mercoledì 20 maggio 2015

I privati sono sempre ladri, i musei sempre benemeriti


 
Un pacco per Los Angeles bloccato a Orio. Bene protetto, non può lasciare l’Italia.
E’  del cosiddetto « uccello elefante » del Madagascar e viveva nel pleistocene, milioni di anni fa.
Il mito vuole che fosse così grande e forte da riuscire a mangiare un elefante. Lo si ritrova nel Milione di Marco Polo e ha ispirato il racconto su Sinbad il marinaio. In persiano si chiama Rokh e ha le piume bianche, il suo nome scientifico è Aepyornis maximus ed è detto «uccello elefante». È un esemplare del Madagascar, del periodo del Pleistocene (da oltre 2 milioni a 11.000 anni fa), e si è ormai estinto da tempo. Si capisce bene, allora, perché gli uomini dell’Agenzia delle dogane di Orio al Serio hanno sequestrato un uovo gigante che, da perizia del paleontologo Cristiano Dal Sasso del Museo di storia naturale di Milano, appartiene proprio a questa specie.



«Era un regalo di nozze ricevuto in Madagascar, una riproduzione artigianale. Io, mia moglie e i nostri bambini non abbiamo di che vivere, così a malincuore abbiamo deciso di spedirlo a un conoscente», la giustificazione di C.C., 45 anni, di Arezzo, moglie di quell’isola, e che ha spedito il mega uovo tramite un corriere che utilizza l’aeroporto bergamasco. Valore dichiarato: 550 dollari. Valore vero: 100.000 dollari, perché «originale anche se ricomposto, molto raro, dall’indubbio valore scientifico e museologico», la valutazione dell’esperto. Dollari, già, perché la destinazione della spedizione, tra scali vari, era Los Angeles. Quel pacco di cartone in apparenza anonimo è così costato al quarantacinquenne una denuncia per contrabbando, perché non c’è traccia documentale dell’importazione, e per la violazione del codice sui beni culturali (rientrano anche quelli paleontologici),  perché non possono essere portati fuori dall’Italia (condanna da 1 a 4 anni).

Quando gli uomini delle Dogane hanno aperto il pacco devono aver sgranato gli occhi. L’uovo ha una circonferenza di 75 centimetri che si estende a 88 tra i due poli, e pesa 2 chili. È ricomposto, come se fosse stato acquistato a pezzi rimessi poi insieme, con qualche piccola fessura mancante riempita con lo stucco. I funzionari dell’Agenzia hanno subito bloccato la spedizione, per vederci chiaro attivando degli esperti. Non solo del museo di Milano, ma anche della Soprintendenza ai beni archeologici della Lombardia. Dopo il consulto, fermi tutti. La questione è diventata di rilievo penale, così ne è stata investita la magistratura che ha disposto il sequestro. Il maxi uovo è custodito dalla ditta di spedizioni, ma il museo milanese ha già fatto sapere di essere interessato a metterlo tra i suoi reperti.
E pensare che il quarantacinquenne l’ha fatto passare per una acquisto da bancarella africana: «Uova così si trovano a pochi euro. Mia moglie li colleziona, la sua famiglia ne ha diversi. Mi ero anche informato, ad Arezzo, ma mi avevano detto che non erano beni fossili». Non lo sono, infatti, ma sono «protetti». «Certo, non lo farò più e le altre uova resteranno a casa in Madagascar». Non è la prima volta che l’Agenzia blocca spedizioni fuori regola. Si trova di tutto, ma mai un esemplare così. «Siamo preposti a diversi tipi di controlli sulla sicurezza dei prodotti e, cavallo di battaglia, sulla contraffazione - spiega il direttore della sede di Bergamo, Michele Aricò -. Tra Bergamo e la sezione di Orio al Serio al lavoro ci sono 115 persone».

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