giovedì 3 luglio 2014

Il purgatorio dove sono diretto


L’anno scorso a novembre, prima di partire per il Madagascar, pubblicai un articolo intitolato “L’inferno dove sono diretto”, che trattava di una mia dolorosa esperienza con una cagnetta investita da una macchina nel quartiere di Sanfily, a Tulear, e che portò Giorgio Andretta a chiedermi se per caso non fossi masochista, visto che tornavo in un luogo dove i cani randagi vengono investiti di proposito. A parte il fatto che anche in Italia ci sono automobilisti che, se di notte vedono una lepre o un gatto sulla strada, accelerano, ora sono in procinto di ritornare in Madagascar per la decima volta e il mio volo decolla il 5 luglio dal Marco Polo di Venezia. Vorrei pertanto trarre un consuntivo su ciò che mi lascio alle spalle e ciò a cui presumibilmente vado incontro. Descriverò brevemente prima il passato, essendo per sua natura prevalentemente negativo, e poi il futuro, intrinsecamente ottimista e quindi positivo.


C’è una ragione se do un taglio solenne a questo commiato ai miei affezionati lettori ed è che nei giorni seguenti al mio ritorno, che dovrebbe verificarsi il primo ottobre, si riunirà a Trieste la Camera di Consiglio, che dovrà decidere le modalità di applicazione della pena di tre anni e due mesi, passata in giudicato, per alcuni reati commessi nel 2006 e di cui sono accusato. Questo getta un’ombra sull’ottimismo del futuro e in concreto significa che, tolti i sei mesi di arresti domiciliari presofferti e altri otto per – si spera – buona condotta, sarò affidato in prova ai servizi sociali, come Berlusconi, e fra le altre imposizioni non potrò uscire dal comune di residenza per un paio d’annetti. E quindi preferisco farmi adesso questi tre mesi di Purgatorio malgascio giacché nel 2015 e 2016 il mio unico luogo d’esplorazione sarà il parco delle Risorgive di Codroipo e i terreni agricoli circostanti, ad libitum e ad nauseam.

In una data non ancora precisata del prossimo autunno dovrò quindi recarmi a Trieste insieme al mio avvocato Lucio Calligaris (che vediamo in foto) per ascoltare le prescrizioni giudiziarie che mi vincoleranno nel paesello natio. Non sarà un dramma e sicuramente è meglio che finire in carcere. Su cosa io abbia commesso nel 2006 vi rimando alla lettura di “Encefalogramma piatto”, penultimo libro che ho scritto, prima di “Il più antico mestiere del Madagascar”. Poi ho aperto il blog che state frequentando e le mie energie psichiche sono confluite lì.
Il mio blog, a differenza dei libri, si è rivelato molto più vivace e, ovviamente, interattivo, ma mi ha portato anche a conseguenze negative riguardo i rapporti personali. Ci sono state persone che li hanno interrotti con me perché avevo parlato di loro, benché mi fossi sempre premurato di ottenerne l’autorizzazione a divulgare certe informazioni. Uno si è messo a piangere al telefono dicendomi che il mio articolo aveva messo in pericolo di morte un suo confidente militare. C’è stato chi mi ha scongiurato di cancellare interi articoli, chi mi ha minacciato di rivolgersi ai carabinieri, oppure semplicemente mi ha fatto telefonate piccate lamentandosi di certe mie frasi, dette, lo ribadisco, sempre in buona fede. Per tacere delle minacce di morte e delle diffide da parte di avvocati. Oltre a spiegarmi tali comportamenti con la volubilità dell’animo umano, posso immaginare che molti soggetti era la prima volta che venivano intervistati e quindi si sono sentiti importanti e lusingati, ma poi, vedendo nero su bianco, anzi su display, il risultato dell’intervista, si sono sentiti minacciati da oscure conseguenze, forse entrando nella modalità del pensiero magico.

Anche questi episodi, che sono ben chiari nella mia mente, fanno parte del passato e lo connotano di negatività. Sarebbe anche corretto dire che fanno parte delle miserie umane e Giacomo Leopardi lo avevano notato quando disse che gli uomini tollerano il male e chi lo commette, ma non accettano che qualcuno, poi, lo descriva. Per me è anche da tenere in considerazione quanto disse Horacio Verbitsky: "Giornalismo è diffondere quello che qualcuno non vuole che si sappia, il resto è propaganda".

Non sono un giornalista, ma ci sto provando, oltretutto gratuitamente. Di tutte queste ritrattazioni e pentimenti tardivi, uno in particolare mi brucia sul piano emotivo: la rottura dell’amicizia con Mauro Della Schiava (in foto con uno dei suoi Montagna). Essendo molto amico dei preti, di certi preti a suo dire emancipati, un giorno mi raccontò di come uno di essi fosse finito sotto processo per un ammanco di denaro. Non volle dirmi il nome e subito si pentì di avermene parlato. Se non che, sul Messaggero Veneto, di tale incauto sacerdote finito agli arresti domiciliari, c’era nome, cognome e patronimico e siccome io sono testardo e puntiglioso, l’articolo lo scrissi lo stesso. Il mio amico Mauro se la prese con me e naturalmente non protestò con il quotidiano più letto in Friuli. Allora - benedetta coerenza - se un giornalista professionista lo scrive in un quotidiano letto da 600.000 persone va bene, ma se lo scrivo io sul mio blog, letto da qualche decina di utenti, non va più bene. Da quel giorno non ci siamo più sentiti, e sono passati molti mesi. Lui non mi ha più cercato. Io ho fatto altrettanto.

