Un libro illustrato che sfogliavo nell’infanzia s’intitolava
“Maestri e contadini”. Fu scritto e pubblicato in un’epoca in
cui più del 50 % della popolazione lavorativa italiana era dedita
all’agricoltura e in cui il lavoro di maestro elementare era visto
come una missione, in primis nei confronti dei bambini, in secundis
nei confronti degli adulti analfabeti. Vedasi Alberto Manzi con il
suo programma di successo “Non è mai troppo tardi”. Tanto per
fare un esempio, qualche decennio prima, e precisamente sotto il
fascismo, i miei nonni materni, entrambi maestri elementari, furono
mandati – o chiesero di andare – nel Friuli rurale, dove i
bambini parlavano una lingua ostrogota che doveva essere cancellata.
E così fu, tanto è vero che io in questo momento scrivo nella
lingua dei colonizzatori, tra cui i miei nonni, e non in friulano.
Un’illustrazione di quel libretto, che mi è rimasta impressa,
mostrava un maestro che insegnava al contadino come proteggersi dalla
pericolosità della falce fienaia mettendo semplicemente una guaina
in legno lungo tutto il filo tagliente dell’attrezzo, perché si
dava per scontato che il contadino fosse così stupido e primitivo da
non arrivarci da solo.
Io non so quanto e se i contadini del tempo passato fossero
stupidi e primitivi, tanto da aver bisogno di un maestro venuto dalla
città che gli insegnasse i rudimenti delle misure di sicurezza sul
lavoro, ma sicuramente la scena a cui ho assistito – e partecipato
– sabato 17 dicembre a Ranohira mi fa venire il sospetto che la
stupidità umana sia molto più diffusa di quanto non sembri. Un uomo
veniva avanti trascinando una pecora per una delle zampe anteriori.
La pecora era accompagnata da due agnelli, suoi figli. Su tre gambe,
la pecora non riusciva a camminare e cadeva continuamente. Sono
intervenuto dicendo: “Mila taly, mila taly”, c’è bisogno di
una corda. L’uomo non sembrava infastidito dal mio intervento.
Forse era solo un po’ imbarazzato.
Può essere che fosse così
povero da non avere un pezzo di corda da legare attorno al collo
dell’animale, oppure che fosse così stupido da non aver pensato
che se a un animale quadrupede togli la possibilità di camminare su
quattro zampe, l’animale semplicemente non va avanti. Per fortuna,
c’era lì un signore che prese dal bagagliaio della sua macchina un
pezzo di corda, lo diede al contadino e, tenendo la pecora per una
zampa posteriore, permise a quest’ultimo di legarla per il collo.
Il resto della storia posso immaginarlo, anche se escludo che per la
pecora fosse il suo ultimo trasferimento, vista la presenza dei due
agnelli. Non credo che vengano macellate le pecore che stanno
allattando, anche se dai malgasci mi aspetto di tutto.
E quindi, si dà il caso che un animalista in trasferta ai
tropici, che in passato ha salvato pecore dai macelli e dai
laboratori di università agrarie, ora insegni a un bifolco che il
modo migliore per portare in giro le pecore è di legargli una corda
al collo, come fanno tutti gli aguzzini che si rispettino con le loro
vittime. Oppure, se la pecora non è troppo pesante, e se non
sussistono “fady”, cioè tabù particolari, mettersi la pecora
sulle spalle come fanno le statuine dei presepi o, meglio ancora,
prenderla in braccio come farebbe un animalista. Se il governo
fascista, nel giro di qualche anno, è riuscito a stravolgere
l’assetto socio-culturale del Friuli campagnolo, i francesi con la
loro dominazione in Madagascar o, peggio ancora, i missionari
cristiani in tre secoli di missionariato, non hanno concluso granché,
in fatto di maltrattamento animale. E questo perché missionari
cristiani e francesi dominatori non consideravano importante
insegnare ai malgasci il rispetto per gli animali. Esattamente com’è
avvenuto e come avviene tuttora in Europa. L’antropocentrismo è
una brutta bestia.
Nessun commento:
Posta un commento