L’anno
scorso a novembre, prima di partire per il Madagascar, pubblicai un articolo
intitolato “L’inferno dove sono diretto”, che trattava di una mia dolorosa
esperienza con una cagnetta investita da una macchina nel quartiere di Sanfily,
a Tulear, e che portò Giorgio Andretta a chiedermi se per caso non fossi
masochista, visto che tornavo in un luogo dove i cani randagi vengono investiti
di proposito. A parte il fatto che anche in Italia ci sono automobilisti che,
se di notte vedono una lepre o un gatto sulla strada, accelerano, ora sono in
procinto di ritornare in Madagascar per la decima volta e il mio volo decolla
il 5 luglio dal Marco Polo di Venezia. Vorrei pertanto trarre un consuntivo su
ciò che mi lascio alle spalle e ciò a cui presumibilmente vado incontro.
Descriverò brevemente prima il passato, essendo per sua natura prevalentemente
negativo, e poi il futuro, intrinsecamente ottimista e quindi positivo.
C’è
una ragione se do un taglio solenne a questo commiato ai miei affezionati
lettori ed è che nei giorni seguenti al mio ritorno, che dovrebbe verificarsi
il primo ottobre, si riunirà a Trieste la Camera di Consiglio, che dovrà
decidere le modalità di applicazione della pena di tre anni e due mesi, passata
in giudicato, per alcuni reati commessi nel 2006 e di cui sono accusato. Questo
getta un’ombra sull’ottimismo del futuro e in concreto significa che, tolti i
sei mesi di arresti domiciliari presofferti e altri otto per – si spera – buona
condotta, sarò affidato in prova ai servizi sociali, come Berlusconi, e fra le
altre imposizioni non potrò uscire dal comune di residenza per un paio
d’annetti. E quindi preferisco farmi adesso questi tre mesi di Purgatorio
malgascio giacché nel 2015 e 2016 il mio unico luogo d’esplorazione sarà il
parco delle Risorgive di Codroipo e i terreni agricoli circostanti, ad libitum
e ad nauseam.
In
una data non ancora precisata del prossimo autunno dovrò quindi recarmi a
Trieste insieme al mio avvocato Lucio Calligaris (che vediamo in foto) per
ascoltare le prescrizioni giudiziarie che mi vincoleranno nel paesello natio.
Non sarà un dramma e sicuramente è meglio che finire in carcere. Su cosa io
abbia commesso nel 2006 vi rimando alla lettura di “Encefalogramma piatto”,
penultimo libro che ho scritto, prima di “Il più antico mestiere del
Madagascar”. Poi ho aperto il blog che state frequentando e le mie energie
psichiche sono confluite lì.
Il
mio blog, a differenza dei libri, si è rivelato molto più vivace e, ovviamente,
interattivo, ma mi ha portato anche a conseguenze negative riguardo i rapporti
personali. Ci sono state persone che li hanno interrotti con me perché avevo
parlato di loro, benché mi fossi sempre premurato di ottenerne l’autorizzazione
a divulgare certe informazioni. Uno si è messo a piangere al telefono dicendomi
che il mio articolo aveva messo in pericolo di morte un suo confidente
militare. C’è stato chi mi ha scongiurato di cancellare interi articoli, chi mi ha minacciato di rivolgersi ai carabinieri, oppure semplicemente mi ha fatto
telefonate piccate lamentandosi di certe mie frasi, dette, lo ribadisco, sempre
in buona fede. Per tacere delle minacce di morte e delle diffide da parte di avvocati. Oltre a spiegarmi tali comportamenti con la volubilità dell’animo
umano, posso immaginare che molti soggetti era la prima volta che venivano
intervistati e quindi si sono sentiti importanti e lusingati, ma poi, vedendo
nero su bianco, anzi su display, il risultato dell’intervista, si sono sentiti
minacciati da oscure conseguenze, forse entrando nella modalità del pensiero
magico.
