Soltanto pochi giorni fa Tina mi ha parlato del mercato di “Bevoalavo”, letteralmente Grande Topo, e giorno dopo siamo andati a visitarlo. Ho scoperto così che è attiguo al più frequentato mercato di Sakamaha, chiamato anche Betania, dal nome del quartiere nel cui territorio ricade. Quello di Bevoalavo fu il primo a sorgere spontaneamente, molti anni fa, finché il Comune non allestì un’area attrezzata, con tanto di capannoni per il pesce e la carne. Il Bevoalavo non ha mai smesso di funzionare e il Comune, per non sbagliare, manda i suoi addetti a riscuotere la tassa sia nell’uno che nell’altro. La differenza sul piano estetico tra i due mercati mi è saltata subito agli occhi: quello di Bevoalavo è per i malgasci poveri e i vazaha non vi mettono mai piede. In quello adiacente di Sakamaha ogni tanto qualche vazaha si fa vedere, perché i prezzi sono più bassi rispetto a quelli che si trovano in centro città, al Bazary Be. La merce in vendita a Bevoalavo è appoggiata direttamente al suolo, mentre a Sakamaha, oltre ai negozietti di cemento predisposti dal Comune, di solito viene posata su tavolati di legno.
Un’altra vistosa differenza è che a Bevoalavo entrano le
carrette trainate dagli zebù, mentre a Sakamaha al massimo si può
entrare con la bicicletta a mano e fino alle sei di sera i guardiani
lasciano entrare solo i ciclo-pousy che portano merci, mentre quelli
che portano passeggeri devono fermarsi al cancello. Quando alle
diciotto le guardie smontano, i conducenti di ciclo-poussy entrano in
massa fin dentro il mercato, intasando il passaggio e ostacolando gli
ultimi clienti, sperando che per la fretta di rientrare prima del
buio la gente richieda i loro servigi. La merce venduta a Bevoalavo è
unicamente di origine agricola. Noi abbiamo comprato canna da
zucchero, da succhiare come dessert e frutti del fico d’India a cui
avevano già tolto le spine. I baccelli del tamarindo, invece, per
fare il cucco, li abbiamo presi a Sakamaha.
A Bevoalavo si trovano anche le pannocchie di mais, le patate
dolci, la manioca, le angurie e le zucche, oltre alle cipolle e agli
onnipresenti fagioli, dei quali esistono molte varietà. Tanto per
fare un esempio riguardante la differenza di prezzi tra i mercati per
i malgasci e il Bazary Be frequentato dai bianchi e dai malgasci
ricchi, un avocado a Sakamaha costa 500 ariary (15 centesimi di
euro), mentre al Bazary Be costa il doppio. Tutti i ristoratori
bianchi comprano in centro, forse per comodità, nello stesso modo in
cui vanno a fare la spesa al supermercato Score, dove i prezzi sono
più alti rispetto alle drogherie dei Karana, che degli alimentari
hanno quasi il monopolio. Il mercato di Bevoalavo, Grande Topo, mi ha
fatto sentire come se mi trovassi nell’Africa vera, una sensazione
che non avevo da quando sono andato in Kenya. Credo che ci tornerò,
da solo o con Tina, vincendo la sgradevole sensazione di avere tutti
gli occhi addosso. Il perché lo abbiano chiamato “Grande topo” è
facilmente intuibile: il molesto roditore vi fa da padrone, se non
altro quando si ritiene al sicuro dalle aggressioni degli uomini, che
sono topi molesti più grandi di lui.
Nessun commento:
Posta un commento