lunedì 5 maggio 2014

I dubbi di uno scrittore

 
Testo di Nicolai Lilin

Ci ho pensato a lungo prima di pubblicare questa foto. Avevo dei dubbi. Mi domandavo: uno scrittore ha il diritto di turbare le menti dei suoi lettori con immagini simili? Sarà etico pubblicarle nello stesso spazio in cui condivido le foto delle mie figlie, bambine felici che sorridono? Non so ancora darmi una risposta. Non so se qualcuno di voi rimarrà offeso o turbato, se è così, mi scuso. So solo che guardando queste persone carbonizzate vive mi vengono in mente molte immagini simili viste in passato, in diverse parti del mondo, e sono sempre più convinto che non si può tacere sulla questione delle guerre pilotate dalle superpotenze. 

 
La storia non perdonerà la nostra ignoranza, l'insensibilità, l'egoismo. L'orrore va mostrato, condiviso e sofferto, almeno in una millesima parte. L'orrore esiste. Lo stesso orrore che vivono in questi giorni i civili in Ucraina, catapultata in una serie di violenze inaudite che prendono sempre più piede e rischiano di diventare la ripetizione dello scenario balcanico. Stamattina non ho visto nessun giornale pubblicare in prima pagina questa foto e mi sono arrabbiato. Perché tutti noi dovremmo avere davanti agli occhi le conseguenze di una politica corrotta, il modo in cui si sta concretizzando il piano di conquista economico-politico dei territori post-sovietici. Le persone arse vive nella città di Odessa erano dei civili, non erano spie, militari o rappresentanti del governo russo. Erano persone impaurite nascoste all'interno dell'edificio, nel tentativo di sfuggire alla furia omicida dei provocatori squadristi.
                                                                                                                                                  
 
Sono stati bruciati vivi e nessun giornalista occidentale ha avuto coraggio di raccontare - o nessun giornale si è preso la responsabilità di pubblicare - la loro storia in modo coerente, perché ufficialmente siamo dalla parte degli insorti. Perché in fondo non abbiamo ancora capito se ci serve il gas russo o se accetteremo la proposta delle compagnie americane. Perché l’ennesimo bamboccio politico italiano ha fatto il carino con il Cesare americano qualche settimana fa. Perché siamo per la democrazia, siamo per i fast food, per il petrolio gestito dalle sette sorelle, per le lobby del tabacco, per le favole della BBC, per la classe della finanza che schiavizza il mondo intero trasformandolo nel medioevo tecnologico, per la metodica distruzione del nostro pianeta. 

Siamo dalla parte della crescita, di quello che chiamano progresso. Io dico che di fronte ad un simile scempio svaniscono le appartenenze, la coerenza politica, gli interessi economici e non esistono più le spiegazioni. Non esiste nessuna giustificazione storica o umana con cui si possano spiegare i corpi di esseri umani carbonizzati. Corpi che ieri non erano diversi da noi: fatti di carne e ossa, con pensieri, desideri, affetti, progetti, sentimenti. Mi dispiace se ho rovinato la vostra giornata, mi dispiace con tutto il cuore di aver urtato la vostra sensibilità con queste immagini, ma se esiste la verità, sono sicuro che in questo momento ha il volto sfigurato dal fuoco, come quello dei cadaveri che vedete in queste foto. E spero che mister Obama e i suoi consiglieri, con quei bei sorrisi da Nobel stampati sulle loro facce di gomma, possano riportare nelle loro anime la stessa micidiale devastazione che hanno portato sui loro corpi quegli innocenti di Odessa.

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