lunedì 1 giugno 2015

I polli di Renzi e i poliziotti che non amano il cinema


Per indicare un uomo dotato di scarse capacità intellettive, si dice: “Non riesce a scoreggiare mentre cammina”, ovvero non può fare due cose semplici contemporaneamente. In questi giorni sta succedendo la stessa cosa, metaforicamente parlando, con l'apparato propagandistico degli Illuminati. Il quale, pur essendo abilissimo a manipolare i cervelli della gente, ora si è fermato a scoreggiare l'idea di quanto siano cattivi i Rom, fermando temporaneamente quella di quanto siano cattivi i musulmani. Poi, quando i “due minuti di odio” dei sedentari nei confronti dei nomadi saranno terminati, l'apparato manipolatorio dei padroni del mondo riprenderà a camminare sul collaudato sentiero dell'odio verso gli islamici, feticisti delle teste mozzate. 

 
Odio che è stato montato ancora prima dell'undici settembre 2001, forse con l'omicidio di Robert Kennedy in cui come capro espiatorio fu scelto il giordano Sirhan Sirhan.  Che siano indicati gli arabi come oggetto d'odio per gli occidentali, dipende dal fatto che gli Illuminati hanno scelto loro come nemici da combattere nella prossima terza guerra mondiale. 

Che ora siano presi di mira gli zingari, dipende solo dal fatto che il prestigiatore deve distrarre l'attenzione del pubblico per poter mettere in atto il suo trucco. Di modo che, mentre l'opinione pubblica spettatrice e manipolata, guarda la mano destra, il prestigiatore fa il trucco con la sinistra. O viceversa. Mentre il governo Renzi aumenta le tasse, responsabili della chiusura di fabbriche e di centinaia di suicidi fra gli imprenditori, l'apparato propagandistico della Cricca punta i fari su un paio di minorenni nomadi che hanno perso la testa in mezzo al traffico cittadino, pensando di essere in un videogioco e scambiando i pedoni per birilli da buttar giù. Giornali e tivù hanno colto la palla al balzo della cazzata di due minorenni per fomentare la sempre benemerita guerra fra poveri, detta anche sindrome dei polli di Renzo (non Renzi), che è il modo migliore da sempre usato dai potenti per pararsi il culo in caso di rivolta popolare. “I poveri si ammazzano e i ricchi di abbracciano”, dice un vecchio proverbio. Per settant'anni i padroni occulti del mondo, dopo aver inventato comunismo e capitalismo, hanno inscenato una guerra fredda fra i popoli che si rifacevano alle rispettive ideologie, nello stesso modo in cui oggi si sta inscenando la contrapposizione tra valori cristiani dell'Occidente e Islam, con qualche diversivo come la temporanea campagna d'odio verso la minoranza Rom. Il giochetto di distrarre il popolo dai veri responsabili della crisi economica e del malessere sociale viene attuato su più livelli. 

Quello superiore mette al riparo dagli sguardi della popolazione i banchieri e gli altri burattinai occulti, quello inferiore mette al riparo dagli sguardi della gente la parte di colpa della polizia che ha inseguito la macchina dei Rom, perché per principio le Forze dell'Ordine devono essere buone, mentre i Rom devono essere per forza cattivi, quasi una reminiscenza di quando da bambini giocavamo a guardie e ladri. Franceschetti ha spiegato molto bene che i delitti della Rosa Rossa servono a inculcare nell'inconscio della gente l'idea che a commettere crimini più o meno efferati sono sempre casalinghe (Anna Franzoni e Veronica Panarello), contadini (Michele Misseri e famiglia), studenti (Alberto Stasi), muratori (Massimo Bossetti), ecc. Nessun magistrato, notaio, medico, banchiere, grande industriale, prelato si macchierà mai di omicidi di bambini o giovani ragazze e l'opinione pubblica continuerà in tal modo a fidarsi delle autorità, così che se dovesse succedere un altro attentato false flag come quello dell'undici settembre, sarà difficile per l'opinione pubblica anche solo immaginare che governanti e autorità possano essere criminali assassini della peggiore risma. Se attualmente la classe politica viene additata come un'accozzaglia di ladri e corrotti, è perché gli Illuminati hanno deciso che di essa possono anche farne a meno e la predispongono per essere data in pasto alle ire della popolazione, qualora dovesse perdere veramente la pazienza, magari insieme alla minoranza Rom e ai migranti, che sono fatti entrare in Italia forse proprio allo scopo di dare il via a una guerra civile. “Ordo ab Chao” è uno slogan massonico per tutte le stagioni.

