Una cosa che abbiamo in comune con le scimmie è la paura
istintiva di ragni e serpenti. Probabilmente, è il risultato di una
sedimentazione di esperienze negative di secoli, se non di millenni.
Il perché si capisce. Poi, in tempi storici, ci hanno spiegato che
la circoncisione è stata inventata per motivi igienici. Idem per
l’astensione dalla carne di maiale per i musulmani, spiegabile con
le malattie dovute al consumo di tali carni in climi caldi. Per
l’astensione dalla carne bovina, da parte degli induisti, non ci
sono, a mio modo di vedere, spiegazioni di tipo climatico, ma solo
meramente religioso. L’avversione che i malgasci animisti hanno per
gli escrementi rientra nella categoria delle salvaguardie di tipo
igienico, dal momento che gli insetti coprofagi sono veicoli di molte
malattie. Se gli si chiede perché, magari, i malgasci non sanno dare
una spiegazione razionale. Perché si è sempre fatto così, forse
risponderebbero. Fatto sta che quando un malgascio passa vicino a un
escremento, animale o umano che sia, non può fare a meno di sputare,
aumentando probabilmente in tal modo la quantità di microbi
nell’ambiente, essendo egli stesso, a sua insaputa, un portatore
più o meno sano di agenti patogeni, al pari delle mosche.
Una volta Tina aveva comprato un cappello di paglia nuovo, con
tanto di nastrino. Una folata di vento, mentre facevamo una
passeggiata, lo fece cadere in terra, in un luogo dove, oltre alle
solite immondizie, non mancavano a suo dire escrementi umani. Preferì
lasciare il cappello lì dov’era. E tirò dritto. Questo succedeva
anni fa, quando abitavamo ad Ambolanahomby.
Il 10 dicembre 2016 ne ho combinata un’altra delle mie! Lo scarico del bagno
di casa è a pozzo nero. Così ho imposto l’abitudine tipica dei
bungalow e dei rifugi di montagna di gettare la carta igienica usata
in un cestino a parte, collocato vicino alla tazza del cesso. Quando
il cestino si riempie, a me sembra che la soluzione migliore, per
smaltirne il contenuto, sia di dargli fuoco. Ho quindi acceso un
fuocherello in un angolo del cortile e per rintuzzare il materiale
durante la combustione ho usato la stessa paletta di metallo che Tina
usa per ravvivare il fuoco della “fatapera”, il fornello a
carbone che i malgasci poveri usano per cucinare. Non l’avessi mai
fatto!
Stavo bellamente rimestando tra la carta igienica accartocciata,
affinché prendesse bene fuoco in tutte le sue parti, quando alle mie
spalle sento un urlo che di umano aveva ben poco. Quando Tina diventa
furibonda si trasfigura. A partire da quel momento, la paletta è
diventata “fady”, tabù e non può più essere usata per
trafficare con la nobile “fatapera”, su cui si cucinano le
vivande. Non è servito dirle che il fuoco sterilizza: dopo un po’
ho trovato la paletta nel sacco grande delle immondizie. Ovviamente,
l’ho recuperata e l’ho nascosta. Magari la lascio in dotazione
alla casa per il nuovo inquilino, visto che da qui abbiamo deciso di
andarcene.
La storia della paletta che diventa intoccabile perché messa, ma
neanche tanto, a contatto con frammenti di materiale catabolitico
umano, mi ricorda quella tragica vicenda della cagnetta investita, a
cui diedi degna eutanasia e successivamente degna sepoltura. La
padrona di casa dell’epoca, madame Fleurette, nel quartiere di
Sanfily, mi diede in prestito un badile per andare verso le dune
fossili, con il mio tragico carico rinchiuso in un sacco, e
seppellire la sfortunata bestiola. Dopo qualche giorno arriva la
telefonata della padrona: voleva che comprassimo un badile nuovo
perché si era ricordata che quello da me usato era servito per
seppellire un cane. Se ci può essere un nesso tra le malattie e gli
escrementi, quale nesso ci può essere, se non di natura meramente
superstiziosa, tra un cane morto ma non in stato di putrefazione e il
badile servito per scavare la sua fossa? Misteri della psiche umana
arcaica.
Nessun commento:
Posta un commento