Fonte: Complottisti
L’Isis nasce come una cellula di
al-Qaeda in Iraq nel 2013. In pochissimo tempo è cresciuto a
dismisura, riuscendo a dichiarare guerra ad alcuni paesi. Nell’estate
dello scorso anno i fondamentalisti conquistano Mosul, la seconda
città più grande dell’Iraq e dichiarano la nascita di un
califfato che si estende da Aleppo, nel nord della Siria, alla
provincia di Diyala, a est dell’Iraq, con una popolazione di sei
milioni di persone. “Nonostante fosse ad un livello
embrionale, l’Isis già riceveva finanziamenti e rifornimenti da
diversi paesi. Tra questi il Qatar, lo stesso paese che ospita il
comando delle forze armate degli Stati Uniti in Medio Oriente”. Sappiamo che ad un certo punto, dal
Qatar sono stati trasferiti allo Stato islamico una somma di 300
milioni di dollari tramite conti correnti fittizi. Il principale
conto era registrato in una banca svizzera a Berna (poi sequestrato).
Proprio da questo fondo, l’Isis avrebbe attinto per porre le sue
basi.
“Lo Stato Islamico, oggi, ha risorse
finanziarie proprie. Oltre alle azioni tipiche dei terroristi
(sequestri, estorsioni, opere d’arte), il califfato ricava cospicui
utili dalla vendita del petrolio alla Turchia, Giordania e Siria”. E’ strano come l’Occidente (così
come una certa stampa) non si ponga questa domanda: il governo del
presidente siriano Bashar Assad acquista il petrolio dallo Stato
islamico a prezzi gonfiati. Perché? Proprio il contrabbando è la
terza fonte principale di reddito dello Stato islamico.
“Mettono in scena degli spettacoli.
Non sono mica stupidi. I terroristi distruggono delle copie in gesso.
Il patrimonio trafugato è stato già venduto al mercato nero e
magari è già esposto in qualche villa miliardaria”.
“Suvvia. La coalizione internazionale
guidata dagli Stati Uniti, creata apparentemente per combatter lo
Stato islamico, è una farsa. Dei 60 paesi membri, solo due o tre
effettuano raid con truppe di supporto sul campo. Solo una nuova
coalizione internazionale con Siria, Arabia Saudita, Giordania,
Egitto, Russia e Stati Uniti sarebbe in grado di sconfiggere lo Stato
islamico. La leadership russa ha sottolineato questa idea più di una
volta”.
“Il bilancio dell’Isis? Centinaia
di miliardi di dollari. Fondi illimitati che gli consentono di
disporre di un esercito di 150 mila militanti a libro paga. Senza il
sostegno esterno, lo Stato islamico non sarebbe mai stato in grado di
mantenere i territori sequestrati”.
“Cosa è lo Stato islamico? lo
strumento principale di Washington creato per destabilizzare la
situazione in Medio Oriente. Lo scopo degli Stati Uniti è quello di
stravolgere la situazione nella Regione con l’obiettivo finale di
riconquistare posizioni chiave in Medio Oriente”.
E se i russi avessero ragione?
Se così fosse, la strategia USA sarebbe
chiara. Perché se l’Isis riuscisse a spodestare Assad, potrebbe
poi rivolgersi verso l’Asia Centrale ed il Caucaso del Nord, da
dove sarebbe in grado di rappresentare una minaccia alla sicurezza
della Russia e della Cina.
Concludono gli analisti russi: “In
Europa il piano ha funzionato. Centinaia di migliaia di profughi
dalla Siria e dal Nord Africa richiedono costi colossali per
sostenere il programma di assistenza, che porterà ad un danno
economico nell’Unione europea. Gli Stati Uniti potranno
portare avanti facilmente il progetto di cooperazione
transatlantica”.
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