domenica 17 maggio 2015

La polizia italiana ha l'ordine di non registrare i migranti



Alcuni giornali, tra cui Repubblica oggi riportano la notizia che, secondo il consigliere governativo libico Abdul Basit Haroun, ci sarebbe un accordo fra ISIS e gli scafisti per cui i jihadisti permetterebbero l’imbarco dalle coste da essi controllate, in cambio di metà dei guadagni, ed un certo numero di miliziani sarebbero pronti ad infiltrarsi fra i clandestini dei barconi per sbarcare in Europa e progettare attentati. Il funzionario ne avrebbe avuto conferma da colloqui avuti con alcuni trafficanti. 


Se la notizia fosse vera, e dato che si parla di fanatici non si può escludere che alcuni di essi rischino la traversata, pur con i pericoli che questa comporta, sarebbe ancora più grave, perché l’Italia, come riferisce un articolo del 13 aprile del sito di analisi geo-politica Foreign Policy, passato incredibilmente sotto silenzio, da qualche tempo non effettuerebbe più alcun controllo dei clandestini e permetterebbe loro di “scappare” dai centri di raccolta ed identificazione, agevolandone addirittura l’espatrio! Secondo i due reporter che hanno scritto l’articolo, Harald Doornbos e Jenan Moussa, i quali hanno intervistato numerosi rifugiati in Olanda, Svezia e Germania, le autorità italiane omettono di identificare e registrare i migranti, proprio per evitare che essi siano costretti a rimanere nel nostro Paese

Uno di questi, Muhammad, un 32enne siriano salvato in mare dalla Guardia Costiera italiana insieme ad altre 350 persone provenienti per lo più dallo stesso Paese, ed attualmente registrato in Germania come rifugiato, ha raccontato ai giornalisti che, una volta sbarcato a Catania e portato in un centro di accoglienza ha temuto di essere schedato ed identificato in Italia, cosa che non gli avrebbe più permesso di chiedere asilo in un altro Stato europeo, e che tale timore era condiviso dai suoi compagni, in quanto quasi tutti sarebbero voluti andare nei Paesi del Nord Europa; per questo ha chiesto alla Polizia presente nel campo se fosse obbligato a rimanere nel centro: orbene la risposta è stata che avrebbe potuto tranquillamente, se avesse voluto, dormire lì, ma che se voleva andarsene era libero di farlo. Mentre egli parlava con il poliziotto un suo compagno scopriva che la porta del retro del centro di accoglienza era aperta. Quando Muhammad e l’altro profugo sono usciti da lì la Polizia ha chiuso la porta. I due hanno scavalcato il muro che delimitava il campo senza che nessuno li fermasse e si sono recati a Catania dove hanno preso un treno che li ha portati fino in Germania. lì Muhammad si è recato dalla Polizia e si è fatto identificare, chiedendo rifugio.

Egli stesso, pur lieto di non essere dovuto rimanere in Italia, si è detto preoccupato per questa prassi, in quanto permetterebbe ad un terrorista dell’ISIS di sbarcare senza controlli e di viaggiare per tutta Europa; addirittura, secondo l’intervistato, l’eventuale terrorista potrebbe portare con sé tranquillamente delle armi, poiché non si effettuerebbero controlli nei centri di accoglienza italiani neppure sul bagaglio portato dai migranti! Un altro rifugiato intervistato, Bassem, partito da Mersin, un porto della Turchia, alla volta della Sicilia, ha riferito che nell’imbarcazione insieme a lui c’era un sessantenne siriano, il quale affermava di aver pagato € 20.000,00 per avere tre posti sulla barca e che lui ed i suoi due figli avrebbero cercato di raggiungere la Germania e lì richiedere un visto, per poi chiedere il ricongiungimento familiare con la moglie, le figlie e l’altro figlio partiti dalla Siria e migrati ad Instambul. Quest’ultimo è un jihadista del fronte Al-Nustra, un’affiliata di Al Quaeda, ed ha combattuto per l’ISIS ad Aleppo.
 
Le autorità italiane non si limiterebbero a chiudere un occhio sulla fuga di migranti, ma, secondo varie testimonianze riportate dai due reporter, addirittura agevolerebbero tale pratica, dando consigli per evitare i controlli alle frontiere! Ahmad, un altro profugo siriano fuggito da un centro di accoglienza attraverso un foro nella recinzione, racconta di aver preso un autobus per Milano e da lì un treno per la Germania, ma di esser stato preso dalla Polizia austriaca e riportato insieme ad altri al confine con l’Italia e consegnato alla Polizia locale. Subito i poliziotti li avrebbero liberati e consigliato di riprovare con lo stesso biglietto sul treno successivo, come in effetti hanno fatto, questa volta con successo.

Se queste testimonianze sono vere il Governo italiano sta di fatto aggirando il regolamento 2003/343/CE, detto Regolamento di Dublino sui migranti, da egli stipulato in forma di Convenzione già nel 1990, e, per questa via, risolvendo il problema dell’afflusso di migranti sulle nostre coste, permettendone lo sparpagliamento in tutta Europa, principalmente nei Paesi del Nord, ma al prezzo di omettere qualsiasi controllo delle persone sbarcate, mettendo così a rischio la sicurezza nazionale e continentale. Forse sarebbe ora di affrontare palesemente e senza ipocrisie il problema, prima di vedere tragicamente comparire anche sul nostro continente lo spettro, finora solo evocato, dell’ISIS.

Nessun commento:

Posta un commento