I
7,6 miliardi di dollari investiti negli ultimi dodici anni dagli Stati Uniti
per combattere il narcotraffico in Afghanistan non sono serviti. Lo dice un
rapporto inviato il 21 ottobre a Washington dall’Ispettore speciale per la
ricostruzione, John Sopko. Secondo le sue stime, nel 2013 gli ettari di terreno
utilizzati per la coltivazione di papavero da oppio in Afghanistan hanno
raggiunto la quota record di 209mila, registrando un aumento sostanzioso
rispetto ai 193mila del 2007. Nonostante
gli sforzi degli Stati Uniti, l’oppio continua dunque a rappresentare il grande
tesoro dell’Afghanistan, Paese in cui si concentra circa l’80% della produzione
mondiale. Secondo le Nazioni Unite, il suo valore nel mercato del narcotraffico
globale è aumentato del 50% dal 2012 a oggi. Un business molto redditizio,
saldamente nelle mani delle milizie talebane, che ottengono da questa attività
i fondi necessari per sostenere la loro struttura e lanciare nuove offensive
contro il governo di Kabul.
“Con
il deterioramento della sicurezza in molte aree rurali dell’Afghanistan –
spiega l’ispettore John Sopko – è probabile che anche nel 2014 verranno
riscontrati ulteriori aumenti della coltivazione”. La crescita è collegata
direttamente anche all’arrivo dall’estero negli ultimi dieci anni di nuove
tecnologie per sviluppare il settore agricolo. Strumenti che sono però stati
utilizzati per coltivare papavero da oppio in aree prima desertiche ed
espandere la sua produzione anche in province considerate vergini, come quella
di Nangarhar nell’est del Paese.
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