Mi
è già capitato altre volte che a mostrarsi amichevoli siano state persone non
animaliste, anzi, in Madagascar, decisamente nemiche degli animali. Eppure, per
qualche strana alchimia, un italiano residente a Tanà di origini siciliane,
Aldo Sunseri, che prima di andare in pensione faceva il pellicciaio e
l’avianese Aimone Del Ponte (il secondo da sinistra, con barba bianca e
occhiali), che prima di diventare pensionato faceva il macellaio, si sono
mostrati disponibili a facilitarmi l’esistenza. Il primo, in quanto segretario
dell’Associazione Italiani in Madagascar, mi ha aiutato con la documentazione
per l’espatrio di Tina, avvenuto come “familiare al seguito” dopo il matrimonio
contratto nel 2011, e il secondo facendomi da testimone di nozze, con tanto di
regalo di denaro in busta, oltre a rendersi disponibile per risolvere la brutta faccenda di quella povera cagnetta investita. Lui era con me quando
venne, per fortuna, il veterinario armato di siringa, per sopprimerla,
altrimenti Aimone avrebbe usato le tecniche di macellazione che conosceva. E in
quell’occasione mi disse che sarebbe stato meglio per me se io non avessi
assistito.
Tutto
ciò è acqua passata, ma evidentemente dev’esserci qualche regola non scritta da
qualche parte, perché Beavy Theodor, figlio di Gerome (a sinistra), il lontano parente di
Tina che vive a Mahajanga, di professione fa il pescatore e ciò nonostante,
forse per rispetto alla sua parente acquisita che è anche mia moglie, si sta
rivelando un vero gentiluomo disponibile a farci da guida, soprattutto
rimanendo con noi presso il Commissariato, fornendo la propria versione dei fatti e sbrigando piccoli servizi per noi come alcune telefonate, facendo
delle fotocopie e trovandoci nuove e migliori sistemazioni alberghiere.
Forse
bisognerebbe chiedersi non tanto come mai nemici degli animali siano amichevoli
con un animalista, quanto come mai un animalista accetti amicizie a aiuto da
nemici dichiarati di animali. Poi ci si potrebbe anche chiedere se sia il caso
di discriminare tra un pellicciaio e un macellaio dell’opulento Occidente da
una parte e un pescatore abitante nel Terzo Mondo dall’altra. Francamente non
ho una risposta chiara e precisa, ma istintivamente penso che se dovessi
chiedere la carta d’identità a tutti coloro che incontro diventerei un pazzo
psicopatico. Nello stesso modo per cui si può dire che il denaro non puzza (non
olet, come disse Vespasiano), così
anche le persone non possono essere disprezzabili se si mostrano gentili e
amichevoli, a prescindere da quello che è il loro personale impatto nel mondo e
dalla responsabilità che hanno nei confronti delle vittime animali e dei quali
hanno indiscutibilmente le mani sporche di sangue.
Io
non so tutte le risposte. Posso solo testimoniare che Beavy Theodor ha 38 anni
ed è di etnia Tanalana (come Tina). E’ sposato con Suzette (qui a destra), che
è di etnia Antandroy e non hanno figli. Come se non bastasse, colmo per un
animalista, vivono nel quartiere chiamato Abbattoir (mattatoio, in francese).
Beavy in questi giorni gode di una settimana di ferie. Altrimenti forse non
avrebbe avuto molto tempo da dedicarci.
Se
n’è andato da Tulear all’età di 24 anni, nel 1999, dapprima facendo il
pescatore a Nosy Be. Poi, nel 2011, si è trasferito a Mahajunga, sempre
lavorando sotto padrone per una società Karana, cioè di proprietà di un arabo,
pescando principalmente gamberetti (e questo lo dice anche la guida Lonely
Planet). I clienti sono europei e
giapponesi e a volte rimane in mare aperto anche per due mesi, essendo che i
pescherecci sono di diverso tonnellaggio ma tutti dotati di frigo-congelatori.
Il suo salario è di 400.000 ariary al mese, pari a 125 euro.
Da
dieci anni è Testimone di Geova, a differenza di sua moglie che è rimasta
cattolica, e così mi spiego a sua propensione cristiana ad aiutare il prossimo.
Va detto però che anche nel suo caso l’antico spirito animista è rimasto e la
scelta di diventare Testimone di Geova forse è di facciata, poiché avrebbe
potuto diventare battista, evangelico, luterano o membro di qualsiasi altra
setta protestante, che in Madagascar di certo non mancano.
Tale sospetto mi è
venuto quando domenica 13 luglio abbiamo fatto una gita al Grand Pavois, la
spiaggia dei ricchi di Mahajunga e, dopo aver comprato una bottiglietta di Coca
Cola, Tina, Beavy e Suzette hanno deciso di chiedere la benedizione a Zanahary.
Si sono seduti sulla sabbia e Beavy ha rivolto una preghiera al Dio dei
malgasci, cosa che in quanto Testimone di Geova non avrebbe dovuto fare,
versando un po’ di liquido per terra, come si vede in foto, per il Dio
assetato. La stessa cosa era stata fatta a Besely Nord, nella brousse, da uno
dei 103 nonni di Tina, tale Mananisa, un vero malgascio animista. Tina mi ha
spiegato che anch’io avrei potuto chiedere la benedizione, usando acqua o
qualsiasi altra bevanda, anche se il toakagasy, il rhum di canna da zucchero, è
la cosa più gradita da quell’ubriacone di Zanahary. Insomma, con Beavy Theodor,
figlio di Gerome, ho assistito a un piccolo caso di sincretismo religioso e
credo che ciò non faccia del male a nessuno.
Dopo
che io e Tina ce ne saremo andati da Mahajunga, Beavy riprenderà il mare,
togliendo il cibo alle balene, perché questo è il suo mestiere e permette a lui
e a sua moglie di vivere. La domanda crea l’offerta e se gli occidentali non
amassero mangiare cocktail di gamberetti forse Beavy Theodor si troverebbe un
altro lavoro. Oppure tornerebbe nelle sue terre del sud arido a coltivare mais
o manghi. Per ora l’Oceano Indiano è ancora prodigo. Ma non durerà ancora per
molto, perché gli uomini avidi non danno tempo alla fauna marina di riprodursi.
Stiamo intaccando il capitale anziché gl’interessi, se vogliamo ragionare come
ecologisti, ma Beavy Theodor non lo sa.
Nessun commento:
Posta un commento