mercoledì 28 dicembre 2016

La sfortuna non conosce confini


In realtà, lui si chiama Christophaire Manjovahatse, ma tutti lo chiamano Savoritake, e anche noi lo chiamiamo così. Ci fa da guardiano notturno dal 3 dicembre, nella casa in affitto ad Akenta, ma se ci trasferiremo in una nuova abitazione, non ci seguirà. In ogni caso abbiamo deciso di licenziarlo, non tanto perché in un paio d’occasioni si è presentato ubriaco sul posto di lavoro, quanto perché non ci sembra all’altezza del compito di difenderci in caso di attacchi da parte dei malviventi. Il suo armamentario consiste in una lancia dalla punta smussata e dall’asta storta, due corti tondini di ferro acuminati e un’accetta, ma ciò che manca è lo spirito giusto. Sta leggendo la Bibbia e cosa c’è di più inaffidabile di un guardiano che magari, quando si tratta di combattere fisicamente con uno o più malviventi, applica la non violenza evangelica?




Per il resto è un bravo ragazzo, della stessa etnia di Tina: Tanalana. Due aneddoti voglio raccontare, così come lui ce li ha riferiti. Da giovane (ora ha 38 anni) andò sposo a una ragazza Betsileo, che gli sfornò uno dopo l’altro tre figli. Si capì ben presto che la donna stava con lui solo per i soldi. Il fratello di costei, quando Savoritake era in possesso di due milioni di ariary (570 euro) faticosamente guadagnati con il commercio di zebù e capre, gli suggerì di andare insieme a Fianarantsoa, per comprare minerali di mercurio. Il mercurio si ricava principalmente dal cinabro e, facendo sede ad Ambositra, ci sono cinesi e tailandesi che comprano il minerale grezzo per poi esportarlo nei loro paesi. Il mercurio, benché velenosissimo, è usato nell’industria elettronica e farmaceutica, specie nei vaccini. Il cognato si fece dare i soldi e sparì, lasciando Savoritake a centinaia di Km di distanza da casa senza una lira in tasca. Ancora oggi non si sa dove il farabutto sia finito. Il matrimonio, ovviamente, finì e non solo per quel motivo.




Qualche anno prima, Savoritake e due suoi aiutanti stavano facendo il trasferimento di una mandria di zebù e di capre nei pressi di Befandrea, tra Salary e Mangily. Dal nulla sbucarono fuori i famosi “malaso”, ladri di bestiame. I due aiutanti riuscirono a scappare, mentre Savoritake, che era il legittimo proprietario della mandria, riuscì a farsi dare un paio di fendenti d’accetta in testa e uno sul braccio. Prima di andarsene con i capi di bestiame, i criminali lo spogliarono di pantaloni e maglietta. Dopo circa una mezzora passarono due gendarmi in moto e, vedendo un corpo sanguinante a terra, come bravi samaritani in divisa, si fermarono a prestare soccorso ed è per questo che Christophaire Manjovahatse oggi è ancora tra noi.




Basterebbe questa storia per provare umana pietà verso un giovane che aveva cominciato bene la sua carriera di commerciante, ma che i malviventi hanno reso insicuro e privato della volontà di continuare. Il cognato ha fatto il resto. Noi, nel nostro piccolo, per contrastare questa sua sfortuna, la sera quando viene a prendere servizio sotto la nostra veranda, lo rimpinziamo di cibi e bevande, birra fredda compresa, andando ben oltre quelli che sarebbero i nostri doveri sindacali nei suoi confronti. Anche stamattina si è beccato 2.000 ariary per il caffè e per aver portato via il sacco delle immondizie. Per il momento, la sfiga, con lui, si è presa una pausa.




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