Anche
questi episodi, che sono ben chiari nella mia mente, fanno parte del passato e
lo connotano di negatività. Sarebbe anche corretto dire che fanno parte delle
miserie umane e Giacomo Leopardi lo avevano notato quando disse che gli uomini
tollerano il male e chi lo commette, ma non accettano che qualcuno, poi, lo
descriva. Per me è anche da tenere in considerazione quanto disse Horacio Verbitsky: "Giornalismo è diffondere quello che qualcuno non vuole che si
sappia, il resto è propaganda".
Non
sono un giornalista, ma ci sto provando, oltretutto gratuitamente. Di tutte
queste ritrattazioni e pentimenti tardivi, uno in particolare mi brucia sul
piano emotivo: la rottura dell’amicizia con Mauro Della Schiava (in foto con
uno dei suoi Montagna). Essendo molto amico dei preti, di certi preti a suo
dire emancipati, un giorno mi raccontò di come uno di essi fosse finito sotto
processo per un ammanco di denaro. Non volle dirmi il nome e subito si pentì di
avermene parlato. Se non che, sul Messaggero Veneto, di tale incauto sacerdote
finito agli arresti domiciliari, c’era nome, cognome e patronimico e siccome io
sono testardo e puntiglioso, l’articolo lo scrissi lo stesso. Il mio amico
Mauro se la prese con me e naturalmente non protestò con il quotidiano più
letto in Friuli. Allora - benedetta coerenza - se un giornalista professionista
lo scrive in un quotidiano letto da 600.000 persone va bene, ma se lo scrivo io
sul mio blog, letto da qualche decina di utenti, non va più bene. Da quel
giorno non ci siamo più sentiti, e sono passati molti mesi. Lui non mi ha più
cercato. Io ho fatto altrettanto.
Altro
esempio, di natura ufologica. Per un anno fui in buoni rapporti con i D’andrea padre e figlio, miei compaesani (a destra). Contemporaneamente diedi credito al
resoconto fatto dall’ufologo Chiumiento sul caso dell’alieno di Mortegliano,
capitato a Leonard D’andrea l’undici febbraio del 2012. Dopo un anno in cui
attesi inutilmente che il ricercatore di Porcia facesse i nomi degli altri
testimoni dell’IR3, incontrai due giovani, in tempi diversi l’uno dall’altro,
che dicevano di essere passati per la famosa rotonda alla stessa ora e di non
aver visto niente di strano. A quel punto avevo due persone fisiche che testimoniavano
contro e una, Leonard, che testimoniava a favore. La matematica non è
un’opinione e io non fui più disposto a farmi prendere in giro. Chiumiento mi
cancellò dalle amicizie Facebook, e i D’andrea, se li incontro per strada o al
supermercato, si voltano dall’altra parte.
Se
vogliamo parlare ancora della sfera emotiva, ci sono ancora due persone che mi
lascio alle spalle e che siccome tutti noi “si sta come d’autunno sugli alberi
le foglie”, non so se rivedrò ancora in vita: mia madre di 89 anni e la cagnetta
Pupetta di anni 4 (a sinistra). Qui non si può non essere che fatalisti e
accettare ciò che ha in serbo per noi la Divina Provvidenza. Mia madre
fisicamente è a posto, grazie al fatto di non aver mai bevuto alcolici, né
fumato sigarette in vita sua e grazie alla molta frutta che mangia attualmente,
mentre la mia cagnina è forse tendenzialmente obesa, ma la sua giovane età
dovrebbe consentirle di vivere ancora qualche anno. I cani però, anche quelli
di proprietà, sono soggetti al capriccio degli esseri umani, di cui tutti noi
abbiamo sperimentato l’inaffidabilità. Se per ipotesi mia madre dovesse venire
a mancare mentre sono in Madagascar, avrebbe qualcuno che si occupa di lei per
il suo ultimo viaggio, ma chi si occuperebbe di Pupetta? Della mentalità giudaico-cristiana,
connotata di marcato specismo, ne so abbastanza per essere preoccupato in caso
dovesse verificarsi una tale funesta evenienza. I cattolici in particolare si sentono
offesi se qualcuno mostra più benevolenza agli animali che ai “cristiani”. Il Papa
non fa che ribadirlo continuamente nelle sue vomitomelie. E ai bravi
“cristiani” non gli par vero di sentire ribaditi i propri pregiudizi specisti.
