«Ho
appiccato il fuoco per fare il bene dei cavalli».
Ha
le mani fasciate, brutte ustioni in faccia, ma tiene la testa alta Thomas
Leppek, per nulla pentito del suo gesto. L’uomo ha firmato le dimissioni dall’ospedale
e ieri era lì, sul “luogo del delitto”, alle Bettole.
«Per
prima cosa devono venire i cavalli, poi gli scommettitori: il signor Borghi,
non facendo le manutenzioni, non si preoccupa né degli uni, né degli altri. Ho
quindi deciso di fare qualcosa di eclatante per portare attenzione sull’ippodromo
- spiega. Qui i cavalli corrono su una pista dura e piena di sassi che fa male
ai loro zoccoli delicati. A margine della pista ci sono pozzetti in cui i
cavalli possono rompersi una zampa. Le gabbie rotte spaventavano gli animali
alla partenza delle corse. Senza parlare della condizione delle stalle e delle
strutture in generale». E
ancora: «Io non ho niente da perdere. Ho agito da solo, perché io sono un uomo
che pensa da solo».
Leppek,
54 anni, è di origine tedesca e ha un figlio di 20 anni che sta a Treviso. Fino
all’anno scorso Thomas viveva nel centro ippico di Caravate, poi sono stati gli
allenatori a trovargli una stanza riscaldata in via Galdino. Anche se a Thomas
di stare al freddo non gli importava nulla. «L’elettricità venuta a mancare
giovedì mi ha fatto infuriare, perché il signor Borghi prende i soldi dall’Unire
ma non li spende per l’ippodromo, che fino a trenta anni fa era un gioiello -
continua Thomas. Allora mi sono detto: io non ho avvocati, ma ho la “ricetta
tedesca” che consiste nel fare qualcosa per far valere i propri diritti. Quindi
sono andato da Q8 e ho riempito una tanica da 20 litri».
Segue
la cronaca del fatto: «Sono entrato all’ippodromo dal cancello di fronte a via
Galdino, ho attraversato le piste, poi sono salito sulla scala esterna in ferro
che porta alla club house. Sapevo che la porta scorrevole lassù è sempre aperta
e che l’antifurto non funziona. Una volta all’interno, ho controllato che non
ci fosse nessuno e poi sono uscito dalla porta antincendio al piano terra: da lì
ho comodamente preso la tanica. Quindi sono entrato negli uffici, ho sparso la
benzina ovunque e ho dato fuoco. Una fiamma però mi ha colpito. Allora sono
tornato alle scuderie: non appena sono arrivato lì ho visto arrivare i vigili
del fuoco».
Se
all’inizio Thomas ha sostenuto la versione dell’incidente ai fornelli, «è stato
solo per provare a farla franca, ma poi mi hanno messo davanti le prove e non
ho potuto più negare di essere stato l’autore del gesto».
«Sapevo
che il mio gesto avrebbe avuto ripercussioni giudiziarie, ma le ustioni non me
le aspettavo. Poco male, tra qualche giorno mi tolgo le bende e torno a
cavalcare».
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