martedì 12 maggio 2015

L'Islam: per uomini che non devono chiedere mai



VENEZIA - Si è rifiutato di togliersi le scarpe per visitare il padiglione islandese La Moschea - "The Mosque". E visto che per questo motivo non lo facevano entrare nello stand della Biennale ha chiamato la polizia. Il professor Alessandro Tamborini, residente a San Marco, cattedratico e docente di Scienze religiose, storia e simbolismo dell’arte antica e medievale sabato pomeriggio è stato al centro di un parapiglia. Amici stranieri lo informavano che era stato loro impedito di entrare nel padiglione poiché si erano rifiutati di togliersi le scarpe. Raggiunti in loco il professore provava ad accedere filmando e documentando quanto accadeva. «Mi veniva impedito di entrare, senza togliere le scarpe, da più addetti alla sala. Rivolgevo loro le seguenti domande: è un luogo di culto? E impedivano l’accesso imponendo il rispetto. Chiedevo dunque di quale rispetto e per cosa: per il tappeto costato magari troppo? O per il luogo di culto islamico? All’interno infatti vi erano persone musulmane che pregavano. 

 
Il togliere le scarpe è un atto di culto: gravissimo imporlo per chi religioso non è, e financo neppure islamico. Se uno visita un padiglione d’arte intende conoscere le forme artistiche e non subire un’imposizione religiosa. Allorché chi scrive visita una moschea in un paese musulmano o nella stessa Italia, si adegua alle regole di fede. Non però in un contesto artistico e volutamente provocatorio, come del resto l’autore Buchel è peraltro conosciuto». Secondo il docente è «deplorevole e denunciabile che i diritti fondamentali come la libera circolazione di un cittadino italiano nel proprio paese sia impedita da islamici e da pseudo artisti che non favoriscono certo né il rispetto, né il dialogo tra le religioni ma anzi causano divisioni e tensioni inutili. Vedasi i titoli dei giornali di questi giorni, e il duro intervento dell’autorità Patriarcale, insorta perché la chiesa è stata trasformata in moschea senza alcuna autorizzazione, né si conosce quale autorizzazione abbiano gli islandesi per vietare l’ingresso a cittadini italiani e stranieri in uno spazio pubblico. E’ a tutti gli effetti un luogo di culto islamico tanto che la comunità islamica ha già programmato il ramadan nel padiglione, che è di fatto una moschea. Il luogo di culto è autorizzato dalla prefettura? Il Questore ne è al corrente? Il Comune?».

Tamborini ha telefonato al 113 per denunciare quanto accorso. «Solo dopo il mio duro intervento, e non poche discussioni, la direttrice islandese del padiglione mi acconsentiva, accompagnandomi, di entrare con le scarpe. Rifiutavo, perché i diritti erano già stati lesi anche per altre numerose persone e soprattutto perché non rispondeva alla domanda: è un luogo di culto? Rispetto per cosa e per chi? Situazione gravissima e deprecabile che disunisce e non favorisce alcun dialogo. Il rispetto sia dato anzitutto dagli islamici e dagli islandesi ospiti nel nostro paese. Concordo con l’intervento del Patriarcato, e si rimane dispiaciuti che proprio una città come Venezia, da sempre crocevia di differenti culture e di tradizioni anche religiose assai diverse tra loro, sia mancato il rispetto dell'altrui identità, che impone di bussare ad una porta prima di aprirla. Islamico e Islandese, trasformi una chiesa senza rispetto alcuno e senza chiedere nulla? È molto difficile promuovere dialogo interreligioso su queste basi. Ma l’Islam, è noto, non chiede, impone. Gli pseudo artisti islandesi anche. Auspico che il Prefetto e qualsivoglia autorità dello Stato intervenga a tutelare i diritti dei cittadini italiani e le regole costituzionali».

Nessun commento:

Posta un commento