territoire des Etas membres avant l'expiration du visa n'à pas pu etre établie - Visa a refusé" - Non è stato possibile stabilire la vostra volontà di lasciare il territorio degli Stati membri terminata la durata del visto. Mi risulta che la quasi totalità delle domande di questo tipo da parte di cittadini malgasci vengano rifiutate con questa motivazione che (mio parere) non ha senso: oltre a tutta la documentazione vengono richieste, quali prove attestanti questa volontà, delle autocertificazioni: per quale motivo non sono da ritenersi valide? Può esistere un documento da poter produrre per garantire questa volontà? Penso proprio di no. L'autocertificazione è uno strumento usato in tutto il mondo. Perchè in Madagascar non viene considerato nonostante sia la stessa Ambasciata francese a richiederlo? Trovo che sia un controsenso bello e buono.
Il cittadino malgascio a questo punto ha ancora una possibilità: contestare questa motivazione facendo un ricorso. I tempi per ottenerlo sono inevitabilmente lunghi e costosi: sarà necessario un legale che lo rappresenti e quasi sicuramente il risultato non cambierà. Capisco che i francesi vogliano contrastare in qualche modo il fenomeno dell'immigrazione verso il loro Paese essendo i malgasci francofoni; capisco altresì che buona parte di coloro che ottengono un qualche tipo di visto che gli consenta di espatriare non facciano più ritorno in patria ma così facendo finiscono penalizzati tutti, anche quelli che sono in buonafede.

Credo che questo comportamento da parte delle Autorità francesi sia lesivo dei diritti fondamentali di libertà, uguaglianza e fraternità tanto decantati. Una soluzione potrebbe essere: quando il periodo del visto è terminato il cittadino malgascio deve presentarsi, entro un determinato periodo di tempo stabilito, presso l'Ambasciata francese per poter consentire il controllo dell'effettivo avvenuto ritorno. In caso contrario l'Ambasciata francese è già in possesso di una montagna di dati relativi al viaggio del cittadino malgascio. Dati che consentirebbero di rintracciare questa persona e quindi rimpatriarla forzatamente con tutte le conseguenze del caso. D'accordo, tutto questo ha sicuramente dei costi ma così facendo si potrebbero veramente tutelare tutte quelle persone che vogliono vivere nella legalità. Ma credo che tutto sia mera utopia considerato che "è meglio che cose restino come sono" mantenendo la maggior parte dei malgasci "in prigione" nel loro paese fottendosene dei sani principi di Liberté, Égalité, Fraternité.


Nessun commento:

Posta un commento