Fonte:
Libero
Testo
di Alessandro Dell'Orto
Quando
ti ritrovi lì sul palco - scalzo e in ginocchio, attorniato da gente in estasi
sotto una cascata perpetua di petali di rosa - e tocca a te, proprio a te dopo
ore di attesa, non sai bene che succederà, ma capisci che ti trovi di fronte a
qualcosa di mistico. Magico. Surreale. C’è chi piange, chi ride, chi medita,
chi ciondola a ritmo seguendo le soavi musiche tradizionali indiane e chi canta
- stile karaoke - con le parole (in sanscrito con traduzione inglese a fianco!)
che si illuminano su un maxi schermo. L’aria è leggera, il profumo dolce, i
colori tenui: benvenuti al primo giorno italiano della tappa europea di Mata
Amritanandamayi, meglio nota come Amma. La guida spirituale indiana
dispensatrice di gioia e felicità. Ma soprattutto, di abbracci.
Milioni
di abbracci - Ne ha regalati più di 32 milioni dal 1987 e qui, nella tre giorni
italiana (poi appuntamento a Berlino e Manneheim per concludere il
tour che ha già toccato Barcellona, Monaco, Winterthur, Parigi, Utrecht,
Londra, Dublino e Tolone) organizzata a Malpensa Fiere, ne donerà altri 30
mila. Già, un via vai inimmaginabile di bambini, adulti, anziani che
arrivano da ogni parte d’Italia per godersi la famosa stretta e un’esperienza
lontana dallo stress e dalle angosce di tutti i giorni. Sì, perché appena entri
nella mega struttura trasformata in una piccola India, ciò che colpisce è la
serenità. Il sorriso. E poi l’organizzazione, curata da trecento volontari
italiani e altri duecento dello staff personale di Amma: spazio giochi per
bambini, ristoranti, bancarelle e persino un centro di massaggi Shiatzu. E
così, tra un simil santone con barba lunga e vestito arancione, una coppia di
anziani elegantissimi e una gnocca con le gambe all’insù che medita, le ore
passano veloci e anche l’attesa è meno dura (i cancelli sono stati aperti alle
7, c’è chi ha aspettato per sette ore), mentre lei, minuta, arrampicata su una
poltrona lassù sul palco, continua ad abbracciare senza sosta: raccontano che è
capace di farlo per quindici ore di fila, senza bere, senza mangiare e senza
mai alzarsi. Quindi - sì, fate pure la domanda logica che ci siamo fatti tutti
- senza andare mai in bagno. Mistero.
Ma
Amma è anche questo. Venerata quasi come una rock star, regala amore e
serenità, ha girato il mondo e ricevuto premi, ma soprattutto costruisce
qualcosa di concreto, spiegano i volontari: «La sua organizzazione umanitaria
di beneficenza, la Embracing the World, ha lo scopo di servire tutti,
indipendentemente da casta, condizione sociale o religione, e ha fornito
assistenza medica gratuita a più di 2.6 milioni di persone, costruito più di
45mila case per i senzatetto dell’India. Più aiuti finanziari e
alfabetizzazioni».
Il tempo intanto passa, i numerini che indicano a chi tocca (funziona più o meno come dal salumiere) scorrono e chi aspetta scala, a turno, sulla sedia davanti avvicinandosi al palco. Con frenesia. Ansia. «Devo chiedere ad Amma un aiuto particolare - sussurra Antonio, 77 anni e look alla Giuseppe Verdi - È la terza volta che l’abbraccio e ho bisogno di lei perché ho qualche problemuccio: ho contro sei magistrati e sette avvocati per un testamento falso». Buona fortuna. Altro numero, altra sedia. Sempre più in là, più vicini alla misteriosa stretta. Finalmente, ecco il palco. Ti chiedono di togliere le scarpe. Ci si siede sulle ultime sedie di attesa. Altro numero. Ti fanno inginocchiare. Avanti ancora ed eccola, Amma. Davanti a te. Seduta.
Meccanicamente, in sincrono, due assistenti ti prendono e uno ti pulisce la fronte con un fazzolettino profumato, mentre l’altro ti piega il capo sulla spalla destra di Amma. La quale - mani affusolate e ben curate, leggero profumo di ciclamino - appoggia la guancia (è molto più liscia dell’altra, a forza di abbracci sempre da quel lato) al tuo orecchio e sussurra per trenta secondi, a raffica, parole incomprensibili («Micuorefollio, micuorefollio, micuorefollio...»), che qualcuno interpreta come «Mio caro figlio». Poi, un bacio sulla fronte e un regalino: una mela, un petalo di rosa, una caramella e un bracciale. E via, sotto un altro mentre, ancora confuso, non capisci bene cosa sia successo. E cerchi di dare un significato particolare a quell’abbraccio che ha conquistato mezzo mondo, ma non te («È normale - spiegano gli esperti - la prima volta è difficile aprirsi»). Sì, è una piacevolissima stretta materna, ma niente di più. Nessun fenomeno paranormale, nessuna energia strana, nessuna vibrazione. Anzi, a pensarci bene una vibrazione sì, ritmica, poco prima di alzarsi: eccolo, forse, il segnale!
Errore.
La delusione è tanta quando, poco dopo, ti accorgi di avere una chiamata non
risposta sul cellulare, dimenticato acceso in tasca... Pazienza, non resta che
riprovare fiduciosi questa emozionante esperienza tra un anno. Nel frattempo,
avanti il prossimo.
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