sabato 24 dicembre 2016

Ci vuole omogeneità di vedute


Diceva Albert Camus che se si combatte il male, si finisce per assomigliargli. E questo vale per quei poliziotti che, arruolati per combattere i criminali, finiscono per diventare come loro. Se si va a vivere in un paese mafioso tipo Corleone, o si diventa mafiosi o lo si è già da prima, altrimenti il corpo sociale espelle l’intruso. Se io dovessi andare a vivere in mezzo ai pescatori, o sono già un pescatore e allora mi riesce facile assimilarmi, o mi adatto a ragionare come loro, mettendo da parte le filosofie animalista ed ecologista. Per la maggior parte degli europei, andare a vivere in un villaggio di pescatori malgasci non rappresenta alcun problema. Nessuno scrupolo di coscienza viene a galla per essi, dal momento che sono stati cresciuti ed educati nella mentalità specista antropocentrica universale. Ma per un “diverso” come il sottoscritto, il percorso di….rieducazione è più lungo e più complesso, sempre che sia realizzabile. A volte questo non succede per il semplice motivo che le convinzioni religiose o filosofiche adottate in anni di riflessioni dove riflettere è ancora possibile, ovvero nei paesi sottoposti a secoli di intensa civilizzazione, sono troppo forti e indistruttibili rispetto ai compromessi che sono richiesti. Compromessi, sia chiaro, che ci sono sempre, ma bisogna vedere fino a che punto possono spingersi.


Il problema, almeno per me che frequento il Madagascar da dieci anni, è di vecchia data e, rispetto ai primi tempi, devo dire che c’è stato un processo di adattamento che non mi sarei aspettato. Non sono ridiventato carnivoro e so ancora che lo sfruttamento ai danni degli animali rimane condannabile sul piano morale, ma non mi lascio più irretire come una volta. Addirittura, il 22 dicembre scorso, sulla spiaggia di Mangily, mi è capitato di vedere un malgascio alzarsi dalla sedia a sdraio di legno, da sotto l’ombrellone, cercare una conchiglia e scagliarla contro un cane che non faceva niente di male se non starsene sdraiato vicino a lui e a sua moglie, che consumavano un pasto a base di carne. Il cane, colpito, è scappato guaendo.




In altri tempi, mi sarei alzato e avrei affrontato l’energumeno incivile, ma in questo caso non ho avuto alcuna reazione, come se in me fosse subentrata la rassegnazione. La cultura malgascia che considera necessario tirare sassi ai cani è troppo consolidata nelle loro menti e nei loro cuori perché io possa, con le sole mie forze e il mio esempio, porvi un freno. Dunque, a me come singolo individuo non resta altro da fare che lasciare che i cani vengano colpiti da pietre, che i conducenti dei taxi brousse vengano salassati di somme di denaro dai poliziotti lungo la strada e che i malaso, quando catturati, vengano fatti a pezzi dalla popolazione inferocita. Questo è il livello di civiltà del Madagascar e, come disse Papa Francesco, in aereo, a proposito dei gay, chi sono io per interferire?




Ma se Atene piange, Sparta non ride e se gli animalisti in trasferta devono chiudere entrambi gli occhi per non vedere le brutture quotidiane ai danni degli animali, gli ecologisti devono anch’essi fare sforzi sovrumani per inghiottire le razzie che vengono compiute in mare dai pescatori presso cui magari sono andati a vivere, o nelle foreste dove vengono abbattuti alberi e fauna protetti. Non sono un esperto di “gestione” delle risorse ittiche (concetto a me estraneo), ma siccome vedo che le misure delle murene e delle aragoste sono sempre più piccole, deduco che gli individui maturi, cioè quelli in grado di riprodursi, siano già stati pescati e questo alla lunga porta all’estinzione della specie. L’unica misura di proibizione di cui sono a conoscenza riguarda una specie di pesce che non può essere catturata in un determinato periodo perché, mangiando una certa alga, diventa velenoso, una misura quindi atta a tutelare la salute umana.




Non sono al corrente di leggi che impongano una pausa di qualche settimana durante la riproduzione e, anche se ce ne fossero, non credo che i pescatori malgasci ne terrebbero conto. Manca l’educazione e l’informazione, entrambe portate avanti dagli ecologisti operanti in loco, piuttosto che dalle autorità locali. Ed è sempre poca cosa, secondo me. Prendiamo le oloturie, per esempio, quelle in foto sono bianche ma a me risultava che fossero nere e dunque, a meno che non si tratti di specie diverse, potrebbe darsi che da giovani siano bianche e maturando diventino nere. E’ solo la mia ipotesi. Quello che contesto è la destinazione finale. Le comprano i cinesi, tanto per cambiare, per un loro piatto tradizionale. So che le leggi dell’economia sono spietate e inattaccabili, ma io, nella mia ingenuità, non posso fare a meno di chiedermi se è lecito lasciare che gli insaziabili cinesi distruggano le ultime risorse dei paesi tropicali. E lasciamo perdere i pescherecci coreani che vanno su e giù attraverso il Canale di Mozambico, con le loro reti a strascico!






A questo punto, a me che scrivo e al lettore medio non restano che due strade da scegliere: quella del pessimismo rassegnato o quella della speranza positiva e della fiducia nelle capacità intellettive del genere umano. Poiché mi trovo “full immersion” in questo paradiso irrealizzato, mi astengo da ogni giudizio perché non sarei obiettivo e lascio al lettore trarre le sue conclusioni.

2 commenti:

  1. Vedo con "piacere" che, finalmente, dopo 10 anni, sei arrivato a comprendere come si deve vivere in Madagascar.Guardare e non vedere, ho cercato di spiegartelo
    già sul'aereo che ti portava la prima volta in Madagascar.E tu non mi hai mai ascoltato.
    Ti ricordi che ti eri meravigliato di come ero stato aggressivo con il taxista che ci portava dall'aeroporto a Tana?
    Io prima di te avevo dovuto accettare cose che non mi sarei aspettato di accettare, e allora il Madagascar, che tu non hai conosciuto, ante invasione cinese, globalizzazione, internet, turismo ignorante era un vero Paradiso. Prima, come ti ho già detto più volte, si stava bene in Italia e si stava meglio in Madagascar (e in Sud America), adesso si sta male sia qui che là. Il "disastro" è arrivato più tardi in Madagascar rispetto al Sudamerica, ma è arrivato negli stessi identici modi, come una fotocopia. L'unica cosa è il "pessimismo rassegnato", anche in Italia purtroppo, e, se hai abbastanza soldi e se te lo permettono, puoi crearti un piccolissimo mondo, ma devi essere cieco, muto e sordo. Francesco

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    1. Grazie per il tuo bell'intervento.

      Devo riconoscere che avevi ragione su tutti i fronti, però tu sarai d'accordo con me che tutto questo è assai triste.

      Possiamo anche parlare di fallimento dei rapporti umani e dell'umana intelligenza.

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