sabato 22 febbraio 2020

Perché gli animalisti non sono compatti nel condannare il carnivorismo?


Testo di Andrea Sperelli (22 febbraio)

Perché questa diffusa accondiscendenza nei confronti degli allevatori/macellai in una frangia - nemmeno minoritaria- dell'animalismo e non nei confronti, per esempio, dei vivisettori o dei cacciatori? Perché questa banalizzazione del mattatoio di contro alla criminalizzazione senza compromessi delle doppiette o dei bisturi dei laboratori di tortura? Ve lo siete chiesto?

È facile notare, infatti, come la normalizzazione e la rassegnata accettazione del "carnismo" persista anche in chi questo mostro silente "l'avrebbe" superato nella pratica abbracciando l'etica vegana. Non potrebbe essere diversamente, visto il giustificazionismo assurdo di prese di posizioni indifendibili da parte di chi, proclamandosi "antispecista", dovrebbe rigettare senza troppi giri di parole e che invece in maniera nemmeno troppo velata difende. La riprova di questa banalizzazione è data anche da esempi pratici con cui mi sono scontrato direttamente in passato e nella vita di tutti i giorni.
Nel primo caso, l'aver manifestato contro la vivisezione con persone che tranquillamente addentavano un panino col "prosciutto". Nel secondo caso, basta fare un discorso sulla caccia con chicchessia e state tranquilli che il 90% degli intervistati esprimerà la propria contrarietà a riguardo ma giustificherà e difenderà strenuamente la propria logica carnista. Due esempi che mostrano cone il CARNISMO, e il mondo che gli gira intorno è, tra tutti, il virus più pericoloso e l'indiscusso emblema principe dello "specismo" e la cui ombra è ancora presente anche in chi questo sostiene di combatterlo.

Ma torniamo alla domanda precedente: perché, all'interno dell'animalismo - perché di questo sto parlando - il mattatoio "nì" e la vivisezione e la caccia no? Perché questa pericolosa e allucinata deriva? Semplice: perché ancora qualcuno non ha lanciato la pietra nello stagno. Potremmo scomodare la sempre valida "finestra di Overton" per spiegare certi processi, perché così, purtroppo, accade: il ripugnante che diventa argomentabile e alla fine accettabile e normale. Il giorno che, nell'animalismo, un Phoenix qualunque getterà quel maledetto sasso, andrà dentro uno stabulario e abbraccerà un vivisettore esaltandone le affinità con se stesso e firmando un patto di non belligeranza e collaborazione, troveremo lo stesso delirio e vedremo che qualcuno prenderà le difese anche degli accecatori di macachi senza sentire ragioni.
Che mai arrivi quel giorno…

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