sabato 19 luglio 2014

La mia barbona



Anni fa a qualcuno in Italia venne l’idea di lanciare uno slogan: “Adotta un anziano!”. Non so se furono i Verdi o qualche agenzia umanitaria governativa. Di fatto, non so quali effetti pratici abbia avuto. Nel mio piccolo io l’ho fatto con Jeannette, che vediamo qui in foto e di cui mi sono già occupato. Non ho molto da dire sul suo conto, perché ho già spiegato che la mia guida e interprete, nonché moglie legittima su suolo malgascio, non si dimostra molto collaborativa con me per motivi di repulsione verso cani e barboni. Quindi non so quanti anni Jeannette abbia, né a quale etnia appartenga. Qui a Fianarantsoa sono Betsileo, ma le etnie non sono sempre ermeticamente omogenee e quindi la mia barbona potrebbe avere origini diverse. La differenza tra lei e Titiny, che ho conosciuto davanti al Pavillon de jade, è che Jeannette, caso più unico che raro in Madagascar, non trova repellenti i cani e ci dorme assieme nel suo tugurio. Purtroppo, anche stavolta l’ho trovata ubriaca e quando Tina, tenendosi a debita distanza, le ha chiesto spiegazioni, Jeannette ha mostrato una bottiglietta di plastica con un fondo di toakagasy e si è giustificata dicendo che quella è la sua medicina.


Del resto, in un certo senso ha ragione (come affrontare la durezza del vivere senza un po’ di lubrificante?) e anche i nostri barboni hanno un rapporto amichevole e continuativo con l’alcol. Io e Tina abbiamo discusso a lungo se fosse il caso di comprarle una coperta per difendersi dal freddo notturno. Interrogata in merito, Jeannette ha detto che ne aveva una ma che la settimana scorsa gliel’hanno rubata. Sappiamo purtroppo che tutte le bacinelle che ho comprato finora, per mettervi pane spezzato e latte per i suoi cani, sono state da lei vendute per comprare il rhum e probabilmente con una coperta nuova di zecca, anziché tenerla per sé, la rivenderebbe per la stessa ragione.

Quindi abbiamo optato per un giubbotto. Poi, se deciderà di vendere anche quello, saranno affari suoi e dovrà patire il freddo dell’inverno degli altipiani. Finora le abbiamo dato un chilo di riso e due pacchi di biscotti, ma siccome ci fermeremo fino a domani 20 luglio, più tardi vado ad espletare il mio solito rituale della distribuzione di pane e latte agli alika, i cani, attirandomi come di consueto l’attenzione di passanti ed altri barboni. Per i bimbi katramine ho già pronti i biscotti. Non vorrei che si dicesse che il vazaha pensa solo ai cani e non pensa ai bambini, come capita regolarmente in questi casi, sia in Italia che altrove.

Se dipendesse da me li toglierei tutti dalla strada, cani e barboni, ma io non mi chiamo Zanahary, e nemmeno Hery, attuale presidente della Repubblica malgascia. Il primo forse non esiste, o forse è morto come diceva Nietzsche, il secondo sì, ma come tutti gli uomini di potere preferisce arricchire se stesso e la sua famiglia piuttosto che il suo popolo, come da che mondo è mondo hanno sempre fatto tutti i presidenti di repubblica, i monarchi, i papi e gl’imperatori, perché questa è la natura umana e un potente che voglia veramente bene al proprio popolo è raro tanto quanto un turista che voglia bene ai barboni e ai loro cani.
Perché non mi hanno eletto presidente del Madagascar? 

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