Spesso, dei buonisti favorevoli all’accoglienza, ci chiediamo
cosa gli dice il cervello. Spesso, parlando con chi vuole aprire
totalmente le frontiere, senza vedere gli inconvenienti, mi sono
chiesto come facciano ad essere così ciechi. Ancora non ho trovato
una risposta soddisfacente, ma un nobile romano vissuto nel quinto
secolo dopo Cristo mostrò la stessa cecità quando un monaco lo
portò in giudizio alla corte del re burgundo, in Gallia. Il monaco
lo accusava di imporre tasse esose ai contadini e in genere di
maltrattare i sudditi del suo vescovado, dal momento che il nobile
era anche vescovo, come succedeva all’epoca. Di fronte al re
burgundo, assiso al trono in terra di Francia su volere
dell’imperatore romano, il nobile chiese: “Come ti permetti?! Chi
sei tu? Non sei forse quello che anni fa profetizzò la fine
dell’impero romano? E dov’è questa fine se io sono ancora qui, a
capo di questa contea, grazie all’imperatore di Roma?”. Il
poveretto non si era accorto di nulla. Non si era accorto che a pochi
metri da lui c’era un re germanico messo sì a capo del regno per
volere dell’imperatore, ma di romano non aveva nulla.
Lo sfacelo era cominciato anni prima con l’imperatore Valente.
Ammassatesi sulla riva nord del Danubio grandi masse di goti in fuga
dagli unni, i comandanti delle guarnigioni di confine non se la
sentirono di prendersi la responsabilità di farli entrare e
mandarono una delegazione di goti fino in Siria, per chiedere lumi
direttamente all’imperatore. Il quale, siccome aveva bisogno di
nuove reclute, diede parere favorevole e i goti cominciarono ad
entrare nell’impero. Ma in breve tempo avvenne ciò che sta
accadendo anche ora: si era sparsa la notizia che i confini erano
stati aperti e sulla sponda nord del Danubio si ammassarono anche
tribù che non erano in fuga dalla guerra, cioè dalla ferocia degli
unni, ma anche popolazioni che volevano godere dei benefici della
cittadinanza romana. A quel punto, cominciarono i casini. Quella
grande folla di goti fu scortata verso l’interno. La guardia di
confine fu praticamente annullata dovendo scortare la fiumana di
profughi. E i nuovi arrivati, vedendo la strada libera, ne
approfittarono. Quando l’orda arrivò nei pressi di una città
fortificata, il padrone del luogo non permise né ad essa, né ai
soldati di scorta di accedervi. La rabbia dei goti non si fece
attendere e quella fu la scintilla, quello fu l’inizio delle
cosiddette invasioni barbariche, verificatesi per il buonismo
opportunista dell’imperatore Valente. I bellicosi goti
sbaragliarono le truppe romane e fiumi di sangue cominciarono a
scorrere. Noi oggi siamo ancora nella fase della cecità buonista. Li
stiamo facendo entrare tutti, anche se in queste ultime ore
Mattarella e Minniti lanciano alti lai. Che stiano presentendo
l’arrivo della resa dei conti? Dopo 1600 anni, scorreranno di
nuovo, in Italia, fiumi di sangue?
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