L’ebola
è stato brevettato dal governo americano cinque anni fa. Chiunque voglia
ricavare un vaccino, deve prima pagare i “diritti d’autore” agli USA. Da oggi
Facebook riporta in alto, appena si apre la pagina, l’opzione delle donazioni
in cui, sulla base dell’inganno che si tratti di un evento naturale, si chiede
agli utenti di contribuire alla ricerca di un rimedio. Già questa è
una forma di business, simile a quella già collaudata delle altre malattie, per
le quali a scadenze fisse troviamo i gazebo e la vendita di arance e azalee in molte piazze italiane. Malattie
che il più delle volte sono diffuse dagli stessi che le hanno create in laboratorio e messe in
circolazione, mediante una falsa ricerca con modelli animali o semplicemente in
maniera iatrogena.
Se non ricordo male, c’era stata un primo allarme Ebola qualche
tempo fa e probabilmente si era trattato di un tentativo andato male, dal punto
di vista del business. Ora sembra che stiano facendo le cose sul serio, con
circa 3.000 morti e un grande clamore mediatico, che è la parte più importante
della faccenda. Senza la paura non si fanno affari. E la gente, benché
frastornata da mille preoccupazioni, dalla crisi economica mondiale e dall’incubo dell’ISIS, continua ad essere
cucinata a puntino. E a sborsare denari.
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