Fonte: Il primato nazionale
Roma, 30 maggio – La
Commissione europea
è stata chiara: “Ok, sul tema migranti
vi aiutiamo, ma alle nostre condizioni”. Nel testo del primo
accordo sulla questione i nostri colleghi europei lo dicono chiaro e
tondo: prenderanno una parte di chi sbarca sulle nostre coste, 24
mila persone in due anni. Ora, già sono numeri
ridicoli, se pensiamo ai 90 mila sbarcati soltanto in questi primi
mesi del 2015. Ma sembrano contraddire la tanto sbandierata
Convenzione di Ginevra,
del 1951, per cui ogni cittadino che “temendo a ragione di essere
perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità,
appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinioni politiche, si
trova fuori dal paese in cui ha la cittadinanza e non può o non
vuole avvalersi della protezione di tale paese” può chiedere lo
status di rifugiato.
I nostri colleghi europei dunque hanno
deciso di fare la classifica di chi è più meritevole di essere
accolto. I richiedenti
asilo sono tutti uguali,
ma alcuni sono più uguali di altri insomma. Siriani e eritrei in
primis. Per tutti gli altri… resta l’Italia. Tolta la manciata di
siriani e eritrei, tocca dunque ancora a noi, in applicazione alla
Convenzione stessa, analizzare le pratiche dei candidati profughi e
dar loro accoglienza per il tempo necessario all’espletamento delle
richieste. E da questo punto di vista, stando alla lettera del
trattato, i richiedenti asilo possono essere originari di un
qualsiasi paese in conflitto, inteso questo in senso lato.
Secondo l’Istituto
Internazionale di Studi Strategici di Londra, con un calcolo molto
prudenziale, in questo momento nel mondo
si stanno combattendo 42 guerre.
Solo in Africa, continente a noi dirimpettaio e luogo d’origine
della stragrande maggioranza dei nuovi arrivati, ce ne sarebbero, fra
conflitti “tradizionali” e “guerre ibride” -che vedono cioè
l’alternarsi di scontri fra forze armate regolari e irregolari- 24. Solo per avere sotto
mano qualche punto fisso: l’Italia ha circa 60 milioni di abitanti,
l’Europa 740 circa e l’Africa 1 miliardo e 160. I conflitti in
corso coinvolgono paesi come la Nigeria
(coi suoi 180 milioni di abitanti), la Libia
(6 milioni di abitanti), il Mali
(16 milioni di abitanti), il Sud
Sudan (11), la Somalia
(11 milioni).
Sono numeri imprecisi
per difetto, ma dobbiamo calcolare che in
questo momento più di 230 milioni di persone vivono in zone di
guerra. È solo
un’immagine fantasiosa –nella sua brutalità- ma, in base alla
convenzione di Ginevra, si tratta di circa 230
milioni di aventi diritto d’asilo.
E parliamo della sola Africa. Perché poi c’è il
resto del mondo. E non è una battuta. Basti ricordare che
all’indomani del tragico
naufragio del 18 aprile
scorso e dei 700 morti al largo delle coste libiche, agenzie e
telegiornali diedero, fra le righe, una notizia curiosa che passò
inosservata. Durante le dirette dei
tg abbiamo sentito ripetere decine di volte questa frase: “Sta bene
il primo superstite del naufragio, è in ospedale a Catania. Si
tratta di un maschio di 28 anni di origine…. bengalese”.
Era salpato dalla Libia, ma arrivava dal Bangladesh, dall’altra
parte del mondo. È giunto fin qui con un gruppo di connazionali.
Ora, presumibilmente, è un richiedente silo. Altro che piano Ue.
Ottimo articolo se non vi fosse una errata interpretazione della Convenzione internazionale di Ginevra, che esclude i rifugiati di guerra (oltre a quelli economici). Vedere il mio blog
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01 mag 2015 - Si ritiene falsamente per disonestà o ignoranza che i rifugiati, economici o di guerra, abbiano diritto d'asilo, e che dunque l'Italia abbia il dovere ..