La
violenza e la crudeltà feroce verso gli animali molto spesso ha origine nell’infanzia,
come conseguenza di una serie di disturbi, abusi o problemi mentali. L’esternazione
di questa pressione interna si materializza in ferocia e abuso contro animali
domestici o randagi, può portare a rituali di sacrificio religioso oppure di
tipo artistico, come ad esempio mostre ma anche l’uccisione durante riprese
televisive. Questi gesti in inglese sono indicati come IATC – “Intentional
Animal Torture and Cruelty” – ovvero atti intenzionali di tortura e crudeltà.
Chi li mette in atto può avere disturbi psicologici della personalità con
tendenze psicopatiche, che trasforma in azioni di sadismo. Ma anche
problematiche di tipo sessuale che vengono concretizzate in atti di violenza
estrema, come schiacciare animali piccoli oppure cuccioli. In questo caso la pratica
è considerata di natura feticista e, di conseguenza, può condurre il killer al
piacere sessuale. Non mancano, poi, azioni cruente sugli animali per
costringere al silenzio donne e bambini vittime di abusi.
Un labirinto di comportamenti e disturbi
che sfociano spesso in gesti violenti contro gli animali.
Di questo si è venuto a conoscenza solo negli anni ’70, con l’avvento della
scienza che studia il profilo dei serial killer (“profiling”). Dagli studi è
emerso come i primi atti abbiano luogo in età infantile, una sequenza di
comportamenti riconducibile a serial killer e stupratori in età adulta.
Soggetti spesso molto impulsivi, egoisti e privi di rimorso. Molti assassini
hanno fatto le loro prime esperienze di crudeltà sezionando, uccidendo,
massacrando animali durante i primi periodi della loro vita, a cui si
aggiungono vari abusi di natura sessuale.
Durante
la fase adolescenziale possono emergere nuovi segnali di allarme che vengono
ricondotti sotto la terminologia della “triade dell’omicidio”, ovvero come
anticipato la tortura e la crudeltà verso gli animali, la enuresi persistente e
l’ossessione verso il fuoco. Questi elementi possono identificare un
comportamento deviato che, se non corretto, potrebbe condurre alla crescita di
un uomo violento. Gli esperti identificano in questi atti le componenti
adolescenziali di un futuro serial killer. Solitamente l’assassino stesso è una
vittima, perché durante l’infanzia può aver subito abusi fisici e mentali da
parte dei genitori. Vi è poi un altro segnale allarmante ovvero la crudeltà
unita all’interesse sessuale verso gli animali, che può condurre alla
formazione di stupratori.
Alcuni
studi, condotti nel 2013 dal Dr. Phillip Kavanagh hanno evidenziato una seconda
triade di comportamenti definita “triade oscura”, nella quale emergono il
machiavellismo, il narcisismo e la psicopatia. Di sicuro la soluzione non è
semplice, la responsabilità maggiore va imputata all’esempio che il soggetto
apprende dal microcosmo dell’infanzia. La famiglia deve essere il ponte tra l’ambiente
domestico e il mondo, il comportamento da replicare positivamente e da
imparare. Eventuali predisposizioni psicologiche
deviate possono essere seguite e guidate da esperti del settore, quindi
ridimensionate e controllate a seconda dei casi.
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