Fonte: Solo italiani
Giù il velo! Questo il dispositivo della sentenza emessa dal
tribunale di Pordenone nei confronti di una donna musulmana che si
era presentata al Consiglio comunale di San Vito al Tagliamento
coperta dal niqab. In quell’occasione la donna era stata
allontanata dall’aula del Comune, perché si era rifiutata di
togliere il copricapo che lasciava intravedere solo gli occhi. Una
volta rilasciate le generalità alla polizia municipale la stessa era
tornata nuovamente in aula, chiedendo anche la parola. Il Sindaco Di
Bisceglie del Pd, contrariato dalla presenza e dall’impertinenza
della donna albanese che voleva assistere al Consiglio in quanto uno
dei figli era stato eletto, a quel punto decise d’interrompere la
seduta. Da lì denuncia e il processo.
Finalmente un tribunale prende una posizione netta e decisa su una
questione troppo spesso oggetto di ondeggiamenti da parte dei nostri
magistrati. La tolleranza dimostrata dalla giurisprudenza nei
confronti di queste situazioni ha portato all’ estrema conseguenza
che una persona a viso coperto esiga di partecipare a una seduta
pubblica. Questi signori ostentano le loro usanze, infischiandosene
delle nostre. Pretendono rispetto, ma non ne hanno. Arrivano al punto
d’ imporci veli, turbanti e Allah senza considerare che da queste
parti siamo cresciuti a Dio, patria e famiglia. L’ atteggiamento
dei tribunali è sempre stato un pilatesco “porgi l’ altra
guancia”, ma il Gip dott. Alberto Rossi la pensa diversamente con
nostro sommo apprezzamento e ha condannato la musulmana a 4 mesi di
reclusione e 600 euro di multa pena convertita in 30.600 euro di
ammenda.
Scrive il giudice che la donna è stata condannata per violazione
dell’ art. 5 Legge 22/5/1975 (Reale): «È vietato l’ uso di
caschi protettivi o di qualunque altro mezzo atto a rendere
difficoltoso il riconoscimento della persona in luogo pubblico o
aperto al pubblico senza giustificato motivo». Sonora e giusta
sanzione penale da parte di uno stato laico senza alcun riferimento a
significati religiosi, perché se sotto il copricapo si nasconda un
terrorista o la più pia delle signore non è affare che compete alla
nostra magistratura. Le leggi ci sono e basterebbe applicarle invece
di creare alibi fantaprocessuali che favoriscano quotidianamente un’
integrazione delirante e sprezzante del nostro buoncostume. Quindi,
amiche musulmane, via il velo, perché in Italia la legge lo vieta e
a Pordenone lo sanziona pure pesantemente.
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