Mentre gli Illuminati sono alle prese con la manipolazione del
popolo italiano, al fine di togliergli ancora un po’ di sovranità
politica, io sono alle prese con una guarigione che tarda a venire.
Come diceva Shakespeare, le disgrazie, quando arrivano, si presentano
in moltitudini compatte. Così, la slogatura dell’omero destro si è
portata dietro uno strascico di malesseri di tipo virale, che cerco
di combattere parte con chimica farmaceutica, parte con rimedi
naturali. Ebbene sì, ho ceduto alla tentazione di comprare miele,
che per raucedine e mal di gola è un toccasana. Ingurgito inoltre
quantità industriali di vitamina C, mediante la spremitura di quegli
agrumi chiamati lime, ma che qui sono conosciuti come “citrone”,
limoni. Il piacere di una tazza di acqua di frigo, con mezzo limone e
due cucchiaini di zucchero, è un piacere che nessuno può sottrarmi.
E farlo di notte, quando tutto è silenzio, interrotto dai miei colpi
di tosse a cui fanno eco i colpi di tosse del guardiano appena
insediatosi nella veranda sul davanti, è un valore aggiunto, giacché
il rimedio principe per ogni guarigione è il riposo. Niente di
meglio, per me, quindi, che l’ozio dei latini. Godermi la
tranquillità notturna, scacciando le onnipresenti zanzare, e
concentrarmi nei miei pensieri, magari mettendoli nero su bianco.
Ma c’è un’altra attività che in questi giorni, da quando
sono arrivato nella casa in affitto nel quartiere di Akenta, tiene
occupate le mie energie: rendere la porta del bagno dotata di
chiusura. Prima di partire avevo chiesto a Tina se la porta fosse
munita di serratura. Alla sua risposta affermativa, avevo pensato che
fosse cosa buona e giusta, visto che con noi vive anche sua figlia
13enne Annika, ma quando sono arrivato la sera di giovedì ho
scoperto che non c’era chiave, né chiavistello. Bugiarda era 10
anni fa, bugiarda è rimasta ancora adesso. Non capirà mai né la
necessità della privacy per un vazaha, né la simpatia che molti
bianchi provano per i cani e nemmeno che le bugie hanno le gambe
corte. Fatto sta che il giorno dopo ha comprato un tiretto semplice,
come quelli che qui si usano anche per le finestre. Aveva sei viti da
legno in dotazione. Ma si è presentato subito un problema. Il
palissandro della porta del bagno è durissimo e impenetrabile a
qualsiasi vite. Tina ha provato a prendere a martellate le viti, con
il risultato di renderle inutilizzabili. Il giorno dopo ha comprato
dei chiodi, ma troppo lunghi e teneri: si storcevano subito sotto i
colpi di un mazzuolo da muratore che lei chiamava martello, deformato
pure quello. Il giorno dopo abbiamo comprato un cacciavite vero, che
ha sostituito il mio coltellino svizzero, ma le viti non volevano
saperne di entrare nel posto che avevo stabilito per loro.
Domenica le ferramenta sono chiuse e dovremo demandare a lunedì
l’acquisto di chiodi corti e dalla larga capocchia. Comprerò anche
un martello decente. Per ora, il tiretto è sistemato in maniera
provvisoria, a ricordarmi la provvisorietà dell’esistenza. Seduti
sulla tazza del water – è notorio – si fanno meditazioni
profonde.
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