Altro esempio, di natura ufologica. Per un anno fui in buoni rapporti con i D’andrea padre e figlio, miei compaesani (a destra). Contemporaneamente diedi credito al resoconto fatto dall’ufologo Chiumiento sul caso dell’alieno di Mortegliano, capitato a Leonard D’andrea l’undici febbraio del 2012. Dopo un anno in cui attesi inutilmente che il ricercatore di Porcia facesse i nomi degli altri testimoni dell’IR3, incontrai due giovani, in tempi diversi l’uno dall’altro, che dicevano di essere passati per la famosa rotonda alla stessa ora e di non aver visto niente di strano. A quel punto avevo due persone fisiche che testimoniavano contro e una, Leonard, che testimoniava a favore. La matematica non è un’opinione e io non fui più disposto a farmi prendere in giro. Chiumiento mi cancellò dalle amicizie Facebook, e i D’andrea, se li incontro per strada o al supermercato, si voltano dall’altra parte.

Se vogliamo parlare ancora della sfera emotiva, ci sono ancora due persone che mi lascio alle spalle e che siccome tutti noi “si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”, non so se rivedrò ancora in vita: mia madre di 89 anni e la cagnetta Pupetta di anni 4 (a sinistra). Qui non si può non essere che fatalisti e accettare ciò che ha in serbo per noi la Divina Provvidenza. Mia madre fisicamente è a posto, grazie al fatto di non aver mai bevuto alcolici, né fumato sigarette in vita sua e grazie alla molta frutta che mangia attualmente, mentre la mia cagnina è forse tendenzialmente obesa, ma la sua giovane età dovrebbe consentirle di vivere ancora qualche anno. I cani però, anche quelli di proprietà, sono soggetti al capriccio degli esseri umani, di cui tutti noi abbiamo sperimentato l’inaffidabilità. Se per ipotesi mia madre dovesse venire a mancare mentre sono in Madagascar, avrebbe qualcuno che si occupa di lei per il suo ultimo viaggio, ma chi si occuperebbe di Pupetta? Della mentalità giudaico-cristiana, connotata di marcato specismo, ne so abbastanza per essere preoccupato in caso dovesse verificarsi una tale funesta evenienza. I cattolici in particolare si sentono offesi se qualcuno mostra più benevolenza agli animali che ai “cristiani”. Il Papa non fa che ribadirlo continuamente nelle sue vomitomelie. E ai bravi “cristiani” non gli par vero di sentire ribaditi i propri pregiudizi specisti.

Su mia madre (a destra), vorrei spendere ancora due parole perché anche lei come milioni di altri terrestri è vittima di BigPharma. Molti anni fa le tolsero la cistifellea, rendendola schiava a vita dei medicinali, che è lo scopo di molte operazioni chirurgiche e altri trattamenti, prevalentemente di natura psicologica. Ora che ha l’alzheimer, quelle che io credevo fossero solo fissazioni nevrotiche si sono acuite e farla mangiare in modo variato è un affar serio. Questo sì, questo no, quest’altro non posso! Al mio posto, a sottoporre a dura prova la pazienza, verrà una badante italiana, fatto anomalo rispetto alla maggior parte delle badanti che sono slave, iscritta nelle graduatorie dell’ufficio per l’impiego.

Poiché il futuro è l’ammaliatore di tutti gli esseri umani ed è intrinsecamente speranzoso, ritengo che al mio ritorno troverò sia mia madre che la cagnetta, ma quest’ultima mi metterà il broncio come fece nel dicembre scorso, mentre mia madre riprenderà a tartassarmi i recettori della sopportazione come prevede la sua malattia. E un po’ anche il suo carattere. Dopo di che potrò riprendere il rapporto virtuale con i miei affezionati lettori, interrotto per tre mesi, pubblicando regolarmente sul blog, cosa che mi dà forse le maggiori soddisfazioni nella vita. Va tenuto conto però che tale rapporto non sarà spezzato del tutto, ma solo limitato quantitativamente.

Ho in mente infatti di tenere un diario di viaggio il più possibile continuativo, parlando di esperienze al limite della credibilità, come mi è successo in passato di vivere da quelle parti, postando anche foto pertinenti. Un posto dove gli assassini girano liberi e non finiscono in prigione è un posto dove può capitare di tutto. Dove i poliziotti vengono fatti a pezzi da Remenabila, con i suoi 400 ladroni e i ladri di bestiame vengono giustiziati sul posto e i loro cadaveri dati alle fiamme dalla stessa polizia.

