martedì 20 dicembre 2016

Made in Madagascar


La cosa paradossale – e non certo l’unica in Madagascar – è che a scendere dal taxi-brousse per dare un’occhiata alla distilleria clandestina di “toakagasy”, oltre a me e a Tina, il 17 dicembre scorso, c’era anche un poliziotto in borghese. Se fosse stato in divisa le cose non sarebbero cambiate perché tutti i poliziotti del Madagascar hanno l’ordine di non interferire con uno dei pilastri dell’economia malgascia: la fabbricazione artigianale di rum di canna da zucchero. Del resto, se ci fosse anche solo lontanamente il rischio che le forze dell’ordine irrompano e sequestrino tutto, denunciando i fabbricanti di “toakagasy”, l’impianto di barili e tubi per il drenaggio del prezioso liquido non verrebbe allestito sfacciatamente lungo la RN7, tra Vineta e Andranovory, ma sarebbe ubicato nella foresta. La matrigna di Tina, che poi è anche sua zia, ha un impianto simile ad Ambolanahomby, che dà lavoro a una decina di operai e credo che sia diventata benestante proprio grazie a ciò. Una volta al mese i poliziotti passano a ritirare la tangente e si va avanti così, senza fastidi per nessuno.




Per la verità, qualche fastidio il “toakagasy” lo procura e non di poco conto. Arrivando a 60 gradi e costando meno dell’alcol, viene usato in ospedale per disinfettare le ferite, come mi diceva suor Clemenza, che vi lavorava in qualità di infermiera. A causa dell’alto tasso di metanolo presente, l’organo bersaglio dei bevitori di rum artigianale (e questo probabilmente è il motivo della sua proibizione) sono gli occhi. La maggior parte degli anziani che vivono nella brousse, a una certa età diventa cieca. Il fumo del focolare acceso all’interno della capanna fa la sua parte nel danneggiare la cornea. La visione di uomini e donne che, la domenica, tornano a casa barcollando, spesso accompagnati e sorretti da giovani membri della famiglia, non è edificante in sè, ma generatrice di pubblica ilarità. Io, durante la sosta, su sollecitazione di Tina, ho voluto assaggiarlo, anche se lo conoscevo già. Una lurida tazza di plastica appoggiata sul tronco incavato è servita alla bisogna. Per la verità, ho solo inumidito le labbra, caldo e irritante per le mucose, e il giorno dopo il fegato ha voluto dire la sua in proposito. Come mi aspettavo.




2 commenti:

  1. qua abbiamo avuto il vinello italiano al metanolo...con i relativi morti e invalidi,ti ricordi?
    dai tuoi interessanti scritti noto molte similitudini tra i 2 paesi,si potrebbe fare un bel gemellaggio...che va tanto di moda.
    o andava di moda?

    michy

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    1. Il vino al metanolo è stato uno scandalo di qualche decennio fa.

      Qui gli scandali sono la norma. E quindi cessano di essere scandali.

      Il gemellaggio i malgasci l'hanno già fatto con la Francia. Dovevamo essere colonialisti anche noi. Così oggi avremmo molti svariati gemellaggi in giro per il mondo.

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