Nel caso dei birilli umani fatti volare in aria dai Rom, nessun organo di stampa ha detto che sarebbe stato un atto di responsabilità da parte della polizia rinunciare all'inseguimento, in considerazione del contesto in cui ciò sarebbe avvenuto, come infatti è avvenuto. I film e i polizieschi americani in cui si vedono rocamboleschi inseguimenti della polizia li hanno visti sia i “gagi” che i “figli del vento”, ma se da due fuggiaschi immaturi non ci si può aspettare il buon senso di andare piano in città, da agenti professionisti del controllo sociale, che magari hanno seguito corsi di psicologia umana, ci si dovrebbe aspettare la consapevolezza che le zone urbane non siano lo scenario più adatto per correre dietro ad automobilisti che non si fermano all'alt.        
Magari gli inseguimenti li fate su strade extraurbane e mi piacerebbe sperare che la polizia abbia imparato la lezione, ma ne dubito. Poliziotti e carabinieri se ne fregano della gente, considerandola solo un ostacolo e un potenziale pericolo per gli interessi dei loro padroni. 

Se ricevono l'ordine di manganellare la gente per strada, lo fanno, mandandone all'ospedale la gran parte e all'obitorio, incidentalmente, un piccolo numero. Il cliché del Rom ubriaco ormai si è consolidato nell'inconscio collettivo, ma quello del poliziotto assassino non è ancora entrato nella zucca e forse mai vi entrerà, grazie alla propaganda che ci mostra poliziotti e carabinieri, nei secoli fedeli all'oppressore di turno, come angeli custodi della popolazione. I reprobi sono sempre gli altri, brutti, sporchi e cattivi, parlanti idiomi barbarici provenienti dall'est, da cui storicamente vengono gli invasori. La mano destra del Rom ubriaco distrae il lavoro meticoloso di oppressione della mano sinistra delle tasse, dei balzelli e di quei cani da guardia di finanza. Il popolo si ritrova esausto, furioso e immiserito, ma sa per certo che la causa di tutti i suoi mali si nasconde nei campi Rom, mentre può continuare a portare con fiducia in banca i propri risparmi. Ordine e pulizia. 

I campi Rom sono sudici e apparentemente disordinati. Ospedali, prigioni e caserme dei carabinieri sono lindi e perfettamente funzionanti. In condizioni psicologiche di perenne insicurezza, la simpatia della gente va alle strutture pubbliche di degenza dei malati, di custodia dei delinquenti e di centrale operativa di contrasto alla criminalità, non certo ai baraccati fatiscenti pieni di pulci, pidocchi e ratti, a due, quattro o sei zampe. In un campo Rom, qualsiasi persona per bene si sentirebbe in pericolo, in un ospedale ci si sente coccolati e accuditi. Le spese per il mantenimento degli apparati “buoni” sono un'infinitesima parte del gettito fiscale, che va per lo più a ingrassare la casta dei politici e di altri beneficiari occulti, ma le persone non ne hanno consapevolezza. E continuano a pagare le tasse per paura di essere additate al pubblico odio come “furbetti”, un termine grazioso, scelto non a caso, che però nasconde la peggiore delle efferatezze: non versare l'obolo ai feudatari del giorno d'oggi, non versare la Decima al clero parassita tramite l'otto per mille o altre forme di donazione. I poveri vengono circuiti e convinti che sia giusto dare i propri risparmi ai ricchi e che sia doveroso schierarsi dalla parte dei tutori dell'ordine pubblico, esecutori materiali agli ordini dei mandanti nascosti nell'ombra. 
 
