lunedì 26 giugno 2017

Tante foto e poco arrosto


Fonte: Il Giornale

C'è un famoso racconto di fantascienza di Katherine MacLean che Fruttero e Lucentini inserirono nella loro storica antologia "Le meraviglie del possibile" (1959) intitolato "Le immagini non mentono" e che racconta di come i terrestri cadono in un equivoco durante il primo contatto con gli alieni nel rispondere alla loro richiesta di aiuto dopo il loro atterraggio. È passato da un bel pezzo il tempo in cui si riteneva che foto e filmati fossero più veritieri delle testimonianze oculari: foto e film sono oggettivi, quel che si vede a occhio nudo è soggettivo e quindi equivocabile. Non è vero. Sin dagli inizi della storia della fotografia e del cinematografo è possibile truccare, l'importante è che il trucco non si veda e si creda tutto vero. Nei pionieristici film di Georges Méliès il trucco era palese, ne "Il Signore degli Anelli" o nei film dei supereroi e affini il trucco sembra vero, tanto per fare un confronto. Oggi è facilissimo, con i mezzi della moderna tecnologia elettronica, con appositi programmi come Photoshop, ad esempio, creare clamorosi falsi ritenuti veritieri, quasi più veri del vero, e difficili da scoprire: si pensi solo a quelli apparsi, però subito smascherati, dopo l'attentato alle Torri Gemelle dell'11 settembre 2001.



E il «fenomeno Ufo» è un fenomeno eminentemente visivo. Certo, innumerevoli testimonianze, un certo numero di tracce e di reperti attribuibili, ma soprattutto un numero sterminato di fotografie e filmati, e non disponendo di un Ufo integro o a pezzi a disposizione, o di loro piloti vivi o morti, le immagini sono la «prova regina». Sicché, partendo da questo presupposto venne in mente a me e a Sebastiano Fusco di mettere su un libro che presentasse in sequenza logico-cronologica e con relativo commento critico le più note, famose e controverse fotografie su questo enigma dei tempi moderni. Si intitolava "Obiettivo sugli Ufo: Fotostoria dei dischi volanti", lo pubblicò le Edizioni Mediterranee nel 1975, con una seconda edizione riveduta e ampliata nel 1978: fu il primo libro in Italia e il secondo al mondo di questo genere (cinque anni prima era apparso un libro spagnolo ma di assai più limitata prospettiva, "Platillos volantes ante la camara" di Antonio Ribera), nonché il primo che pubblicammo a doppia firma, ormai reperto storico e introvabile, tanto che nemmeno il sottoscritto è riuscito a rintracciare la propria copia! L'introduzione era dell'amico Roberto Pinotti, uno dei fondatori del Cun, il Centro ufologico nazionale, e già allora uno dei maggiori esperti italiani.

Dopo 42 anni le parti s'invertono. Roberto è oggi il massimo esperto italiano e internazionale di Ufo con alle spalle un numero non calcolabile di libri, noi abbiamo preso strade diverse e ci siamo occupati di molti altri argomenti, tutti comunque eterodossi (qualcuno direbbe stravaganti), letterari o saggistici, ma lui mi ha richiamato in servizio per questa sua ultima fatica, "Ufo tra occhio e obiettivo". E non potevo certo esimermi dal farlo, memore dei nostri antichi interessi e della vecchia amicizia. In fondo, quando 50 anni fa il Cun nacque e decise di indire il primo congresso ufologico in Italia, il 24 e 25 giugno 1967 a Riccione, fra i giornalisti presenti all'evento c'ero anch'io, insieme al compianto amico Cesare Falessi.

"Obiettivo sugli Ufo" conteneva 282 immagini. In seguito, fra il 1976 e il 1998, sono apparsi soltanto tre altri volumi fotografici, e tutti tedeschi (uno è stato pubblicato anche in italiano, "Il segreto degli Ufo" di Adolf Schneider e Hubert Malthaner, mentre i due di Michael Hesemann, Geheimsache Ufo e Die Kontakte sono inediti nel nostro Paese), con circa 150 immagini ognuno. Rispetto al nostro, questo libro di Roberto Pinotti ne contiene quasi il doppio, più di 500. Nel nostro libro prendevamo in considerazione un periodo di 93 anni, dal 1883 al 1976, questo si riferisce a 134 anni, dal 1883 al 2017.

In "Ufo tra occhio e obiettivo" Roberto Pinotti si districa in questo ginepraio basandosi sulla propria esperienza ed acume critico e con il suo catalogo dimostra come questo fenomeno persista dal 1947 (l'avvistamento Arnold) e continua ad essere regolarmente documentato da 70 anni. E da storico del fenomeno offre a chi ci crede e a chi non ci crede materiale visivo a iosa su cui ragionare, discutere, speculare e, perché no, anche fantasticare, aspetto ancora non proibito dalle Autorità Costituite. Con l'aria che tira potrebbe anche succedere che la Commissione europea decida di classificare gli Ufo come balla, bufale, disinformazione bella e buona, una di quelle fake news dei giornalisti e dei politici conformisti e ignoranti insomma; e quindi di proibirne la diffusione di notizie e immagini in Rete.

E infatti c'è chi crede che gli Ufo giungano dallo spazio e chi magari dal centro della Terra, o che siano più banalmente armi segrete americane o russe o di un IV Reich in attesa di rivincita. V'è chi crede che provengano da altre dimensioni accanto alla nostra o da un tempo diverso, passato o futuro.

Ma basterebbe che una sola di queste 500 foto presentate da Roberto Pinotti (così come una sola delle 282 di 42 anni fa) fosse incontrovertibilmente vera e non raffigurasse un evento astronomico o un pallone sonda o simili che gli «oggetti volanti non identificati» diverrebbero realtà, ancorché per adesso ancora inspiegabile e soprattutto sempre visiva. Insomma, siamo tuttora a confrontarci con quelle «cose che si vedono in cielo» come diceva Carl Gustav Jung nel 1958, quel «mito moderno» che abbiamo collocato sopra le nostre teste. E che fotografiamo...

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