Se è vero che il movimento femminista nasce in epoca moderna, e
può esser stato usato dagli Illuminati per destabilizzare la
famiglia tradizionale, è altrettanto vero che il desiderio di parità
fra uomo e donna è molto più antico, dovendo farlo risalire almeno
al Quattrocento. A cavallo tra i due secoli XIV e XV, ci fu una donna italiana
che si trasferì in Francia all’età di quattro anni, una specie di
cervello in fuga, si direbbe oggi, che di mestiere faceva la
scrittrice. Fra le sue ultime opere vi furono libri dalla chiara
matrice femminista. Si chiamava Cristina da Pizzano, conosciuta in
Francia, ma poco o nulla in Italia. Di fronte alla diffusa credenza
dell’epoca che le donne fossero inferiori all’uomo e che fossero
capaci solo di parlare, piangere, filare e come amanti, Christine
dice che se le cose stanno così è perché le bambine non vengono
mandate a scuola e perché le donne non vogliono intraprendere
carriere tradizionalmente riservate agli uomini. Lei stessa, figlia
di un erudito in servizio alla corte di Francia, fu un esempio del
fatto che se alle donne viene permesso di studiare, possono spingersi
ad ottenere splendidi risultati. Al giorno d’oggi, molti ruoli una
volta riservati agli uomini, sono condivisi anche dal sesso femminile. E
nessuno ha niente di cui lamentarsi. E’ per questo che la nostra
società, indipendentemente dal sospetto che il Femminismo moderno
sia stato strumentalizzato dagli ebrei per distruggere la famiglia,
può chiamarsi “Nuovo Patriarcato”. Ed è per questo che c’è
un effettivo pericolo nell’avanzare del “Vecchio Patriarcato”, interpretato dall’islamismo strisciante che si sta infiltrando tra di
noi. Le femministe moderne dovrebbero combattere contro tale
invasione culturale, ad imitazione delle donne kurde, ma dove sono
finite le femministe moderne?
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