In
un reportage precedente ho fatto cenno alla bambina morsa al volto da un
alika masiaka, un cane cattivo.
Ho anche scritto che lo avrebbero ucciso, come infatti è avvenuto il giorno dopo.
Senonché Tina mi ha spiegato che la cagna, perché di una femmina si trattava,
era diventata cattiva perché per troppe volte le avevano sottratto i figli per
venderli come cani guardiani, ma poi ha anche aggiunto che era diventata
cattiva per colpa della romotsy,
malattia che, dalla descrizione, ho identificato come rogna. Le due ipotesi non
sono consequenziali, ma nemmeno si escludono a vicenda. Fatto sta che durante
la mia prima notte passata ad Ambolanahomby, nel silenzio notturno, sentivo
cuccioli di pochi giorni piangere come se stessero chiamando la madre. Tina mi
ha lasciato credere che il padrone del cane morsicatore avesse eseguito la
condanna a morte per lesa maestà nonostante ci fossero cuccioli da crescere e
alla mia allibita domanda su chi desse ora da mangiare ai cuccioli con la mamma
morta, Tina mi ha risposto che li avrebbero buttati sulla strada, in un fosso
insieme all’immondizia. Ciò ha aggiunto turbamento al turbamento, poiché non
accettandomi le banche la carta di credito non so se riuscirò ad arrivare alla
fine di settembre, anche se in Italia non mi sono lasciato dietro un deserto
affettivo, sul piano delle amicizie, e penso di poter contare su qualcuno.
Ogni
volta che, insonne per le punture delle zanzare, cercavo di pensare ad altro,
chiedendomi se i malgasci potessero essere così “bestie” da uccidere una madre
che sta allattando, quando nemmeno i nostri brutali cacciatori lo fanno, ecco
che sentivo nell’etere notturno il lamento del cuccioletto e lo interpretavo
come una richiesta d’aiuto.
Oltretutto,
Tina mi proibisce di intervenire portando cibo ai cani del quartiere perché si
vergogna di aver sposato un vazaha
deficiente, dal suo punto di vista e da quello della sua comunità, né tanto
meno mi permetterebbe di portare cani nel cortile di casa sua, siano essi
cuccioli o adulti.
La
mattina dopo, giovedì 24 luglio, il colpo di scena: dopo i ricorrenti
turbamenti notturni dovuti al senso d’impotenza e all’inevitabile condanna a
morte che aspettava anche i cuccioli, susseguente a quella già eseguita della
loro madre, ecco l’uscita dal tunnel dell’angoscia. Dall’interno
dell’abitazione sento Tina parlare con delle persone attraverso lo steccato che
funge da recinto e dopo un po’ entra in casa e mi dice: “I cuccioli che sentivi
stanotte non sono della cagna uccisa, ma di un’altra e non si tratta del mio
vicino antipatico, con cui non parlo, ma di un altro simpatico”.
Resto
senza parole! Tutta l’amarezza e la tristezza provate, tutte le elucubrazioni e
i piani d’intervento ipotizzati, con la possibile reazione negativa del padrone
del cane mordace, oltre alla certa reazione negativa di mia moglie altrettanto
mordace, svaniti in un istante come una bolla di sapone che scoppia.
Così
chiedo a Tina di farmi vedere il cucciolo, che in realtà sono due, e con loro
c’era la loro madre, con tanto di mammelle pendule. Il ragazzo che ne è
proprietario gli dà poco da mangiare, giacché, come tutti i malgasci, pensa che
i cani, pur vivendo nel cortile di casa, debbano andare a cercarsi il cibo da
soli, come fanno capre, galline e altro pollame. Per tale ragione, poiché con
quel ragazzo confinante Tina non ha litigato, mi ha anche autorizzato a portare
mofo e ronono, pane e latte, ai due cuccioli e alla loro madre.
Ogni volta che vengo in Madagascar, i cani sono la mia croce, senza esserne
nemmeno la delizia. Pensando alla notte di inutili turbamenti appena trascorsa,
è proprio il caso di riconoscere che ciascuno di noi si crea la propria realtà.
Sono dei selvaggi, è inutile trovare scuse, ma anche da noi, italiani e non malgasci, non mancano individui miserabili che vivono da bruti.
RispondiEliminaNon scuso né i malgasci né gli occidentali, mi fanno orrore entrambe, e non so come la tua sensibilità possa sopportare tanto, dato che li vedi giorno per giorno, proprio non capisco perché andare a cercarsi l'inferno altrove, non ti basta quello nostrano?
La tua è un'ottima domanda, che presuppone risposte di tipo psicanalitico e che mi era già stata fatta da Giorgio Andretta.
EliminaIl quale parlava senza mezzi termini di "masochismo" da parte mia, reiterando viaggi in uno dei tanti inferni, per gli animali, su questo pianeta.
La cosa peggiore è che la mie eventuali valenze educative nei confronti dei malgasci hanno scarsa incidenza. Figurati che non riesco a.......educare nemmeno mia moglie, nonostante sia già stata in Italia con me e abbia visto come i cani vengono trattati, rispetto a quelli che vivono in Madagascar.
I cani sono secondo me il punto di attrito e di mediazione tra l'uomo e gli altri animali, una specie di ambasciatori del mondo animale presso di noi.