giovedì 10 luglio 2014

Randagi a due e quattro zampe



Questa donna si chiama Arlala ed è ospitata dallo zio di Tina nel suo cortile dotato di fontanella e tettoia, in cambio del lavoro di guardiano. Non ha una storia felice da raccontare. Perse una figlia piccolina in modo atroce, come racconterò fra poco e una madre in un modo altrettanto atroce, mentre a suo padre un autobus cittadino schiacciò un piede poiché dormiva, ubriaco, sul marciapiede del quartiere di Ambatonakanga. Anche la vecchia madre era ubriaca quando una notte, un agente di securité, come ce ne sono tanti a Tanà davanti a banche e grossi negozi, la uccise a calci e pugni. Spesso capita infatti che gli ubriachi diventino molesti e aggressivi e incontrino persone che non hanno la necessaria pazienza di sopportarli. Se poi vanno ad infastidire sbirri o altri umanoidi in divisa, c’è rischio che ci lascino le penne, come capitò a quella povera vecchia barbona. Per il cui omicidio nessuno finì in prigione. 


La bambina, invece, avrà avuto cinque o sei anni, ma era già stata istruita dalla madre ad avvicinarsi alle macchine che sotto il tunnel di Ambatonakanga rallentano e si fermano a causa dei normali imbottigliamenti quotidiani. Poiché non tutti i conducenti badano ai katramine che giostrano tra le macchine e siccome c’è da vincere la concorrenza degli altri bambini mendicanti, a chi arriva primo all’auto dalla parte del guidatore, la piccola fece un passo falso - e fatale - e venne schiacciata da un’auto in arrivo o da una che si era appena messa in movimento e il cui conducente non l’aveva vista. Pure in questo caso, considerata anche la non volontarietà del gesto, nessuno finì sotto processo. E’ facile immaginare la disperazione di Arlala quando le comunicarono la morte della bambina e per una donna costretta a mandare la figlia a mendicare per commuovere gli automobilisti, dev’essere stata davvero dura.

Come ormai si sarà capito, sia i cani randagi che i katramine devono lottare per la sopravvivenza, cercando cibo negli immondezzai e badando a non farsi investire. Molti sono i cani che vedo durante i miei spostamenti in taxi-brousse e sono tutte femmine di grossa taglia, munite di cascanti mammelle. La regolare riproduzione di questa specie sinantropa fa sì che di cani randagi non ci sarà mai penuria in Madagascar. Le regole di natura esigono una forte selezione e di tutti i cuccioli che nascono, solo i più fortunati fanno in tempo a capire il pericolo connesso ai mezzi motorizzati in movimento e a diventare adulti. Gli altri, i fiduciosi e ingenui, vengono schiacciati subito, come la piccola figlia di Arlala.

L’espressione del cui volto, come si vede in foto, non è per niente serena. Come natura vuole e siccome il tempo è galantuomo, la donna poco tempo dopo quella disgrazia, mise al mondo Jacqui, che abbiamo già conosciuto come compagno di giochi di Pota, la bambina che è stata “rapita” dalle suore e sul cui rapimento si può dire tutto il bene o tutto il male di questo mondo, ma su una cosa non si può discutere: i disperati, i “bastonati da Dio”, attirano la malasorte come potenti calamite e viene spontaneo pensare in modo induista a quale Karma stiano scontando. Secondo me, nessuno. Si tratta solo di puro e cieco caso, perché i meccanismi che stanno alla base degli eventi si conoscono. Per esempio, quando Indro Montanelli, su ordine delle autorità coloniali italiane, comunicò a un gruppo di schiavi etiopi che erano liberi, questi si sedettero davanti alla sua tenda chiedendo di essere mantenuti da lui.
Analogamente, gli ex schiavi della regina Radama, resi liberi dalla nascente Repubblica del Madagascar, persero ipso facto vitto e alloggio, perché i francesi decretarono che la schiavitù doveva essere abolita. Principio sacrosanto, ma che si tradusse per tutti loro nel declassamento a homeless nullatenenti, condannandoli insieme a tutti i loro discendenti a una vita miserabile. Se potesse scegliere, Arlala, la madre di Pota e tutti gli altri Katramine, voterebbero per la restaurazione della monarchia, che almeno offrirebbe loro pasti regolari e un giaciglio dove dormire. Tutto è relativo, anche le regole sociali che noi diamo per scontate.

3 commenti:

  1. Che desolazione, una terra desolata veramente.
    Ma continuano a fare figli come conigli. Questo non aiuta di certo.

    RispondiElimina
  2. Fare figli è...il sale della vita!

    RispondiElimina
  3. Tuttavia riescono ad essere felici lo stesso.

    Questo è il vero miracolo e lascia ammirati e stupefatti riguardo alle capacità di sopportazione dell'essere umano.

    RispondiElimina