Fonte: Leggo
«Facciamolo il 9 ottobre, verso le 9-10 di sera, saranno tutti davanti alla tivù e non ci disturberanno, non se ne accorgeranno nemmeno. Avvisare la popolazione? Per carità. Non creiamo allarmismi. Abbiamo fatto le prove a Nove, le onde saranno alte al massimo 30 metri, non accadrà niente e comunque per quei quattro montanari in giro per i boschi non è il caso di preoccuparsi troppo».
«Facciamolo il 9 ottobre, verso le 9-10 di sera, saranno tutti davanti alla tivù e non ci disturberanno, non se ne accorgeranno nemmeno. Avvisare la popolazione? Per carità. Non creiamo allarmismi. Abbiamo fatto le prove a Nove, le onde saranno alte al massimo 30 metri, non accadrà niente e comunque per quei quattro montanari in giro per i boschi non è il caso di preoccuparsi troppo».
La
sconvolgente conversazione tra dirigenti della Sade, sarebbe avvenuta, più o
meno con queste parole, nell’ufficio di Longarone dell’allora notaio Isidoro
Chiarelli. Dovevano firmare un atto relativo all’acquisto di un terreno. Poi un
avvertimento: «Lei ha un segreto professionale da rispettare - aggiunsero -
altrimenti se ne pentirà».
A
mezzo secolo dall’onda maledetta, che non fu alta trenta metri bensì 300,
Francesca, figlia minore del notaio, scomparso nel 2004, mette sul piatto una
verità che, all’epoca, aggiunge la sorella Silvia, docente universitaria a
Padova, «costò alla famiglia l’isolamento dalla Belluno che conta. Ma nostro
padre, anche se per quasi due anni non lavorò più, schivato da tutti, non smise
mai di farsi testimone di quelle parole. Per questo ebbe molti problemi,
pressioni e minacce. Il suo grande cruccio fu quello di non essere mai creduto,
nemmeno nella sua veste "certificante" di notaio».
«La
sera del disastro programmato - prosegue - mio padre ci fece stare pronti.
Eravamo vestiti di tutto punto, pronti a scappare». E l’onda scese. Con soli 39
minuti di ritardo rispetto all’ora indicata dai dirigenti Sade: erano infatti
le 22.39.
La
prevalenza della popolazione era chiusa in casa a guardare la partita e questo,
secondo la Sade, sarebbe stata una garanzia di tranquillità per eseguire la
manovra di far scendere quella maledetta frana che pesava come un macigno sul
valore dell’opera, destinata ad essere venduta all’Enel. I modelli di studio
effettuati a Nove indicavano infatti che l’onda sarebbe stata alta una trentina
di metri. Che mai avrebbe potuto fare uno spruzzo simile?
Ma
perché raccontare tutto questo solo ora?
«Mio
padre ci provò in tutti i modi - prosegue Francesca -, ma non ebbe ascolto.
Parlarne oggi, in cui l’attenzione mediatica è forte, per l’imminente
cinquantesimo, non può che rendere onore al coraggio di nostro padre. E poi
basta parlare di disgrazia: nostro padre lo chiamava eccidio».
C'è questo http://www.youtube.com/watch?v=JGt5VV7Jh6c coinvolgente monologo di Marco Paolini che ricostruisce tutti i passaggi di quella tragica vicenda..... (qualcuno paragona quella sciagura con la TAV della Val di Susa, che non farà tanti morti nell'immediato ma li farà nel lungo periodo).
RispondiEliminaQui http://www.youtube.com/watch?v=W1NkXkWXQ4s c'è la seconda parte ancora più coinvolgente (alcuni minuti si sovrappongono con la prima parte)
RispondiEliminaGrazie Laurama.
EliminaRicordo di averlo visto in tivù una quindicina d'anni fa.
Solo un attore bravo come Paolini poteva esprimere tutta la drammaticità dell'evento (anche le foto in bianco e nero non scherzano, però!).