giovedì 31 luglio 2014

Non c’è pace fra i fichi d’india



Di ritorno dalla visita ad Aimone Del Ponte, siamo venuti a sapere che una vicina di casa di nome Soary e di etnia Masikoro era entrata come una furia nel cortile armata di coltello, per aggredire Tina, profferendo brutte parole al suo indirizzo. Il fratellastro di Tina che vive nello stesso cortile e svolge funzioni di guardiano, Zainoly, l’ha mandata via dicendole che non aveva l’autorizzazione ad essere lì. Era successo che la figlia di Soary, Masany, aveva litigato con la coetanea Annika, (in foto) figlia di Tina e le aveva fatto un graffio sul braccio. L’undicenne Annika aveva risposto con un ceffone e Masany era andata a piangere da sua madre. Da lì, la reazione istintiva della donna di andare a cercare Tina per continuare la lite che era stata cominciata dalle due bambine. Tale la madre, tale la figlia, si potrebbe dire. Forse inconsciamente, mossa dall’invidia verso la compaesana che è riuscita a sposare un vazaha e conoscendo il caratteraccio di Tina, sperava che quest’ultima reagisse alla sua provocazione, in modo da poterla denunciare. A pagare, ovviamente, sarebbe stato il sottoscritto, per un litigio cominciato da una bambina.


Per fortuna, non eravamo a casa. Saputa la cosa da Zainoly, mi sono molto raccomandato con Tina affinché, nel caso la donna fosse tornata alla carica, di mantenere i nervi saldi e di non accettare provocazioni. C’è una vecchia ruggine fra le due donne, ma sembra che Soary abbia un carattere particolarmente litigioso, per sua natura. Infatti, porta ancora sul labbro la cicatrice di un morso ricevuto tre anni fa da una ragazza con cui stava facendo a botte, la quale, come estrema difesa, le diede un morso sulla bocca. Gesto arcaico per il quale è passato alla storia anche Mike Tyson, durante un combattimento con un altro pugile, solo che in quel caso si trattava di un orecchio.

La sera stessa Tina ebbe un consulto con un parente anziano, una specie di consigliere spirituale. E la mattina dopo anch’io li ho accompagnati al commissariato, per sporgere denuncia contro Soary per violazione di domicilio e ingiurie. Io ho aspettato fuori e ho visto diverse volte Tina uscire dall’ufficio e attraversare la strada per andare a comprare i fogli di protocollo su cui stendere la denuncia. Evidentemente, lo Stato non passa abbastanza fondi alla sua polizia. Senonché, tra una pausa e l’altra, ho sentito più di una volta Tina ridere con i suoi amici poliziotti (in Madagascar è molto utile avere amici poliziotti) e tutta la faccenda mi sembrava più una sceneggiata che una cosa seria.

A un certo punto, pagando il taxista di tasca sua, cioè mia, Tina ha accompagnato due gendarmi nel quartiere di Soary, per prelevarla a forza. La donna non ha opposto resistenza ed è andata con loro in ufficio per farsi interrogare. E’ stato lasciato a Tina di decidere l’ammontare della somma con cui intendeva farsi risarcire dei due reati e non c’è stato bisogno di scomodare un giudice. Tina ha voluto strafare, pur sapendo che Soary è povera, vende dolciumi in un chioschetto, mentre suo marito ripara biciclette. Ha chiesto 400.000 ariary, pari a 125 euro. La famiglia di Soary era sconcertata, per l’ennesimo colpo di testa della giovane donna, che fra l’altro ha sei figli da mantenere. Il fokontany, il capo del villaggio, ha convocato un’assemblea. Io non vi ho partecipato perché sono andato a fare la siesta come mia consuetudine, ma a un certo punto, verso le tre del pomeriggio, sono stato svegliato da un belato insistente, molto vicino, che mi ha fatto venire un tuffo al cuore pensando a quello che mi è successo anni fa nel cortile di Madame Fleurette.

Esco in cortile e lei era lì, belante e spaventata. Chiedo a Tina, con una faccia sconvolta che deve averla impressionata al punto giusto: “Perché mi fai questo?”. Glielo chiedo più volte. Tina, ridendo imbarazzata, mi dice che i parenti di Soary volevano chiedere scusa, ma essendo poveri le hanno dato solo 10.000 ariary e quella pecora, perché così vogliono le loro tradizioni. Tina voleva venderla e ricavarne circa 30.000 ariary, ma io l’ho incalzata chiedendole: “Lo sai che sono animalista! Perché l’hai accettata? Come posso portarti in Italia se ti comporti in modo selvaggio?”.

Ubi major, minor cessat, alla fine ha chiamato un bambino che l’ha riportata indietro, rimettendola nel suo gregge. Sono animali gregari e da soli si sentono in pericolo. Quella povera creatura che fu assassinata da Madame Fleurette, in nome delle loro superstizioni, belò tutta la notte prima di morire nel suo sangue. Loro non lo sospettano, ma litigiosità e aggressività hanno probabilmente una relazione con il consumo di carne e con l’ingiustizia primaria consistente nel togliere la vita ad animali innocenti. Non lo hanno mai saputo, non lo sanno e non lo sapranno mai. Così continueranno a strumentalizzare la Giustizia per delle “cacate di mosca”, per spaventarsi gli uni gli altri, obbligandosi vicendevolmente a sborsare denaro. Una volta corre il cane, una volta corre la lepre, dice un antico proverbio. A noi era successo a Mahajanga e a denunciarci era stato un taxista. E’ la ruota della vita, oggi a te, domani ancora a te, di sopruso in sopruso.
Povera umanità! 

Nessun commento:

Posta un commento