venerdì 7 novembre 2014

Il business dell'ebola

 
L’ebola è stato brevettato dal governo americano cinque anni fa. Chiunque voglia ricavare un vaccino, deve prima pagare i “diritti d’autore” agli USA. Da oggi Facebook riporta in alto, appena si apre la pagina, l’opzione delle donazioni in cui, sulla base dell’inganno che si tratti di un evento naturale, si chiede agli utenti di contribuire alla ricerca di un rimedio. Già questa è una forma di business, simile a quella già collaudata delle altre malattie, per le quali a scadenze fisse troviamo i gazebo e la vendita di arance e azalee in molte piazze italiane. Malattie che il più delle volte sono diffuse dagli stessi che le hanno create in laboratorio e messe in circolazione, mediante una falsa ricerca con modelli animali o semplicemente in maniera iatrogena. 

 
Se non ricordo male, c’era stata un primo allarme Ebola qualche tempo fa e probabilmente si era trattato di un tentativo andato male, dal punto di vista del business. Ora sembra che stiano facendo le cose sul serio, con circa 3.000 morti e un grande clamore mediatico, che è la parte più importante della faccenda. Senza la paura non si fanno affari. E la gente, benché frastornata da mille preoccupazioni, dalla crisi economica mondiale e dall’incubo dell’ISIS, continua ad essere cucinata a puntino. E a sborsare denari.

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