Fonte: Vox News
Alla fine del nostro viaggio in Sudafrica, dopo aver visto
l’inferno delle bidonville per i bianchi impoveriti dalla shock
economy e dalle leggi razziali “black only” del governo dell’ANC
e la quotidiana giungla urbana di una società ad altissimo tasso di
violenza che non risparmia alcuna etnia, fatta di diseguaglianza,
discriminazione e segregazione sotto altro nome, non ci rimane la
sensazione di aver visitato la “nazione arcobaleno” secondo la
narrazione allucinatoria della propaganda del politicamente corretto,
ma un paese che è veramente un paradiso di crudeltà in preda ad
un’apocalisse sadica, come l’ha definito lo scrittore Dan Roodt.
Un anus mundi dove sta prevalendo una cultura della vendetta e del
saccheggio e che trae ispirazione per le sue orge di ultraviolenza da
ancestrali riti di stregoneria ed omicidio rituale.
Stiamo ora per giungere al termine della notte, all’incubo più
terrificante. L’intrusione in casa propria, nella propria intimità,
la violenza nei nostri confronti e dei propri cari, la tortura, lo
stupro, il massacro. Ciò che vivono ormai come un quotidiano pogrom
gli agricoltori in Sud Africa, in larghissima maggioranza bianchi. E’
il fenomeno degli assalti alle fattorie.
Il sito Farmitracker, curato da Adriana Stuijt è un ricco
archivio dei casi documentati e verificati dal 2012 ad oggi.
L’immagine che ho scelto è già spaventosa ma nulla in confronto a
quelle che ho avuto il coraggio di cercare dei cadaveri delle
vittime, tutte massacrate in quello che dovrebbe essere il più
sicuro dei rifugi, la propria casa. Uomini impiccati allo
scaldabagno, fatti a pezzi, donne stuprate, sventrate ed impalate,
bambini bruciati, volti irriconoscibili perché ridotti a maschere di
sangue da una furia che di solito si riserva ai dittatori nei
piazzali Loreto quando i popoli sono lasciati liberi per una volta di
sfogarsi nel carnevale della vendetta. Vecchi inermi sopravvissuti ma
segnati per ciò che resta loro da vivere dalla violenza. Un orrore
da film horror che è invece spaventosa realtà.
In Sudafrica gli agricoltori bianchi hanno il doppio di
probabilità di venire assassinati dei poliziotti e considerando che
i poliziotti sudafricani conducono una vita particolarmente
pericolosa. Il fenomeno degli assalti alle fattorie è in
preoccupante aumento dal 2011 e, come si evince dai dati forniti
dall’Afriforum Research Institute, nel 2015 si è avuto il picco di
318 casi, con 94 vittime registrate tra fattori, famigliari e
lavoratori.
Dal 1° gennaio al 12 marzo di quest’anno vi sono già stati 64
assalti con 17 morti. Le ultime vittime segnalate dalle cronache sono
i quattro componenti della famiglia Meyer, compresa Kayla, 9 anni,
uccisa a bastonate, massacrati nella loro fattoria a Randfontain
qualche giorno fa.
Nel corso della petizione presentata al Parlamento Europeo il 5
marzo dell’anno scorso, Henk van de Graaf, dirigente del sindacato
agricolo del Transvaal ha fornito le cifre della strage degli
agricoltori in Sudafrica. Dal 1990 il numero dei morti ammonta a
1.762, cifra aggiornata al 1/3/2015, uccisi nel corso di 3465 assalti
alle proprie fattorie.
Il 13 dicembre 2015 il criminologo Rudolph Zinn ha stilato un
vademecum ad uso degli agricoltori bianchi che negli ultimi tempi
vengono attaccati sempre più frequentemente nella regione del
Lowveld da bande di neri armati. Il documento si basa su una ricerca
condotta attraverso 30 interviste formate da un questionario di 116
domande poste in carcere ad un campione di criminali responsabili di
questi delitti.
Una delle scoperte più importanti è stata il fatto che queste
milizie armate, prima di attaccare, si procurano le informazioni
circa l’esistenza in casa di oggetti di valore da basisti che
lavorano nelle fattorie. Essi si spostano dalla città in campagna
per interrogare il personale delle fattorie sulle abitudini e sulle
ricchezze possedute dagli agricoltori. Una volta ottenute le
informazioni sufficienti non esitano ad attaccare e a quel punto sono
anche in grado di disabilitare i più sofisticati sistemi elettronici
di sicurezza.
Queste bande armate sono ben organizzate e sanno perfettamente il
fatto loro quando invadono una fattoria aggredendo le famiglie
bianche (generalmente afrikaaner) che le abitano. Se per i semplici
furti si tratta di un gruppo di quattro persone che agisce quando gli
abitanti della casa sono fuori, per esempio a messa, quando si decide
di colpire anche gli occupanti delle case il gruppo può essere
composto anche da otto individui armati pesantemente, preferibilmente
con pistole, coltelli e machete. Intervistando alcuni di loro in
carcere, Zinn ha appreso che una delle tecniche è quella di sparare
subito all’uomo di casa per far capire agli altri abitanti che le
intenzioni degli aggressori sono serie.
Anche se solamente il 4% delle migliaia di aggressori coinvolti
finisce in carcere, tra coloro che furono intervistati il 67% risultò
aver attaccato con inaudita ferocia le sue vittime: il 30%
commettendo omicidio, il 13% stupro, il 3% tentato stupro e il 13%
praticando atti di tortura.
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