Fonte: Corriere della sera
Inaugurato a Phuket il più grande centro veterinario del Sudest
asiatico: cani e gatti randagi curati gratis con le attrezzature più
moderne e sofisticate. E’ intitolato a Gill Dalley, fondatrice
della onlus «Soi Dog Foundation», che a giugno apre una filiale
anche nel nostro Paese, e che da anni combatte il Dog Meat Trade. La strada che porta al più grande (e appena inaugurato) ospedale
veterinario del Sudest asiatico — che si prende cura gratuitamente
di cani e gatti randagi della Thailandia — si lascia alle spalle il
mare luccicante delle Andamane e si addentra nel cuore dell’isola
di Phuket, tra piantagioni di ananas e palme di cocco. Nel caldo
afoso che neanche la vegetazione lussureggiante riesce a mitigare, il
cancello introduce al paradiso che ogni cane e gatto malnutrito e
maltrattato, gli spelacchiati cani e gatti thailandesi che tutti
scacciano e nessuno sfama, desidera incontrare almeno per una volta
nella sua sfortunatissima vita. Qui, infatti, al 4 Soi Tambon Amphur
del distretto di Thalang, a Phuket, si trasformano in fortunatissimi,
amatissimi e coccolatissimi ospiti/pazienti i randagi senza nessuna
fortuna, i «cani di strada» che affollano ogni angolo della
Thailandia e che riforniscono abbondantemente il Dog Meat Trade,
l’orrendo commercio di carne di cane che ogni anno procura ai
ristoranti di questa parte di Oriente quasi 10 milioni di esseri
indifesi da uccidere nel peggiore dei modi e poi cucinare nelle zuppe
o sulle griglie.
Circa 200 interventi chirurgici al mese
Mentre in Asia ancora si combatte la tradizione di mangiare carne
di cane (in Sud Corea ha chiuso soltanto a dicembre il più grande
macello di cani), qui, nell’ospedale
di Gill e John Dalley, ingegnere chimico lui, impiegata di banca lei,
arrivati da Leeds, Inghilterra, quattordici anni fa per una vacanza
esotica e mai più ripartiti, i randagi che fino al giorno prima
vivevano di stenti e di avanzi si imbattono in una struttura che, nel
cuore della Phuket tropicale, ha quasi del miracoloso. Completamente
gratuita per ogni randagio, cane o gatto, che vi metta piede, è una
perla di moderne tecnologie e di efficiente accoglienza. Ogni mese
permette tra i 150 e i 200 interventi di ogni genere sugli animali
ricoverati: un’ottantina di operazioni chirurgiche tra rimozioni di
tumori, amputazioni, cure ortopediche, chirurgia degli occhi. Ospita
un team di 11 veterinari e uno staff di supporto di 23 elementi.
La necessità delle sterilizzazioni
Settecento circa le sterilizzazioni ogni mese, gli unici
interventi capaci di mitigare la piaga del randagismo. Numeri
importanti per una struttura all’avanguardia che può offrire
giornalmente cure dentistiche, cucce riscaldate per madri e cuccioli,
aria purificata con ultravioletti, macchinari per effettuare
radiografie e analisi. Fisioterapia per i più malandati e
idroterapia per tutti quegli animali che hanno subito un intervento
di chirurgia ortopedica, magari perché erano stati investiti su una
delle trafficatissime vie di Phuket. Cani come pazienti di lusso. Una
situazione paradossale se si pensa alla realtà della «vita da cani»
in tanti altri Paesi dell’area: Taiwan ha vietato soltanto un mese
fa il consumo della carne di cane e di gatto.
Il sogno di Gill e il miliardario sponsor
«È stato un sogno. Il sogno di Gill per moltissimi anni: negli
ultimi quattro non aveva fatto altro che dedicarsi completamente alla
sua progettazione e negli ultimi due aveva letteralmente curato ogni
dettaglio di questo ospedale» spiega John Dalley, fondatore insieme
alla moglie Gill (scomparsa pochi mesi fa) della «Soi Dog
Foundation»,
l’organizzazione animalista che dalla sua nascita, nel 2003, si
batte attivamente contro il randagismo nel Sudest asiatico
promuovendo la sterilizzazione e la cura dei cani di strada.
Inaugurato pochi giorni fa, l’ospedale che John Dalley definisce
«una delle tante eredità che Gill ha lasciato ai cani randagi della
Thailandia che lei amava tanto», è costato circa un milione e mezzo
di dollari e una bella fetta di questi, circa 250 mila, arrivati
direttamente da un miliardario cinese che ha contribuito al progetto
della coppia inglese, sponsorizzando l’acquisto di strumenti
diagnostici e macchine per i diversi trattamenti previsti.
Il 95% delle donazioni arriva via Facebook
Un piccolo miracolo che si fonda sulle donazioni. «La maggioranza
arrivano dal digitale – spiega Dalley – in particolare il 95%
arriva da Facebook. Nel dettaglio il 65% è rappresentato dalle
donazioni che provengono da tutto il mondo per contrastare il
commercio di carne di cane, il 15% da offerte estemporanee», il 10%
dalle sponsorizzazioni raccolte con il sistema della «adozione» a
distanza di animali. Poi ci sono un 5% di lasciti straordinari «e un
2% che arriva direttamente dai testamenti».
L’idroterapia per gli amici a 4 zampe
I cani apprezzano. Si rilassano nella vasca dove l’idroterapia
li costringe a lunghe passeggiate per recuperare da fratture alle
zampe o qualche altro problema ortopedico; si riposano fra coperte e
gadget che arrivano da ogni parte del mondo. Scodinzolano felici, in
attesa che qualcuno se li porti via, fra le braccia degli operatori,
molti dei quali volontari che ruotano nella struttura in periodi da
uno a tre mesi.
Canada, Gran Bretagna e ora anche Italia
La loro adozione è l’obiettivo primario: per questo Soi Dog
Foundation esiste anche in Canada e in Gran Bretagna, dove è molto
attiva. Tra pochissimo sarà anche in Italia: lunedì 12 giugno, a
Roma, verrà presentata la neonata Soi Dog Italia, tenuta a battesimo
dalla scrittrice italiana Paola Tonussi, che ha scelto come compagno
per la vita un trovatello thailandese. Il piccolo Boonrod —
scampato ad un macello clandestino e ora coccolato in Italia, di cui
il Corriere aveva raccontato la storia — ovviamente sarà il testimonial della Soi Dog Italia e la
sua storia, raccontata nell’omonimo libro scritto dalla sua Paola e
presentato al Tree Bar, sarà il filo conduttore della serata romana.
[N.d.R. Ringrazio Francesco Spizzirri per la segnalazione]
[N.d.R. Ringrazio Francesco Spizzirri per la segnalazione]
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