Qui, nel mio osservatorio tropicale, mi giungono solo gli echi
lontani di un’Italia che ho lasciato in balìa del genocidio etnico
voluto dai mondialisti. La mia fonte primaria è Facebook ed è lì
che trovo il riferimento a una trasmissione che fino al 25 novembre
scorso, giorno della mia partenza, seguivo regolarmente ogni sera:
“Dalla vostra parte”. In una delle ultime puntate pare che la
siciliana Titti Di Salvo, dal tono di voce aristocratico e pacato,
abbia ripetuto il ritornello che i parlamentari del partito
democratico hanno imparato a memoria. E’ sempre su Facebook che in
queste ore viene messo in risalto il pericolo meningite, con i
mass-media impegnati a dire che senza vaccinazione si muore, mentre
altri mettono in evidenza, con tanto di cartina geografica, che i
paesi in cui tale malattia è endemica sono quelli subsahariani,
ovvero proprio quelli da cui partono le orde che ci stanno invadendo.
Trovo inoltre che la ASL di Firenze sbugiarda le autorità che
evidentemente fanno di tutto per stornare l’attenzione dal pericolo
di contagio da parte dei migranti, nei confronti degli italiani. Il
che, se la storia degli amerindi che morivano di morbillo e di altre
lievi malattie dopo l’arrivo dei conquistadores è vera, ci può
stare, essendo almeno verosimile. In natura ci sono i cosiddetti
portatori sani e c’è chi ha difese immunitarie forti e chi le ha
deboli. Nulla di strano!
Trovo poi indignati riferimenti a un prete che organizzava orge in
canonica e sono almeno due le donne coinvolte. Beato lui! Purtroppo,
i nodi vengono al pettine e se è in atto un’offensiva volta a
demolire la Chiesa, ad opera principalmente di chi è stato eletto
Papa, queste scandalose notizie di preti pedofili o maniaci sessuali
rientrano in un preciso quadro generale. Per fortuna per i malgasci,
miei temporanei concittadini, queste notiziole pruriginose qui non
arrivano. La gente continua a frequentare in massa le chiese, sia
cattoliche che protestanti, perché trae immediate gratificazioni
personali e non si preoccupa della condotta sessuale di preti e
suore, indigeni o stranieri. Tanto è vero che ieri notte, facendo le
prove per la funzione religiosa di sabato, in una chiesa qui vicino
nel quartiere di Akenta sono andati avanti tre ore buone a cantare e
a suonare come ossessi i loro tamburi. Se queste sono le
esercitazioni, chissà come devono essere ancora più coinvolgenti le
funzioni vere e proprie, fatte in pompa magna e con tutti i paramenti
sacri indossati dal celebrante. I negri hanno la musica nel sangue
non è solo un luogo comune. Lo sto sperimentando nelle mie notti
malgasce, afose, sudaticce e insonni.
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