Il
migliore non è chi in cento battaglie riporta cento vittorie. Il migliore in
assoluto è chi non dà nemmeno battaglia, e sottomette le truppe
dell’avversario. (Sun Tzu)
Fin
dagli albori della nostra storia, l’uomo si è combattuto per svariati motivi, e
attraverso i conflitti si è evoluto o involuto, ma al di là della valutazione
morale che potrebbe svilupparsi già da adesso, mi preme di più continuare a
parlare di storia.
Le
battaglie primordiali che si combattevano con pietre e bastoni per aggiudicarsi
l’appezzamento di terra migliore probabilmente erano già influenzate da quelle
scelte che nel corso della storia hanno portato allo sviluppo delle due scienze
militari per eccellenza, la tattica, che si rivolge principalmente all’impiego
delle truppe, o risorse, per sconfiggere il nemico sul campo, e la strategia,
che è un concetto ampio, ma che se dovessimo sintetizzarlo, si potrebbe
definire come il conseguimento ed il mantenimento della supremazia
indipendentemente dal numero degli uomini e delle risorse sul campo.
Credo
che ciò che può aiutarci a capire meglio questo concetto sono le parole del
maresciallo Ney al termine della disastrosa campagna napoleonica di Russia ”Più che dalle pallottole russe, l’armata francese fu sconfitta dal Generale
Fame e dal Generale Inverno”.
La
storia è ricca di esempi di Potenze militari imbattibili sul campo, che non
hanno vinto delle guerre per un uso sbagliato o inefficace di strategie. Durante la guerra del Vietnam, ad esempio, gli americani usarono l’agente Orange
per defoliare le foreste vietnamite e attuarono il progetto Popey, ovvero un
programma di inseminazione chimica del cielo con cristalli di ioduro d’argento
spruzzati da elicotteri e jet, in modo da estendere l’annuale stagione dei
monsoni sulla famosa pista di Ho Chi Minn per renderla una poltiglia fangosa e
impedire l’afflusso di uomini e rifornimenti del nemico.
Le
condizioni climatiche avverse indotte dall’aviazione statunitense, si ritorsero
più sui marines americani che non sui viet cong, abituati a spostarsi anche in
quelle condizioni estreme, ma il dato è che quel progetto segnò un punto di
svolta nella ricerca del dominio sul clima, lo stesso Putin ammise non troppo
tempo fa che durante le parate militari, l’aviazione russa rilascia scie
chimiche composte da azoto, iodio, e argento per evitare che piova, come
spiegato nel servizio del tg1 andato in onda il 10-05-2007.
Davanti a quella che ormai sta diventando una realtà sempre più evidente, difficilmente giustificabile parlando solo di scie di condensazione, non solo i russi hanno iniziato a sbottonarsi. John Holdren (a destra), il consigliere scientifico del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, il 15 novembre 2011 ha pubblicamente ammesso che il governo americano da 15 anni effettua l’irrorazione chimica dei cieli a favore della geoingegneria e della manipolazione climatica.
Tornando
all’Italia, nonostante chi ritiene che qualcosa nei nostri cieli non va venga
etichettato dalla stampa, da esperti meteorologi, da ecologisti e da personaggi
pubblici colorati da bandiere di ogni tonalità, come un pazzo, a rompere una
certa diffidenza per paura di essere iscritto alla lista dei “ folli
pericolosi” ci pensa già da un po il Generale Fabio Mini che in quanto a scie
chimiche ha le idee molto chiare.
Laureato
in scienze strategiche, in scienze umanistiche e in negoziato internazionale,
Mini, è un commentatore di questioni geopolitiche e di strategia militare,
scrive per Limes, la Repubblica e l’Espresso.
Generale
di corpo d’armata, Mini è stato capo di Stato maggiore del comando NATO per il
sud Europa, ha guidato il Comando Interforze delle operazioni nei Balcani a
partire dal gennaio 2001, e dall’ottobre 2002 all’ottobre 2003 è stato
comandante delle operazioni di pace NATO in Kosovo nella missione denominata
KFOR.
Nella
conferenza di Firenze del 7 ottobre 2012, Mini, spiega che durante la guerra del
Kosovo è stata attuata la manipolazione delle nubi, come strumento di guerra, e
che le manipolazioni atmosferiche esistono, per realizzarle si usano sostanze
come Sodio, Bario, Alluminio e Polimeri.
Il
Generale punta anche il dito verso i nostri cieli, affermando con chiarezza che
la situazione che stiamo vivendo non è normale, e che dare del matto o
dell’imbecille a persone che chiedono risposte, equivale a non fornire delle
risposte sul piano delle argomentazioni scientifico/razionali ma sul piano psicologico/emotivo,
e questi sono metodi da propaganda.
Mini
(a sinistra), parla anche di una omertà dei militari che conoscono la verità sulle scie
chimiche e ribadisce che l’unico sistema per fare breccia sul muro che è stato
eretto è quello di continuare ad insistere verso le autorità nei vari settori,
iniziando dall’Aereonautica per finire alle Università in modo da raccogliere
le prove che permettano di giustificare scientificamente l’evidenza. Le
difficoltà nel rapportarsi a questo tema, spiega Mini, sono anche dovute ad una
precisa tecnica di negazione militare, meglio nota come “denial of service”,
che significa non solo negare l’evidenza, la realtà e la verità, ma negare
l’informazione stessa.
Ma
non c’è solo Mini a non accettare questo stato di cose, nel panorama dei
movimenti e degli attivisti che chiedono la verità riguardo a ciò che sta
accadendo sui nostri cieli, e di rimando anche all’intero ecosistema del
pianeta, il RIP si pone come movimento non violento impegnato da anni nella
lotta contro questo crimine.
Noi di Riprendiamoci il Pianeta, Movimento di Resistenza Umana, siamo convinti che le scie chimiche siano un fenomeno complesso, che consiste in una vera e propria aggressione alla vita di questo pianeta, attuata da un coordinamento di forze che vede implicate tutte le maggiori potenze mondiali.
Le
massicce irrorazioni in atmosfera di sostanze di varia natura, nanotecnologie,
nano particelle, batteri e virus geneticamente modificati, associate all’uso di
tecnologie sono atte a modificare sia l’assetto ambientale che quello delle
coscienze umane.
Rispetto
alla nostra attività, riceviamo in modo costante attacchi di varia natura,
soprattutto dai media, ma non ci fermeremo, perché riteniamo che solo
attraverso la pratica dell’innocuità verso la vita si può produrre un reale
cambiamento dello stato di cose attuali, dall’avvelenamento ambientale a quello
delle coscienze, sottoposte ogni giorno ad una aggressione da parte di partiti
e lobby economiche che mirano a sottometterci in uno stato di povertà e rassegnazione;
è arrivato il momento di riprenderci il pianeta.
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