Qualche anno fa, il maestro elementare napoletano Marcello D’Orta
raccolse alcuni temi dei suoi alunni, li pubblicò ed ebbe un
successo editoriale inaspettato. Il libro s’intitolava “Io
speriamo che me la cavo” e i temi erano veramente carini. In uno di
essi, a un alunno era stato dato il tema: “Descrivi la tua casa”.
Svolgimento: “La mai casa è sgarrupata, la mia camera è
sgarrupata, il mio letto è sgarrupato, i miei genitori sono
sgarrupati e a volte mi sento sgarrupato anch’io”, con un finale
decisamente alla Woody Allen. Ebbene, stamattina si presenta una
signora di mezza età, quella intermediaria (o mediatrice) che nel
novembre scorso aveva fatto trovare a Tina la casa nel quartiere di
Akenta nella quale viviamo e per la quale paghiamo 115 euro al mese.
Oggi doveva condurci a vederne un’altra il cui padrone chiede solo
85 euro mensili. Intanto, si è presentata con un’infante, forse la
nipotina e questo è già poco professionale, ma il bello doveva
ancora venire. Le abbiamo ovviamente pagato il pousse pousse e,
superato un imbottigliamento di tali mezzi – cosa mai vista -
arriviamo in un quartiere periferico di Tulear, con scarso traffico
veicolare, oltre il mercato di Betania.
La casa è su due piani, tutti a nostra disposizione e davanti c’è
anche un baretto con spaccio alimentari e un congelatore (particolare
di rilievo ai tropici). Ma, colpo di scena, il guardiano non c’è.
Tina comincia ad entrare in ebollizione. Io sono più tranquillo
perché dai malgasci mi aspetto di tutto. Il guardiano non ha il
cellulare e la donna non ha il numero di telefono dei padroni della
casa. Da fuori sembra bella, con belle piante, e la località
tranquilla. Evidentemente, se si può dar retta ai segni del destino,
volendo essere lievemente superstiziosi, l’assenza del guardiano
indica che quello non è il mio fiume. Quello non è il posto dove
devo vivere. Io bramo il mare, la sua vicinanza, il frangersi delle
onde durante la quiete notturna, il canto crepuscolare del
succiacapre e quello malinconico dei pescatori che si preparano a
partire a bordo delle piroghe in ore antilucane. Siamo tornati a casa
e Tina aveva un diavolo per capello.
Ecco, i malgasci mi sembrano piuttosto sgarrupati, fanno le cose
alla carlona, affidandosi alla buona sorte. Se la nostra sensale si
può definire un tantino sgarrupata, io e Tina ci proponiamo come
guide turistiche, ma forse siamo sgarrupati anche noi.
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