Su
mia madre (a destra), vorrei spendere ancora due parole perché anche lei come
milioni di altri terrestri è vittima di BigPharma. Molti anni fa le tolsero la
cistifellea, rendendola schiava a vita dei medicinali, che è lo scopo di molte
operazioni chirurgiche e altri trattamenti, prevalentemente di natura
psicologica. Ora che ha l’alzheimer, quelle che io credevo fossero solo
fissazioni nevrotiche si sono acuite e farla mangiare in modo variato è un
affar serio. Questo sì, questo no, quest’altro non posso! Al mio posto, a
sottoporre a dura prova la pazienza, verrà una badante italiana, fatto anomalo
rispetto alla maggior parte delle badanti che sono slave, iscritta nelle
graduatorie dell’ufficio per l’impiego.
Poiché
il futuro è l’ammaliatore di tutti gli esseri umani ed è intrinsecamente
speranzoso, ritengo che al mio ritorno troverò sia mia madre che la cagnetta,
ma quest’ultima mi metterà il broncio come fece nel dicembre scorso, mentre mia
madre riprenderà a tartassarmi i recettori della sopportazione come prevede la
sua malattia. E un po’ anche il suo carattere. Dopo di che potrò riprendere il
rapporto virtuale con i miei affezionati lettori, interrotto per tre mesi, pubblicando regolarmente sul blog, cosa
che mi dà forse le maggiori soddisfazioni nella vita. Va tenuto conto però che
tale rapporto non sarà spezzato del tutto, ma solo limitato quantitativamente.
Ho
in mente infatti di tenere un diario di viaggio il più possibile continuativo,
parlando di esperienze al limite della credibilità, come mi è successo in
passato di vivere da quelle parti, postando anche foto pertinenti. Un posto
dove gli assassini girano liberi e non finiscono in prigione è un posto dove
può capitare di tutto. Dove i poliziotti vengono fatti a pezzi da Remenabila, con
i suoi 400 ladroni e i ladri di bestiame vengono giustiziati sul posto e i loro
cadaveri dati alle fiamme dalla stessa polizia.
Non
credo che mi troverò nel bel mezzo di simili sparatorie da Far West, perché
conoscendo la mia pavida natura mi terrò ben lontano dai pericoli, ma di sicuro
verrò informato di simili episodi dalle persone, italiani residenti o indigeni,
che di tali eventi sono ghiotte. Anch’io, essendomi calato nelle vesti del
blogger, sono molto interessato a queste storie, ma l’unica volta che mi sono
trovato ad essere potenziale testimone di un tale cruento fattaccio ho dato
forfait.
Tina, la mia moglie malgascia (che vediamo qui con me il giorno delle nozze), entrò in camera e tutta eccitata mi disse: “Vieni a vedere il corpo di un ladro ucciso dalla folla! La polizia ha dato il permesso di vederlo”. In Madagascar, come anche nel resto dell’Africa, se la gente mette le mani addosso a un ladro, o presunto tale, lo lincia senza tanti complimenti. E la polizia quasi sempre lascia fare. Da noi invece le forze dell'ordine cercano di mettere in salvo il malcapitato, ma la ferocia delle masse ottuse è uguale laggiù come qui da noi, nel nostro Meridione.
Tina, la mia moglie malgascia (che vediamo qui con me il giorno delle nozze), entrò in camera e tutta eccitata mi disse: “Vieni a vedere il corpo di un ladro ucciso dalla folla! La polizia ha dato il permesso di vederlo”. In Madagascar, come anche nel resto dell’Africa, se la gente mette le mani addosso a un ladro, o presunto tale, lo lincia senza tanti complimenti. E la polizia quasi sempre lascia fare. Da noi invece le forze dell'ordine cercano di mettere in salvo il malcapitato, ma la ferocia delle masse ottuse è uguale laggiù come qui da noi, nel nostro Meridione.
Non
sono tutti così i malgasci, perché tra essi ci sono anche molte brave persone.
