Secondo
la Lista rossa IUCN, il più ampio database di informazioni su specie animali e
vegetali del mondo e sul loro stato di conservazione, l’aquila pescatrice del
Madagascar (Haliaeetus vociferoides) è in pericolo critico di estinzione. Fino
a cinque anni fa, nello stato insulare dell’Oceano Indiano, se ne contavano
circa 120 coppie. Deforestazione, sviluppo di zone umide per risaie, erosione
del suolo e la concorrenza umana nella pesca stanno causando la perdita di
habitat per la nidificazione e il foraggiamento. In
questo contesto nasce la storia di Eva, aquila pescatrice acquistata in un
mercato di Nosy Be, isola della costa nord occidentale del Madagascar. Rimasta
impigliata nelle reti da pesca, Eva viene catturata e messa in vendita, ancora
tutta avvolta nella corda. Quando Marco Aiolfi la vede, decide subito di
comprarla per curarla e restituirle la libertà.
Questa
è la storia di Eva e Marco, un’amicizia nata in otto mesi, lunghi, difficili e
pericolosi, suggellati da un rapporto unico, quello di un rapace con l’uomo che
l’ha salvato. Da
quindici anni in Madagascar, dove gestisce un villaggio turistico con il
fratello, Marco si trova di fronte un rapace spaventato e con l’ala destra
rotta, incapace di volare. Lo chiude in una serra molto grande e inizia piano
piano a osservarlo e poi ad avvicinarlo, facendo leva sul cibo e sulla sua
curiosità. È la nascita di un legame.
Dopo qualche mese, inizia a stimolarlo al volo e, una volta calcificato l’omero, l'aquila riesce a fare piccoli balzi. Il lavoro prosegue poi all’esterno, in un giardino pieno di trespoli e messo in sicurezza da una rete. Trascorsi otto mesi, Marco decide di togliere la protezione sul tetto e lasciare a Eva la possibilità di riconquistare la sua libertà. Da allora sono passati due anni, sul posto la conoscono e rispettano tutti, persino i pescatori che la guardano arrivare sulle loro piroghe a rubare il pesce appena pescato. Ma con Marco, il rapporto è diverso: lei viene a trovarlo ogni mattina, lo sveglia con il suo richiamo, e torna al calar del sole, gioca con lui e passa la notte sull’albero scelto, su una scogliera a picco sul mare.
Dopo qualche mese, inizia a stimolarlo al volo e, una volta calcificato l’omero, l'aquila riesce a fare piccoli balzi. Il lavoro prosegue poi all’esterno, in un giardino pieno di trespoli e messo in sicurezza da una rete. Trascorsi otto mesi, Marco decide di togliere la protezione sul tetto e lasciare a Eva la possibilità di riconquistare la sua libertà. Da allora sono passati due anni, sul posto la conoscono e rispettano tutti, persino i pescatori che la guardano arrivare sulle loro piroghe a rubare il pesce appena pescato. Ma con Marco, il rapporto è diverso: lei viene a trovarlo ogni mattina, lo sveglia con il suo richiamo, e torna al calar del sole, gioca con lui e passa la notte sull’albero scelto, su una scogliera a picco sul mare.
Le
immagini spesso raccontano meglio delle parole, soprattutto se gli scatti sono
quelli di Massimiliano Sticca (qui il suo sito: www.sticca.it), fotografo torinese specializzato in fotografia
commerciale, ma anche grande appassionato di fotografia naturalistica. Conosciuta
la storia di Eva ed entrato in contatto con Marco, Massimiliano trascorre dieci
giorni in Madagascar per immortalare questo raro esemplare. L’aquila
si dimostra subito molto territoriale e poco felice della presenza di estranei
nel suo territorio, manifestando il disappunto con comportamenti aggressivi nei
confronti dell’invasore e delle macchine fotografiche situate nei suoi luoghi preferiti. Questo
non ha impedito a Massimiliano, tra un appostamento e l’altro, di riprenderla
in alcuni momenti molto suggestivi, come il ritorno a casa al tramonto, tra
rocce vulcaniche, alberi rinsecchiti e mare.
Tra
le immagini più realistiche quelle dell'attacco a una papera che, forse a causa
dell’inesperienza della giovane aquila, è riuscita a sfuggire all’assalto. Eva
arriva ogni mattina sul davanzale della finestra di Marco per svegliarlo con i
suoi richiami, e la sera torna ad appollaiarsi sugli alberi del giardino,
a picco sul mare, dopo la buonanotte. Nascosto
in un capanno e appostato sulle spiagge vulcaniche di Nosy Be, il fotografo ha
catturato attraverso scatti unici l’anima libera di Eva, ma anche il laccio
invisibile che la lega per sempre a chi l’ha salvata e le ha restituito la
vita.
[N.d.R.
Ringrazio Francesco Spizzirri per la segnalazione]
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