venerdì 28 marzo 2014

Cosimo si accorge di alcune cosucce storte

 
Tratto da "Incompatibilità ambientale", pubblicato nel 1996 (prima parte)

Per quali alchimie uterine sia dato di ottenere un genio o un imbecille, un criminale o un santo è sempre stato un mistero per chiunque, compresi genetisti, fisiologi o altri appartenenti alla moderna stregonesca schiatta degli scienziati. Anche Cosimo si era spesso interrogato sulle sue origini, non tanto filogenetiche, quanto spirituali ed egli già a tredici anni aveva cominciato a sentirsi amareggiato dalla realtà. Non poteva credere che esistesse il Male attorno a lui, né soprattutto che venisse fatto del male alle indifese creature, agli animali, verso i quali sentiva un trasporto irresistibile e maniacale. Conobbe dunque, ben presto l'offesa arrecata al mondo dei viventi dall'insensatezza umana ma mentre i suoi compagni, chi in un modo chi in un altro, intrapresero la placida via della rassegnazione, anzi dell'entusiastica accettazione del Male, come volevano i pedagoghi, per lui fu diverso: si oppose alla realtà dell'oppressione antica, della legge del più forte e da qui ebbe origine il suo dramma esistenziale.


Da qui cominciarono i guai per Cosimo Malnati. E a gettare benzina sul fuoco della sua adolescenziale indignazione arrivarono, come messaggeri divini in panni umani, i testimoni di Geova, con la loro fascinosa promessa di una restaurazione del paradiso terrestre dove gli animaletti, grandi e piccini, non avessero nulla a temere dal re della creazione.

Mentre i suoi compagni di scuola giocavano a pallone e facevano i compiti, egli giocava a pallone, faceva i compiti e studiava la Bibbia. Ma che delusione, dopo qualche anno, per il diciannovenne Cosimo scoprire che i testimoni di Javè erano intrisi di antropocentrismo come tutti gli altri, che la Bibbia prometteva la vita eterna solo agli esseri umani e non anche agli animali e che i moderni, nonché predicatori, discepoli di Cristo non avevano nessuna fretta di diventare vegetariani, tanto che avrebbero continuato a nutrirsi di carne, ma non di sangue, fino a quando non sarebbe arrivata la distruzione dei malvagi e quindi lo stop divino al consumo di cadaveri animali. Perché non farlo subito? Perché aspettare l'ordine dall'alto? In questo, almeno, gli Hare Krisna erano più coerenti, o per lo meno preferibili dal punto di vista degli animali.

 Fu così che Cosimo lasciò l'incoerente setta e si diede a percorrere il mondo per vedere se ce ne fosse un'altra, anche piccola, che andasse incontro alla sua profonda esigenza di pace con la natura e di giustizia per gli animali. E intanto, non tralasciava gli studi secolari, come volevano la famiglia e le convenzioni della classe piccolo borghese nella quale era nato. 
                                                                                                                                                  
Magari svogliatamente, però sempre con un occhio di riguardo per le scienze naturali, gli anni scolastici si susseguirono monotoni tranne quella volta, in seconda liceo, quando Cosimo si fece bocciare perché aspettava la fine del mondo. Deve aver avuto circa diiciassette anni e la sua fede nelle Sacre Scritture, e quindi anche  nel promesso e paventato diluvio di fuoco, era al massimo livello. Poiché era stata stabilita approssimativamente anche la data del divino, furente intervento e tale data coincideva con l'anno scolastico 1974-75 a Cosimo Malnati non sembrò necessario impegnarsi negli studi giacché era sicuro che di lì a poco un intero mondo di malvagità sarebbe stato cancellato.

Che la mancata distruzione divina abbia influito sulla sua successiva scelta di lasciare l'organizzazione religiosa di cui faceva parte è probabile. Ma la delusione più grossa fu quella, già accennata, della discriminazione specista che anche gli autori della Bibbia attuano nei confronti delle creature non umane. D'altra parte, da uomini avvezzi a sgozzar capretti in offerta al Dio degli eserciti, né più né meno di come facevano i pagani loro contemporanei, non ci si poteva aspettare niente di meglio. Quando poi, dopo qualche anno, gli capitò fra le mani una rivista dei testimoni di Geova in cui si parlava favorevolmente della sperimentazione animale, fu contento di essersene andato da quella organizzazione, né provò rammarico alcuno dei bei tempi della sua giovinezza, quand'era un entusiasta predicatore domenicale. 

Forse l'unico rammarico era l'aver provato, e perduto, quel certo schietto amore fraterno, nonché la genuina amicizia, che solo una devota confraternita riesce a sviluppare al suo interno. Ma ormai, al giro di boa dei vent'anni, Cosimo aveva assaggiato la vita, e gli era piaciuta. Aveva tutto un mondo davanti, da scoprire, e ci si buttò ingordamente lasciandosi alle spalle la sua mistica adolescenza.
   Del mondo, ciò che lo attirava di più, oltre agli animali, era quella parte di umanità che più spesso manifesta vicinanze e parentele spirituali col regno misterioso della natura. Né in ciò Cosimo si differenziava molto dai suoi coetanei, assetati fisiologicamente come sono di quell'acqua che sgorga perenne dalla fonte della vita, quell'acqua salata che per due terzi costituisce l'umano protoplasma. nacque dunque in lui il desiderio, forse a lungo covato, ma ugualmente imprevisto e irrefrenabile di tuffarsi nel mare delle origini, quasi una brama ancestrale come devono aver provato gli antenati dei cetacei, e di immergersi con tutto il suo essere nelle calde acque dell'Eros, elargitrici di epidermiche e coralline stimolazioni, presaghe di gioie oceaniche.
  
Seconda parte QUI
 

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