Testo di Francesco Peloso
Uno
Stato nello Stato: in tal modo si configura l’immenso patrimonio immobiliare
del Vaticano in Italia. Una realtà talmente articolata che sfugge a
catalogazioni definitive; stime attendibili dicono che il 20% del totale dei
beni immobili del Paese appartiene ad enti ecclesiastici, congregazioni
vaticane, ordini religiosi e società legate alla Chiesa cattolica più o meno
direttamente. Si tratta in ogni caso di una ricchezza straordinaria che produce
reddito in maniera incessante e che vive di ottima salute anche perché si
avvale di privilegi eccezionali sotto il profilo fiscale. E infatti i circa
2000 enti ecclesiastici che controllano una parte considerevole del patrimonio,
godono dello status di ‘enti di beneficenza’, il che vuol dire, fra l’altro, un
pagamento ridotto del 50% dell’Ires (l’imposta su reddito delle società), senza
contare l’esenzione dall’Ici.
Inoltre
gran parte dei beni culturali presenti sul territorio italiano, appartengono
alla Chiesa e quindi sono oggetto di
ristrutturazioni e restauri a spese dello Stato, senza cioè che venga
intaccato il “tesoretto” di circa un miliardo dell’8 per mille dei fondi
Cei. Da questa confusione fra
beneficenza e affari, risulta una perdita per le casse pubbliche di dimensioni
davvero incalcolabili anche perché negli ultimi vent’anni le strutture
religiose hanno fatto irruzione nel settore turistico sfruttando, in primis, il
grande business dei flussi di pellegrini verso santuari e luoghi di culto, ma
non limitandosi, tuttavia, solo a quel settore.
Se
questa è la fotografia generale della situazione, per comprendere le ragioni
del coinvolgimento del Vaticano e della Congregazione per l’evangelizzazione
dei popoli, l’ormai famosa Propaganda fide, in inchieste giudiziarie così
rilevanti, è necessario fare il classico passo indietro. Bisogna tornare al
1998 quando in Italia viene abolito da un governo di centrosinistra, l’equo
canone. Un provvedimento che segna la svolta: I centri storici, quello di Roma
in modo particolare, fino a quel
momento in preda al degrado e spesso abitati dagli strati sociali più poveri,
si aprono al mercato. Partono le ristrutturazioni e gli sfratti, i prezzi
salgono vertiginosamente, in centro arrivano politici, uomini d’affari,
personalità dello spettacolo, giornalisti televisivi: insomma potenti di ogni
ordine e grado.
Nella
Capitale l’alta borghesia si trasferisce dalla Cassia, dai Parioli, ai
quartieri ora ambiti del centro storico, fino a non molto tempo prima teatro
delle gesta criminali della banda della Magliana. Ancora nel 1990, Enrico De
Pedis, ‘Renatino’(a destra), uno dei boss dell’organizzazione, veniva ucciso in Via del
Pellegrino, vicino Campo de’ Fiori, nel cuore storico della città; sarà poi
sepolto nella Chiesa di Sant’Apollinare. Quella stagione si chiude e il Vaticano
comincia a valorizzare e a usare il suo tesoro fatto di migliaia di
appartamenti, di edifici storici, palazzetti nobiliari, monasteri, conventi,
case religiose, sparse in ogni borgo e cittadina italiani.
A
Roma il centro del sistema è la Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli
che nel corso dei decenni ha accumulato un patrimonio straordinario fatto di
donazioni, lasciti, regali, il tutto per finanziare le missioni cattoliche nei
territori di frontiera. La fine dell’equo canone coincide temporalmente con gli
anni che precedono il grande giubileo del 2000. E’ il momento dell’ascesa di
mons. Crescenzio Sepe, uomo-macchina del Vaticano con grandi capacità
manageriali. Dapprincipio viene chiamato a guidare il comitato organizzatore
del grande evento al posto di mons. Sergio Sebastiani, poi gestisce con
successo l’anno santo e il denaro che confluisce, per l’occasione, su Roma e
sul Vaticano; Sepe è legato al segretario personale di Karol Wojtyla, Stanislaw
Dziwisz, e nel 2001 viene nominato prefetto di Propaganda fide. Sembra l’inizio
di una sfolgorante carriera che può portarlo fino alla Segreteria di Stato.