Non credo che mi troverò nel bel mezzo di simili sparatorie da Far West, perché conoscendo la mia pavida natura mi terrò ben lontano dai pericoli, ma di sicuro verrò informato di simili episodi dalle persone, italiani residenti o indigeni, che di tali eventi sono ghiotte. Anch’io, essendomi calato nelle vesti del blogger, sono molto interessato a queste storie, ma l’unica volta che mi sono trovato ad essere potenziale testimone di un tale cruento fattaccio ho dato forfait

Tina, la mia moglie malgascia (che vediamo qui con me il giorno delle nozze), entrò in camera e tutta eccitata mi disse: “Vieni a vedere il corpo di un ladro ucciso dalla folla! La polizia ha dato il permesso di vederlo”. In Madagascar, come anche nel resto dell’Africa, se la gente mette le mani addosso a un ladro, o presunto tale, lo lincia senza tanti complimenti. E la polizia quasi sempre lascia fare. Da noi invece le forze dell'ordine cercano di mettere in salvo il malcapitato, ma la ferocia delle masse ottuse è uguale laggiù come qui da noi, nel nostro Meridione.
Non sono tutti così i malgasci, perché tra essi ci sono anche molte brave persone. Uno si chiama Shalim ed è di etnia Karana, appartenendo alla minoranza araba che da secoli ha colonizzato l’isola. L’altra etnia d’importazione è quella cinese, ovviamente. Il signor Shalim (che vediamo qui sotto a sinistra) è proprietario dell’hotel Al Shame di Tulear e dal 2006 ho preso l’abitudine di farvi tappa. Tina mi dice che ha da poco messo il wi-fi nel suo albergo e questo mi permetterà forse di mantenere i rapporti virtuali con i miei utenti, visto che stavolta mi porto giù il Notebook Apple, mentre le volte precedenti dovevo andare negli internet café.

Per mostrargli la mia riconoscenza, tenuto conto che anche Tina in quest'ultimo periodo ha usufruito del suo wi-fi, gli ho portato un dono: un manifesto scritto in arabo da appendere al muro, con l'illustrazione di un libro, presumibilmente il Corano, da cui dipartono dei raggi. Il marocchino che a Udine me l’ha venduto, nel suo negozio Halal,  non ha voluto tradurre la scritta, perché la loro religione non permette che si diano le perle ai porci, ma spero che ci sia una frase devozionale e che monsieur Shalim lo gradisca.

Insomma, vado giù con l’intenzione di fare nuove scoperte, non solo sugli aspetti antropologici del Madagascar, ma anche e soprattutto naturalistici: insetti, rettili e uccelli saranno i miei compagni di avventura nei prossimi tre mesi, mentre i mammiferi saranno più elusivi. Se capita troverò anche qualche fossile e sicuramente farò incetta di minerali e ammoniti dai numerosi venditori che stazionano regolarmente davanti agli alberghi. Tina spero che faccia la brava!


16 commenti:

  1. Un in bocca al lupo a te, a Tina e alla tua mamma!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hai dimenticato Pupetta!

      Sei il solito specista!


      :-)

      Elimina
    2. Eheh è vero, poverina... Ti porti dietro anche lei?

      Elimina
    3. No, purtroppo.

      I regolamenti aerei internazionali prevedono che sotto gli 8 chili i cani possono viaggiare con i proprietari in cabina, sopra devono viaggiare nella stiva pressurizzata.

      Pupetta pesa 11 chili e non me la sento di sottoporla a un simile stress, con gli addetti che buttano le valigie e i pacchi di qua e di là senza eccessiva cura.

      Elimina
  2. In bocca al lupo anche da parte mia. Che la fortuna ti (vi) assista.
    Ciao Roberto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come si dice?

      La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo!

      Cercherò di camuffarmi.

      Elimina
  3. Ogni volata che vai ti lamenti di che razza di popolo siano i malgasci, buzzurri, cattivi, feroci, sadici, ma se uno ci va per tante volte si vede che si trova bene.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vero, ma nel mio caso penso si tratti di vero e proprio "mal d'Africa".

      Una volta che ce l'hai, sei fottuto!

      :-)

      Elimina
  4. Buon viaggio Roberto , anche se virtualmente rimani con noi ad informarci del tuo soggiorno ... in bocca al lupo :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sei il terzo che mi augura "In bocca al lupo!".

      Meno male che in Madagascar non ce ne sono.

      Cominciavo a preoccuparmi!

      Elimina
  5. Prima di imbarcarti, Roberto, controlla bene che i serbatoi di bario e alluminio siano ben pieni... Per sciare fin laggiù, ce ne vuole!

    Divertiti!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Air France non so se partecipa alle irrorazioni, ma so che trasporta macachi dalle isole Maurizio in Europa, per i laboratori di vivisezione.

      Elimina
  6. Prima "L'inferno dove sono diretto" poi "Il purgatorio...." la prossima volta sarà "Il paradiso..." intanto ti auguro buon viaggio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Proprio così, mi hai letto nel pensiero.

      Un grazie a te e a tutti i miei affezionati lettori.

      Cercherò di non deludervi e pubblicherò le storie più incredibili che mi capiteranno a tiro.

      Elimina
  7. Da P con un pò di ritardo: buona permanenza e....goditi l'attimo. :-) ancor

    RispondiElimina