sabato 3 dicembre 2016

La condizione umana


La condizione umana è basata sull’oscillazione. Quando il taxi brousse oscilla all’orizzonte, e l’autista dà segno di volersi fermare, la venditrice di susine oscilla in piedi e corre verso il punto previsto di sosta. Ci vuole una certa dose di fortuna acciocché i passeggeri non abbiano già comprato susine qualche chilometro a monte e una certa dose di abilità nell’infilare il braccio all’interno dell’abitacolo prima delle altre venditrici. Se queste due condizioni, che sono il minimo sindacale, si presentano, forse ci sarà la speranza di cenare quella sera. Per la venditrice e i suoi bambini.




Oscilla in su e in giù il lungo e pesante piede di porco che il ragazzo maneggia sull’infuocato asfalto, insieme a centinaia di suoi colleghi schiavi. L’obiettivo è di frantumare la vecchia copertura bituminosa per riasfaltare la RN7. Basterebbe un solo “motopick”, versione più comoda del classico martello pneumatico (che danneggiava i polsi e il cervello dell’operatore in piedi), per risparmiare fatiche infernali a schiere di malcapitati. Il vecchio presidente Ravalomanana aveva comprato un aereo di stato per 60 milioni di dollari, ma non era stato capace di fornire alle aziende di manutenzione strade la tecnologia necessaria per rimettere a posto le buche. Il presidente venuto dopo di lui, Rajoelina, aveva promesso di vendere l’aereo per dare quei soldi ai poveri. L’avrà fatto? Nessuno ne sa nulla. E’ nobile certamente voler risollevare la condizione umana dei miseri mendicanti, ma anche quella degli operai meriterebbe qualche attenzione.




Tuttavia, c’è una classe sociale più elevata che non deve correre dietro ai taxi brousse, facendo volteggiare sopra la testa cestini di frutta, né farsi da parte quando passa un pulmino, guardando con stupore e invidia i passeggeri, con una smorfia dolorosa sul volto affaticato. E’ la classe degli statali e dei dipendenti di grosse aziende, che hanno uffici decorosi con ventilatore e il loro lavoro consiste nel maneggiare leggerissime carte. O al massimo nello spremere le meningi facendo calcoli. Spesso, specie gli statali, non hanno un accidente da fare. E’ il caso del signor Jean Charles, presso il quale ho incontrato la pranoterapeuta protestante, uno dei numerosi “zii” di Tina che forse il prossimo anno andrà in pensione, ma che per ora mantiene la moglie e un numero imprecisato di parenti e affini. Non ho rivalse veterocomuniste nei suoi confronti – e non credo le abbiano nemmeno la venditrice di susine e lo sterratore – ma non posso fare a meno di chiedermi se la sua condizione umana sia totalmente desiderabile. Svolgere un lavoro di cui non si vede il fine, cinque o sei giorni alla settimana, per avere in cambio uno stipendio che, tolti l’affitto e le bollette, permette a mala pena di sopravvivere, è una condizione che ha riguardato e riguarda anche milioni di nostri schiavoratori, serbatoio di frustrazioni e infelicità.




Io al momento passo pigramente su tutte queste condizioni umane come un’indecisa ape bottinatrice, oscillando incerta, guardando il tutto dall’alto, ma senza esprimere giudizi, se non nei confronti dei truffaldini parassiti conclamati che si fanno votare dalla gente. Non crediate comunque che la mia condizione umana di ape ronzante e osservatrice sia la migliore in assoluto. Dipende dal grado di adattamento. Per certuni le catene sono pesanti, per altri leggere. Io oscillo tra gli uni e gli altri e non so nemmeno usare un motopick!




9 commenti:

  1. i sistemi moderni x alleviare le umane fatiche sono molto utili,ma purtroppo hanno una pessima controindicazione....noi occidentali dovremmo averlo ben compreso....servono anche a licenziare la manovalanza umana,dato che con i moderni utensili meccanici ed elettronici un lavoratore fa il lavoro di molte + persone.
    è un'ardua scelta!!!

    michy

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    1. Il licenziamento dalla schiavitù non è di per sé un male, se è garantito un minimo di reddito dignitoso.

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  2. nessuno nasce imparato...il motopick si impara ad usare,specialmente se le alternative sono scarse e bisogna mangiare.
    michy

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    1. La tecnologia è molto primitiva qui e i macchinari sono vecchi scarti francesi, normalmente.

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  3. Ciao Roberto
    ben arrivato. Il lavoro è la vera schiavitù. Ormai si pensa che lavorare sia una cosa doverosa, un obbligo morale, la cosa più naturale del mondo. Come lo è per tanti andare a caccia, mangiare carne o votare renzi. Ma come cazzo si fa a pensare che un padreterno, un alieno, un creatore ... dopo aver fatto le galassie ed i pianeti, le stelle il mare ed il sole ... si metta poi a creare gli umani per farli lavorare!!!!! C'è qualcosa che sfugge ad ogni logica.
    La divisione in classi, in ricchi e poveri, buoni e cattivi ... è funzionale ai pochi per tenere sotto controllo gli altri ed usarli come servitori.
    A prescindere dal senso della vita. Che un senso non ce l'ha.

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    1. Che farai da grande?

      "Figlio mio cosa farai quando sarai grande?"
      "Farò il pittore di madonne, uomini e santi,
      di quadri famosi, pittori importanti.
      li dipingerò sul pavimento
      in balia di passanti, pioggia e vento.
      li farò con cura e amore abbondanti,
      come dovessero durare anni e secoli tanti"

      "Figlio mio perché tanto lavoro e tanta devozione
      per ciò che durerà una si breve stagione?
      Non è meglio dedicare il tuo tempo e lavoro
      per guadagnarti ricchezze e decoro?"

      "Quando i miei più semplici bisogni siano soddisfatti
      cercare il di più mi sembra cosa da matti!

      La vita sembra lunga ma dura solo un momento,
      poi anche noi saremo polvere al vento.
      La mia pittura effimera ma appassionata
      sarà il mio monito a una generazione troppo indaffarata,
      sempre occupata ad accumulare
      sorda perché non vuole ascoltare.

      Il mio messaggio più evidente
      è che al denaro non pongo mente,
      anche se ho del talento
      io di poco mi accontento,
      mi affido alla provvidenza
      che non mi faccia restare senza.
      Non penso a fama nè gloria futura
      che esorcizzi dubbi e paura
      sulla nostra sorte effimera e incerta
      come la mia pittura all'aria aperta.

      Quando pensi troppo al domani
      ti leghi piedi e mani
      di cui avresti molto bisogno
      per realizzare il tuo sogno.

      Se non vivi ora e adesso, ma ti attacchi ad ogni tuo possesso,
      sarebbe come se il madonnaro
      del suo talento fosse avaro
      volendo salvare ogni suo dipinto

      col timore che poi venga estinto."

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    2. C'è qualcosa di enigmatico nei malgasci, che mi sfugge. Da una parte lavorano come formiche, ma dall'altra sono sempre pronti alla battuta, a ridere e scherzare.


      Forse hanno capito per istinto cose che noi bianchi non sappiamo più o non abbiamo mai saputo.

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