Testo di Saverio Tommasi
Erano partiti per una
gita a Venezia, coronamento di un percorso di autonomia. Autonomia
significa imparare a vivere la vita fuori casa, da soli, con le
fragilità e le lentezze che si hanno ma sviluppando le (tante)
possibilità. E divertendosi un bel po’, perché alla fine il
divertimento conta, eccome se conta, per questo avevano deciso
proprio per una gita a Venezia, loro che partivano da Conegliano in
Veneto. E per questo si erano messi in fila per fare il biglietto del
treno. Ed è alla fine della fila che il dipendente di Trenitalia, un
uomo mai stato Uomo, si è rivolto all’accompagnatrice: «Lasci
perdere, mi ascolti. Ho più esperienza di lei: questi ragazzi non
sono in grado di imparare. Se fate voi il biglietto per loro fate un
favore alla comunità».
Riporto questo fatto,
denunciato dall’Associazione persone Down, perché è giusto
sottolineare gli stronzi e incentivarne il licenziamento. O magari un
mese di volontariato in un luogo che sia in grado di insegnare a
quell'omuncolo del bigliettaio la magia della vita, lui che il
profumo della vita non l’ha mai sentito, anaffettivo del piffero. E
comunque il commento migliore l’ha fatto Michele, 25 anni: “Sono
Down, mica scemo”. (eh, sì, alla fine a Venezia ci sono andati lo
stesso, grandi ragazzi!)
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