Il
neo-cardinale valorizza il patrimonio immobiliare, lo mette sul mercato, lo fa
rendere; non agisce, però, a titolo personale è anzi interprete fedele di una
precisa strategia della Santa Sede. Con lui arrivano a Propaganda fide
Francesco Silvano e Angelo Balducci; il primo collaboratore di Sepe nell’organizzazione
del Giubileo, il secondo, all’epoca dei fatti, provveditore delle opere pubbliche
per il Lazio nonché gentiluomo di sua santità. Il giubileo, il primo grande
evento di una lunga serie, è dunque la prova generale di un sistema che si sta
ancora formando. Silvano e Balducci diventano consultori della Congregazione;
vicino a loro troviamo anche Pasquale de Lise, presidente aggiunto del
Consiglio di Stato e chiamato da Tremonti a dirigere la Commissione
tributaria centrale. Si tratta di una squadra di prim’ordine che vedrà anche la
partecipazione di mons. Francesco di Muzio, incardinato nel clero dell’Opus
Dei, quale capo dell’amministrazione di Propaganda fide.
Questi
nomi sono tornati più volte nell’ambito dell’ inchiesta relativa ai grandi
eventi ma, oltre il profilo giudiziario, quello che nasce nella prima metà
degli anni 2000, è un gruppo di potere legato al Vaticano che utilizzerà la
politica e gli uomini pubblici, per stringere rapporti e attivare utili
relazioni di scambio. “Attraverso questo immenso patrimonio immobiliare, la
Chiesa mette in campo un potere simoniaco e lo esercita sulla classe dirigente
italiana”, osserva Mario Staderini, segretario dei Radicali italiani, cha ha
lavorato a lungo sull’inventario dei beni vaticani. Nel 2006, Ratzinger manderà
Sepe a Napoli e l’ex segretario di Wojtyla, Dziwisz, diventato anch’egli
cardinale, a Cracovia; ma nell’annuario pontificio del 2010 figura ancora il
nome di Angelo Balducci, gentiluomo di sua santità, come consultore di
Propaganda fide.
Quanta gente turlupinata da questo specchio per allodole che è Papa Francesco! Quante allodole! La consapevolezza profonda delle persone è, ahimè, nella maggior parte dei casi ben addormentata... I mezzi di comunicazione di massa hanno il completo controllo dei cervelli e delle coscienze delle persone...
RispondiEliminaIn che senso ne hanno il controllo?
EliminaPerché non pensa Andretta che i mezzi di comunicazione di massa abbiano gioco facile nel controllare la mente delle persone comuni?
EliminaPiù che il controllo suggeriscono l'idem sentire dal momento che, mediamente, le persone hanno una scarsa produzione di acetilcolina stimolatrice dei neuropeptidi preposti alla formazione del pensiero.
EliminaNon è ultroneo che Cristo ci abbia attenzionato circa l'ignavia.
Attendo la risposta anche circa la massoneria.
Dimenticavo!!!
EliminaLa stessa cosa vale anche per la chiesa cattolica che normalmente usa l'uomo di paglia con la speciosa antitesi alla massoneria.
Sign. Andretta , se mi è permesso , la prenda come una battuta , ma lei mi ricorda Tognazzi in " Amici miei " quando prendeva per i fondelli il vigile sul lungarno a Pisa con la storia della " supercazzola " :-)
RispondiEliminaConcordo con WB. Quando si leggono i commenti di Andretta è d'uopo (mi contagia, c'è poco da fare!) tenere il dizionario a portata di mano.
Elimina:-)
Almeno un risultato l'ho raggiunto.
EliminaIl riso fa buon sangue.
Mi verrebbe voglia quasi di fargli una supercazzola! :P
RispondiEliminaIn fatto di supercazzole, Andretta è imbattibile!
Elimina:-)
Infatti, ci rinuncio!
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