Un ragazzo del movimento No TAV si arrampicò su un traliccio dell'alta tensione, seguito da un poliziotto. Il ragazzo salì, salì, salì, finché non perse la presa e cadde al suolo fratturandosi diverse ossa. Cosa lo seguiva a fare quel poliziotto? Noi sappiamo il nome del ragazzo finito all'ospedale, Luca Abbà, ma non quello del poliziotto che lo inseguiva. La gente che venne a sapere la notizia, si fece l'idea che quel ragazzo era un po' scemo a salire su un traliccio, con il rischio di cadere, mentre il poliziotto faceva solo il suo dovere e lo inseguiva per prestargli soccorso o per offrirgli una tazza di the con biscotti. Se i poliziotti fossero rimasti a terra, il ragazzo prima o poi sarebbe sceso con le sue gambe e non sarebbe finito in terapia intensiva, ma al poliziotto non venne in mente di astenersi dall'inseguire l'incosciente fuggitivo.

Quando John Rambo riuscì ad evadere dagli scantinati della stazione di polizia dove lo stavano torturando, uscì in strada, fece cadere un motociclista di passaggio, rubandogli la moto e uno dei poliziotti beffati, in preda all'ira, uscì in strada anche lui con un fucile a pompa, deciso a colpire Rambo in fuga sulla moto. Per fortuna, subito dietro il poliziotto inferocito, ne uscì un altro che diede una manata alla canna del fucile dal basso verso l'alto, in modo che il colpo prendesse la traiettoria verso il cielo e dicendo al suo collega: “Sei pazzo! Potresti colpire gente!”.

Noi amanti del cinema hollywoodiano sappiamo il nome di Rambo, ma non quello del poliziotto che avrebbe potuto colpire qualche innocente pedone. Noi che seguiamo i telegiornali italiani presto sapremo i nomi dei due minorenni Rom che hanno ammazzato la 44enne filippina, ma non sapremo mai il nome dei poliziotti che si sono messi all'inseguimento dei fuggiaschi, né il nome del loro diretto superiore che non ha avuto il buon senso del secondo poliziotto americano. “Siete pazzi a inseguire quella macchina in pieno centro! Potrebbe investire degli innocenti pedoni!”. Nei film di celluloide i poliziotti hanno più criterio di quelli della realtà, che, come ho detto prima, se ne fregano della gente, finendo per essere più colpevoli, in quanto adulti preparati e professionisti, dei malviventi incoscienti che inseguono. Come disse lo zio dell'Uomo Ragno, a un grande potere corrisponde una grande responsabilità. Imparate dai film di Hollywood, voi tutti poliziotti senza giudizio!

4 commenti:

  1. Io dico zingari e non rom. Altrimenti bisogna censurare la nota canzone "leggi questa mano o zingara". Dico negro e non nero perché quando ho studiato la geografia nel capitolo che riguardava la geografia umana ho letto sempre "tipo negroide" e non neroide. Finiamola con queste censure sui termini.

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    1. Sono d'accordo. Il linguaggio "political correct" sconfina nel buonismo ipocrita. Dipende però dal contesto. Di fronte a un pubblico di catto-comunisti o di esponenti dei Centri Sociali, mi guarderei bene dall'usare certe parole, per non essere scambiato per un provocatore.


      Tuttavia, anche dire Rom va bene, in quanto termine approvato dagli etnologi.

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  2. Il professor Melis è il mio gemello virtuale, io penso le cose e poi lue le scrive dopo qualche tempo.... perché io è da MESI che dico "ma vuoi vedere che d'ora in poi sarà proibito cantare la canzone della Zanicchi?". Me ne viene in mente un'altra , che dice "che colpa ne ho se il cuore è uno zingaro", non ricordo chi la cantasse, non importa, ma siamo alla follia.
    Per converso, anche dire "uomo bianco" potrebbe essere un insulto, dipende dalle intenzioni. Come in tante cose!
    Roba da matti.
    Erba Gatta.

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    1. Lo stereotipo della zingara che legge la mano suscita simpatia.

      Peccato che poi le cose siano degenerate e ora qualcuno voglia creare un caos sociale tale da farci combattere la famosa guerra fra poveri.

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