martedì 18 novembre 2014

Bollettino medico di un pianeta malato

 
Fonte: ANSA

Sono più di 22mila le specie che nel mondo sono a rischio di estinzione, e la principale causa è il consumo di risorse naturali da parte dell'uomo con la pesca, i disboscamenti, le estrazioni minerarie e l'agricoltura. A lanciare l'allarme è l'Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn), che ha appena aggiornato la sua lista rossa delle specie a rischio. Nella lista, che quest'anno festeggia il suo cinquantesimo anniversario, entrano animali come il pesce palla cinese, il tonno rosso del Pacifico, l'anguilla americana e il cobra cinese. 



Per una lumaca della Malesia e un insetto dell'isola di Sant'Elena si certifica invece l'estinzione. Per il tonno rosso del Pacifico, ora classificato come 'vulnerabile', occorrono regole sulla pesca volte innanzitutto a evitare la cattura di esemplari giovani, spiegano gli esperti. Ancora più a rischio per la crescente domanda del mercato è il pesce palla cinese, che è tra le quattro specie di pesce palla più usate in Giappone per il sashimi: negli ultimi 40 anni ha subito un declino del 99,99%, e ora versa in uno stato 'critico'. Anche il cobra cinese è sotto pressione: la sua popolazione è diminuita dal 30 al 50% in 20 anni, con massicce esportazioni dalla Cina al mercato alimentare di Hong Kong.

Risultano estinte la forbicina gigante, un dermattero esclusivo dell'isola atlantica di Sant'Elena, e il Plectostoma sciaphilum, una lumaca presente su una sola collina calcarea della Malesia, collina ora interamente distrutta dalle cave. Nella lista compaiono 76.199 specie, di cui 22.413 a rischio. ''Ogni aggiornamento della lista rossa ci fa realizzare che il nostro Pianeta sta costantemente perdendo la sua incredibile biodiversità, in gran parte a causa delle nostre azioni distruttive volte a soddisfare un crescente 'appetito' di risorse'', afferma Julia Marton-Lefèvre, direttore generale dello Iucn. ''Tuttavia abbiamo evidenze scientifiche che le aree protette possono invertire questo trend. Le specie minacciate che sono poco rappresentate nelle aree protette, infatti, subiscono un declino due volte più veloce rispetto a quelle più presenti nelle zone tutelate''.

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