Uno si chiama Shalim ed è di etnia Karana, appartenendo alla minoranza araba
che da secoli ha colonizzato l’isola. L’altra etnia d’importazione è quella
cinese, ovviamente. Il signor Shalim (che vediamo qui sotto a sinistra) è proprietario dell’hotel Al Shame di Tulear e dal
2006 ho preso l’abitudine di farvi tappa. Tina mi dice che ha da poco messo il
wi-fi nel suo albergo e questo mi permetterà forse di mantenere i rapporti
virtuali con i miei utenti, visto che stavolta mi porto giù il Notebook Apple,
mentre le volte precedenti dovevo andare negli internet café.
Per
mostrargli la mia riconoscenza, tenuto conto che anche Tina in quest'ultimo periodo ha usufruito del
suo wi-fi, gli ho portato un dono: un manifesto scritto in arabo da appendere
al muro, con l'illustrazione di un libro, presumibilmente il Corano, da cui dipartono dei raggi. Il marocchino che a Udine me l’ha venduto, nel suo negozio Halal, non ha voluto tradurre la scritta, perché
la loro religione non permette che si diano le perle ai porci, ma spero che ci
sia una frase devozionale e che monsieur Shalim lo gradisca.
Insomma,
vado giù con l’intenzione di fare nuove scoperte, non solo sugli aspetti
antropologici del Madagascar, ma anche e soprattutto naturalistici: insetti, rettili e uccelli
saranno i miei compagni di avventura nei prossimi tre mesi, mentre i mammiferi saranno
più elusivi. Se capita troverò anche qualche fossile e sicuramente farò incetta
di minerali e ammoniti dai numerosi venditori che stazionano regolarmente davanti agli
alberghi. Tina spero che faccia la brava!
Un in bocca al lupo a te, a Tina e alla tua mamma!
RispondiEliminaHai dimenticato Pupetta!
EliminaSei il solito specista!
:-)
Eheh è vero, poverina... Ti porti dietro anche lei?
EliminaNo, purtroppo.
EliminaI regolamenti aerei internazionali prevedono che sotto gli 8 chili i cani possono viaggiare con i proprietari in cabina, sopra devono viaggiare nella stiva pressurizzata.
Pupetta pesa 11 chili e non me la sento di sottoporla a un simile stress, con gli addetti che buttano le valigie e i pacchi di qua e di là senza eccessiva cura.
In bocca al lupo anche da parte mia. Che la fortuna ti (vi) assista.
RispondiEliminaCiao Roberto.
Come si dice?
EliminaLa fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo!
Cercherò di camuffarmi.
Ogni volata che vai ti lamenti di che razza di popolo siano i malgasci, buzzurri, cattivi, feroci, sadici, ma se uno ci va per tante volte si vede che si trova bene.
RispondiEliminaVero, ma nel mio caso penso si tratti di vero e proprio "mal d'Africa".
EliminaUna volta che ce l'hai, sei fottuto!
:-)
Buon viaggio Roberto , anche se virtualmente rimani con noi ad informarci del tuo soggiorno ... in bocca al lupo :-)
RispondiEliminaSei il terzo che mi augura "In bocca al lupo!".
EliminaMeno male che in Madagascar non ce ne sono.
Cominciavo a preoccuparmi!
Prima di imbarcarti, Roberto, controlla bene che i serbatoi di bario e alluminio siano ben pieni... Per sciare fin laggiù, ce ne vuole!
RispondiEliminaDivertiti!
Air France non so se partecipa alle irrorazioni, ma so che trasporta macachi dalle isole Maurizio in Europa, per i laboratori di vivisezione.
EliminaPrima "L'inferno dove sono diretto" poi "Il purgatorio...." la prossima volta sarà "Il paradiso..." intanto ti auguro buon viaggio.
RispondiEliminaProprio così, mi hai letto nel pensiero.
EliminaUn grazie a te e a tutti i miei affezionati lettori.
Cercherò di non deludervi e pubblicherò le storie più incredibili che mi capiteranno a tiro.
Buon tutto Rob! :D sei un grande! :D
RispondiEliminaDa P con un pò di ritardo: buona permanenza e....goditi l'attimo. :-) ancor
RispondiElimina