Di
ritorno dalla visita ad Aimone Del Ponte, siamo venuti a sapere che una
vicina di casa di nome Soary e di etnia Masikoro era entrata come una furia nel
cortile armata di coltello, per aggredire Tina, profferendo brutte parole al suo indirizzo. Il
fratellastro di Tina che vive nello stesso cortile e svolge funzioni di
guardiano, Zainoly, l’ha mandata via dicendole che non aveva l’autorizzazione
ad essere lì. Era successo che la figlia di Soary, Masany, aveva litigato con
la coetanea Annika, (in foto) figlia di Tina e le aveva fatto un graffio sul
braccio. L’undicenne Annika aveva risposto con un ceffone e Masany era andata a
piangere da sua madre. Da lì, la reazione istintiva della donna di andare a
cercare Tina per continuare la lite che era stata cominciata dalle due bambine.
Tale la madre, tale la figlia, si potrebbe dire. Forse inconsciamente, mossa
dall’invidia verso la compaesana che è riuscita a sposare un vazaha e conoscendo il caratteraccio di Tina, sperava che
quest’ultima reagisse alla sua provocazione, in modo da poterla denunciare. A
pagare, ovviamente, sarebbe stato il sottoscritto, per un litigio cominciato da
una bambina.
Per
fortuna, non eravamo a casa. Saputa la cosa da Zainoly, mi sono molto
raccomandato con Tina affinché, nel caso la donna fosse tornata alla carica, di
mantenere i nervi saldi e di non accettare provocazioni. C’è una vecchia
ruggine fra le due donne, ma sembra che Soary abbia un carattere
particolarmente litigioso, per sua natura. Infatti, porta ancora sul labbro la
cicatrice di un morso ricevuto tre anni fa da una ragazza con cui stava facendo
a botte, la quale, come estrema difesa, le diede un morso sulla bocca. Gesto
arcaico per il quale è passato alla storia anche Mike Tyson, durante un
combattimento con un altro pugile, solo che in quel caso si trattava di un
orecchio.
La
sera stessa Tina ebbe un consulto con un parente anziano, una specie di
consigliere spirituale. E la mattina dopo anch’io li ho accompagnati al
commissariato, per sporgere denuncia contro Soary per violazione di domicilio e
ingiurie. Io ho aspettato fuori e ho visto diverse volte Tina uscire
dall’ufficio e attraversare la strada per andare a comprare i fogli di
protocollo su cui stendere la denuncia. Evidentemente, lo Stato non passa abbastanza
fondi alla sua polizia. Senonché, tra una pausa e l’altra, ho sentito più di
una volta Tina ridere con i suoi amici poliziotti (in Madagascar è molto utile
avere amici poliziotti) e tutta la faccenda mi sembrava più una sceneggiata che
una cosa seria.
A
un certo punto, pagando il taxista di tasca sua, cioè mia, Tina ha accompagnato
due gendarmi nel quartiere di Soary, per prelevarla a forza. La donna non ha
opposto resistenza ed è andata con loro in ufficio per farsi interrogare. E’
stato lasciato a Tina di decidere l’ammontare della somma con cui intendeva
farsi risarcire dei due reati e non c’è stato bisogno di scomodare un giudice.
Tina ha voluto strafare, pur sapendo che Soary è povera, vende dolciumi in un
chioschetto, mentre suo marito ripara biciclette. Ha chiesto 400.000 ariary,
pari a 125 euro. La famiglia di Soary era sconcertata, per l’ennesimo colpo di
testa della giovane donna, che fra l’altro ha sei figli da mantenere. Il
fokontany, il capo del villaggio, ha convocato un’assemblea. Io non vi ho
partecipato perché sono andato a fare la siesta come mia consuetudine, ma a un
certo punto, verso le tre del pomeriggio, sono stato svegliato da un belato
insistente, molto vicino, che mi ha fatto venire un tuffo al cuore pensando a
quello che mi è successo anni fa nel cortile di Madame Fleurette.
Esco
in cortile e lei era lì, belante e spaventata. Chiedo a Tina, con una faccia
sconvolta che deve averla impressionata al punto giusto: “Perché mi fai
questo?”. Glielo chiedo più volte. Tina, ridendo imbarazzata, mi dice che i
parenti di Soary volevano chiedere scusa, ma essendo poveri le hanno dato solo
10.000 ariary e quella pecora, perché così vogliono le loro tradizioni. Tina
voleva venderla e ricavarne circa 30.000 ariary, ma io l’ho incalzata
chiedendole: “Lo sai che sono animalista! Perché l’hai accettata? Come posso
portarti in Italia se ti comporti in modo selvaggio?”.
Ubi
major, minor cessat, alla fine ha
chiamato un bambino che l’ha riportata indietro, rimettendola nel suo gregge.
Sono animali gregari e da soli si sentono in pericolo. Quella povera creatura
che fu assassinata da Madame Fleurette, in nome delle loro superstizioni, belò
tutta la notte prima di morire nel suo sangue. Loro non lo sospettano, ma
litigiosità e aggressività hanno probabilmente una relazione con il consumo di
carne e con l’ingiustizia primaria consistente nel togliere la vita ad animali
innocenti. Non lo hanno mai saputo, non lo sanno e non lo sapranno mai. Così
continueranno a strumentalizzare la Giustizia per delle “cacate di mosca”, per spaventarsi
gli uni gli altri, obbligandosi vicendevolmente a sborsare denaro. Una volta
corre il cane, una volta corre la lepre, dice un antico proverbio. A noi era successo a Mahajanga e a denunciarci era stato un taxista. E’ la ruota della vita,
oggi a te, domani ancora a te, di sopruso in sopruso.
Povera
umanità!
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